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Il blogger Tatarsky ucciso a San Pietroburgo, fermata Darya Trepova presunta attentatrice

I servizi di sicurezza russi hanno fermato Darya Trepova, la donna accusata di avere compiuto l'attentato di ieri in un caffè di San Pietroburgo dove è rimasto ucciso il giornalista Maksim Fomin, alias Vladlen Tatarsky. Lo riferiscono i media russi.

I servizi di sicurezza russi hanno fermato Darya Trepova, la 26 enne sospettata per l’attentato di ieri in un caffù di San Pietroburgo in cui è stato ucciso il blogger Vladlen Tatarsky. Nello scoppio della bomba sono rimaste ferite altre 32 persone, una decina delle quali versa in gravi condizioni in ospedale. La donna avrebbe consegnato materialmente la statuetta imbottita di esplosivo che pochi minuti dopo è esplosa nel caffè di proprietà del capo della Wagner Evgenij Prigozhin.

Il noto blogger nazionalista e corrispondente di guerra russo, Vladlen Tatarsky, è rimasto ucciso nell'esplosione in un bar caffè a San Pietroburgo, avvenuta ieri vicino all'Università.  L'agenzia Tass precisa che l'esplosione è stata causata da oltre 200 grammi di Tnt e che sarebbe di almeno 32 il bilancio dei feriti.

Il fondatore della milizia paramilitare Wagner, Yevgeny Prigozhin, ha confermato di essere proprietario del locale in cui è avvenuto l'attentato. Lo riporta la Tass citando un messaggio di Prigozhin sui social. «In effetti, ho consegnato il bar al movimento patriottico Cyber Front Z e lì si sono tenuti diversi seminari. Molto probabilmente questa tragedia è avvenuta durante un seminario», ha dichiarato Prigozhin sottolineando che l’attentato presenta alcune analogie con l'omicidio della giornalista Darya Dugina. «Tuttavia, non accuserei il regime di Kiev di queste azioni. Penso che stia operando un gruppo di radicali che difficilmente ha legami con il governo ucraino, ecco come lo descriverei», ha concluso.

La ricostruzione di quei minuti

"Alle 18.13 del 2 aprile 2023, la polizia ha ricevuto un'informazione in merito a un'esplosione sull'argine di Universitetsjaya. Come risultato, una persona è morta. Era il corrispondente di guerra Vladlen Tatarsky. Sedici persone sono rimaste ferite", ha detto il servizio stampa del ministero alla Tass. Bilancio poi destinato a salire.

Il media ucraino Ukrainska Pravda scrive che "nel centro di San Pietroburgo, è avvenuta un'esplosione in un bar-caffè che apparteneva a Yevgeny Prigozhin", causando la morte del noto blogger nazionalista russo Vladlen Tatarsky".

Una donna ha piazzato l'ordigno

Il ministero degli Interni russo ha inserito Darya Trepova nella lista dei ricercati del Paese, sospettata di aver ucciso il blogger Vladlen Tatarsky in un caffè di San Pietroburgo. Il file di Trepova è apparso stamani nel database dei ricercati dove si legge solo che Trepova, nata a San Pietroburgo nel 1997, è ricercata nell’ambito di un’indagine penale.
Una fonte aveva detto a Interfax che Trepova era stata arrestata. In seguito è emerso che la madre e la sorella della donna sono state portate in un ufficio investigativo per essere interrogate, mentre Trepova era ancora in fuga. «Non sono state formalmente arrestate. Sono state interrogate e in base a questo verrà presa una decisione sul loro status procedurale», ha detto la fonte. Tatarsky è stato ucciso ieri in un’esplosione in un caffè sulla Universitetskaya Embankment a San Pietroburgo.

La giovane, secondo una prima ricostruzione, sarebbe accusata di aver portato al caffè una scatola con un busto di Tatarsky, al cui interno era confezionato dell’esplosivo. Secondo i primi elementi comunicati, "alle 18:13 locali, la polizia del distretto di Vasileostrovskiï ha ricevuto informazioni su un'esplosione in un caffè sull'argine Universitetskaïa, al numero 25". Secondo i dettagli forniti alla Tass dalla procura locale, l'esplosione è avvenuta nel caffè "Street Food Bar No. 1" situato lungo la Neva, non lontano dal centro storico di San Pietroburgo. Il gruppo Cyber, Front Z, che sui social si autodefinisce "i soldati dell'informazione russa", ha dichiarato di aver affittato il caffè per la serata. "C'è stato un attacco terroristico. Abbiamo preso alcune misure di sicurezza ma purtroppo non sono bastate", ha detto il gruppo su Telegram. Il procuratore di San Pietroburgo Viktor Melnik si è recato sul posto, ha riferito l'agenzia di stampa Tass, aggiungendo che "è stata avviata un'indagine".

Tatarsky era stato invitato al Cremlino in occasione della cerimonia con cui Vladimir Putin firmò l'annessione unilaterale delle quattro regioni ucraine del Donbass (Donetsk, Lugansk, Kherson e Zaporizhzhia) lo scorso settembre. In quell'occasione, ricorda la Tass, il blogger girò un video del discorso del presidente russo.

Tatarsky, il nazionalista che denunciò i fallimenti in Ucraina

"Fino a quando non scopriremo il nome di questo genio militare che ha posizionato il battaglione tattico vicino al fiume, e lui non risponde pubblicamente di questo, non ci saranno riforme nell'esercito". Con questo post al vetriolo su Telegram, pubblicato un anno fa, Vladlen Tatarsky criticava l'inefficienza delle forze armate russe in Ucraina. Il blogger ultranazionalista russo rimasto ucciso nell'attentato in un caffè a San Pietroburgo si chiamava Maksim Fomin, e utilizzava lo pseudomino di "Vladlen Tatarsky" (un nome che deriva da un grande romanzo di Viktor Pelevin). Con una lunga esperienza di guerra nel Donbass dal 2014 al 2015, al fianco dei separatisti del Donetsk, era diventato uno dei blogger militari filo-Mosca più seguiti, con centinaia di migliaia di follower, ed era considerato molto vicino al capo dei mercenari Wagner Yevgeny Prigozhin. L'agenzia Tass di lui ha detto che dall'inizio della guerra in Ucraina "analizzava quotidianamente il corso dell'operazione e dava consigli ai mobilitati". Ma in realtà non lesinava critiche ai comandi per gli insuccessi sul terreno. In particolare, nel post su Telegram del maggio 2022, denunciava la sconfitta subita dai russi nella traversata fallita del fiume Seversky Donetsk. "L'offensiva nel Donbass - osservava Tatarsky - è ostacolata non solo dalla mancanza di informazioni efficaci dai droni ma anche dalla mancanza di generali di livello".

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