L’apocalisse si è scatenata alle 4.17. L’oscurità di una notte gelida squarciata dai bagliori dei fulmini e dei corto circuiti delle centrali elettriche, i boati, il terrore. Per chi ce l’ha fatta, la fuga in strada, sotto la pioggia e la neve, in pigiama, i bimbi in braccio, tra le rovine degli edifici sbriciolati da un terremoto di magnitudo 7.8 che si è abbattuto sulla Turchia meridionale e sulla Siria settentrionale con la potenza di 130 bombe atomiche, mille volte più forte del terremoto di Amatrice del 2016. Chi non ce l’ha fatta è morto nel sonno, sotto le macerie di una casa divenuta tomba.
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Almeno 1.444 persone sono morte in tutta la Siria dopo il devastante terremoto che ha avuto il suo epicentro nella Turchia sudoccidentale. Lo hanno reso noto il governo e i soccorritori. Nelle aree controllate dal governo il bilancio è salito a «1.431 feriti e 711 morti nelle province di Aleppo, Latakia, Hama, Tartus», ha detto il ministero della salute siriano. Nelle parti controllate dai ribelli del nord-ovest del paese, 733 persone sono state uccise e più di 2.100 ferite. Il nuovo bilancio porta il numero totale dei morti in entrambi i paesi ad almeno 3.760, dopo che la Turchia ha rivisto il suo bilancio in precedenza a 2.316.
Tutte le scuole rimarranno chiuse per una settimana e tutte le attività sportive sono sospese. Il terremoto, registrato dai sismografi di tutto il mondo, ha distrutto solo in Turchia oltre 2.800 edifici. Tre le scosse registrate subito dopo la prima, in rapida successione alle 2:28, 2:36 e 2:58 ora italiana con magnitudo rispettivamente 5.6, 5.2 e 5.
Di nuovo alle 11.24 una scossa di 7,5 a 4 km a sud-est di Ekinozu, a circa 200 km dall’epicentro del primo terremoto. Almeno 120 le scosse di assestamento. Una serie che è sembrata infinita, sentita anche in Libano, in Grecia, in Israele, a Cipro, fino alla Groenlandia. Centinaia le città colpite. Disastrosa la situazione anche in Siria. Colpita pesantemente Aleppo, città martire della guerra civile, dove è morto anche un sacerdote. Rasi al suolo i campi profughi al confine con la Turchia, dove almeno 3 milioni di sfollati avevano già bisogno di tutto. La devastazione rimbalza sulla rete con le immagini riprese dai droni e i video di edifici apparentemente intatti che dopo le scosse collassano e si accartocciano su se stessi, come a Malataya, nell’Anatolia orientale.
Sbriciolato il castello di Gaziantep, patrimonio Unesco. Ad Adana, città nel sud della Turchia a un centinaio di chilometri dall’epicentro, il sindaco ha annunciato anche il crollo di due palazzi di 14 e 17 piani. «Siamo in strada dalle 4.30 di questa mattina. Piove a dirotto e nevica, ma nessuno osa rientrare a casa dopo le tante scosse», racconta Melissa, 23 anni, a Kahramanmaras. Piangono i soccorritori quando estraggono una bimba e un maschietto vivi e illesi, con i pigiamini sporchi di terra, dalle macerie di un palazzo. Una donna, Cennet Suku, viene portata fuori dalle rovine di un ospedale crollato nella città costiera di Iskenderun dove è stata distrutta la cattedrale del 19esimo secolo. A Gaziantep i pazienti di un ospedale si sono messi in salvo aggrappandosi» l’un l’altro per aiutarsi», sotto la pioggia, in pigiama e con le infradito, ha raccontato un uomo. "Non ricordo nemmeno come ho tolto la flebo dal mio braccio per fuggire», dice alla Bbc Gokce Bay, che domenica ha subito un trapianto di rene. Istantanee di una tragedia dopo la quale neppure le linee geografiche saranno più le stesse: il suolo dell’Anatolia si è spostato «di almeno tre metri», ha riferito il presidente dell’Istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), Carlo Doglioni. La faglia Sud-est anatolica «è probabilmente arrivata a deformare la costa», secondo Alessandro Amato, sismologo e direttore del Centro Tsunami dell’Ingv.
E un’allerta tsnunami è stata diramata anche in Italia poco dopo le 03.00 dalla Protezione Civile, che ha raccomandato di «allontanarsi dalle zone costiere e raggiungere l’area vicina più elevata». Alle 06.30 è stata fermata a scopo cautelativo la circolazione ferroviaria in Sicilia, Calabria e Puglia per possibili onde anomale: è poi ripresa regolarmente poco dopo le 07.00, quando l'allarme è cessato. Il mondo intanto si è mobilitato. Dall’Italia sono già arrivati in Turchia i primi vigili del fuoco esperti nelle operazioni di soccorso. Altri 50 saranno sul posto nelle prossime ore. «Vicinanza e solidarietà alle popolazioni colpite" è stata espressa dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni. L'Onu è pronto a sostenere la risposta all’emergenza. Il presidente americano Biden ha dato mandato di fornire tutta l'assistenza necessaria. Squadre di soccorso sono state inviate da Israele, dalla Spagna, dall’Algeria. I presidenti turco e siriano, Erdogan e Assad, hanno accettato gli aiuti offerti dalla Russia. La Germania è pronta a fornire assistenza e attrezzature mediche, solo per citarne alcuni. I soccorsi non si fermano neppure con il buio, sotto una pioggia gelida che continuerà a cadere, assieme alla neve, nelle prossime ore. Ancora non si è spenta la speranza di un miracolo, di trovare anche un altro solo sopravvissuto.
Si stima un tragico bilancio di 10mila vittime
Il tremendo terremoto che ha scosso il confine tra la Turchia e la Siria potrebbe raggiungere il tragico bilancio di 10mila vittime. E’ la stima che si desume da Usgs, il sito americano sul monitoraggio sismico, che assegna al sisma di questa notte il rischio 'rossò attribuendo un 47% di possibilità che il numero delle vittime sia compreso tra mille e diecimila.
"Terremoto mille volte più forte di quello di Amatrice"
In termini di energia liberata il terremoto in Turchia è stato mille volte più forte rispetto a quello che nel 2016 ha colpito Amatrice e 30 volte più forte rispetto a quello dell’Irpinia del 1980. Lo ha detto il sismologo Alessandro Amato, dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv). Inoltre, «è stato registrato in tutto il mondo» ed è anche «l'evento di gran lunga più forte ad avere attivato il Sistema di allertamento maremoto da quando esiste".
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