Non si stemperano le polemiche dopo la decisione del premier Mario Draghi di rimettere il mandato nelle mani del Presidente della Repubblica Sergio mattarella che poi ha sciolto le Camere per indire nuove elezioni. E ad essere risentito per come sono andate le cose è il leader del M5S, Giuseppe Conte: «Noi abbiamo posto questioni e temi, abbiamo sollecitato il premier Draghi a confrontarsi. C'è stata un’occasione importante ieri in Parlamento, perché ci sono lavoratori che prendono 3-4 euro lordi l’ora, 50mila aziende che hanno lavorato sul superbonus e stanno fallendo sui crediti fiscali bloccati, famiglie che devono decidere se pagare la bolletta o fare la spesa. È normale sollecitare il presidente in carica. Gli abbiamo chiesto risposte che sono state molto generiche e purtroppo non c'è un nuovo governo, una nuova legislatura davanti, ci sono pochi mesi. E su queste poche risposte ci siamo sorpresi perché siamo stati anche attaccati. Tutto si può dire meno che i temi posti da noi non erano questioni di contenuto, concreti, con la massima lealtà e collaborazione. Non abbiamo mai attaccato altri gratuitamente. Delle volte sì, siamo stati pressanti nel richiedere un confronto e delle misure, delle soluzioni, come il taglio del cuneo fiscale e misure straordinarie per imprese e famiglie. Tant'è che alla nostra sollecitazione, quel documento presentato a Draghi, c'è stato un incontro con le parti sociali. E lo stesso premier aveva fatto delle aperture. Dopodiché ieri in Parlamento tutti attaccavano il M5s».
Conte è stato chiaro: «Noi non facciamo delle tattiche prendendo in giro, o giochi di palazzo. Noi ci siamo linearmente presentati in Parlamento chiedendo al premier Draghi di definire un’agenda dicendo le misure da adottare, di chiarirlo pubblicamente, nel confronto con le altre forze politiche. Non era mica una questione personale. Dopodiché il presidente Draghi è stato sprezzante con noi, veramente molto aggressivo, incomprensibilmente e ingiustamente. Noi non eravamo arrivati per contrastare l’azione di governo. Assicuro che ancora fino all’ultimo abbiamo pensato di poter rinnovare la fiducia a questo governo perché potesse procedere speditamente per risolvere le urgenze». E sul futuro Conte è chiaro: «Il campo largo c'è ancora? Noi siamo una forza progressista, ma non per autodefinizione: siamo oggettivamente progressisti perché guardiamo ala giustizia sociale, alla transizione ecologica e digitale, e abbiamo sicuramente un manifesto avanzato di misure in questa direzione. Chi vuole lavorare su queste misure, può ritrovarsi a condividere con noi, o a confrontarsi con noi. Poi spetterà al Pd fare le sue scelte».
Meloni, FdI è pronta alle elezioni
Lo aveva detto sin da subito e lo ha ribadito: Fratelli d'Italia è pronta sin da subito a confrontarsi con le urne. Parola di Giorgia Meloni. «Non ci aspettavamo francamente di arrivare al voto il 25 settembre: la dipartita di questo governo è stata rocambolesca ed inaspettata ma noi siamo pronti e nel panorama politico Fdi sarà il partito che meno di tutti dovrà spiegare cosa vuole fare: le nostre priorità, la nostra collocazione e la postura su come affrontare le crisi sono sempre state articolate chiaramente da noi in questi anni. Dobbiamo solo ribadirle. Chi è in difficoltà sono altri che debbono reinventarsi una nuova identità». E sui rapporti con il centrodestra la Meloni chiederà «maggiore impegno rispetto a quello che mi è stato garantito in passato sull'indisponibilità a fare alleanze variabili: quando sei una squadra e ti avvii a una battaglia, la prima regola è che si vince e si perde insieme. E quando vinci insieme si governa insieme, quando si perde si sta all’opposizione insieme. Sono più ottimista oggi rispetto a qualche settimana fa. Ho apprezzato la presa di coraggio dei partiti della coalizione nelle ultime ore, fare i conti con il fatto che questa esperienza incontrava grandi problemi. Questo facilita. Certo che ci vedremo, ci dobbiamo vedere quanto prima. Siamo già al lavoro perché i tempi sono molto stretti. Il punto non è fare delle foto ma darsi delle regole. Io ho proposto che i vertici del centrodestra, anche perché adesso non abbiamo tempo, non siano occasioni conviviali ma operative, da svolgersi nelle sedi istituzionali. Ci diamo un ordine del giorno e prendiamo delle decisioni». E, infine, critica Draghi: «Io non ho capito le mosse di Draghi ma l’idea che mi sono fatta è che il suo atteggiamento aveva un senso solo se voleva andarsene: è probabile che lui conosca meglio di noi le condizioni in cui versa l’Italia e che abbia colto la palla al balzo per farsi da parte e non dover assistere da palazzo Chigi all’arrivo di una tempesta. Diversamente non capirei le sue mosse».
Berlusconi, Draghi ha rifiutato Bis
Anche Forza Italia e il suo leader, Silvio Berlusconi, hanno criticato il comportamento di Draghi: «Non volevamo far cadere Draghi, ma si è reso indisponibile a un bis. Probabilmente era stanco e ha colto la palla al balzo per andarsene. In ogni caso ha scelto lui e adesso siamo già al lavoro per un nuovo governo di centrodestra. Noi siamo una forza responsabile, non abbiamo nulla da spartire con i 5Stelle», ha proseguito Berlusconi ricordando che «abbiamo fatto parte di una maggioranza di unità nazionale, di un governo che io ho voluto che nascesse. Non avevamo motivo per farlo cadere». Berlusconi ha poi affermato che «Forza Italia voleva che il governo andasse avanti ma ciò non poteva accadere con i 5Stelle che avevano determinato la crisi e rotto il patto di fiducia alla base della maggioranza di unità nazionale. Avevamo proposto una risoluzione che prevedeva un nuovo esecutivo senza i grillini. Ma Draghi ha deciso di mettere la fiducia sulla mozione Casini, che non conteneva queste indicazioni. Ecco perché, a quel punto, il gruppo di Forza Italia non ha potuto fare altro che uscire dall’aula». E poi si sbilancia sul futuro: «Io sarò ancora qui in campo perché sento la responsabilità di essere presente con la mia azione per il mio Paese. Io sarò tutti i giorni qui a raccontare il programma che ho già scritto per il 2023 e che conterrà novità. È un programma veramente avveniristico che porterà il cambiamento per l’Italia. Non stiamo pensando a liste uniche (del centrodestra, ndr). Ciascun partito continuerà con la propria identità, ci sono differenze di posizione, di linguaggio, di storie tra i partiti». Infine, sulle decisioni dei ministri Maria Stella Gelmini e Renato Brunetta di lasciare il partito, Berlusconi glissa: «Riposino in pace. Non sono abituato a commentare le decisioni di chi tradisce senza motivi e prospettive politiche»
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