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M5s perde pezzi: lasciano anche D’Incà e Crippa. Grillo: vinceremo nonostante gli zombie

Compiange chi nel M5s non ha resistito al contagio di quelli che definisce gli «zombie» della politica, «di cui Roma è schiava», e prende a prestito un verso dell’Inno di Mameli per spronare i suoi per la campagna elettorale che porterà al voto del 25 settembre. Archiviate le fibrillazioni sul terzo mandato, Beppe Grillo invita gli elettori a stringersi «a coorte» perchè «l'Italia ci sta chiamando». Nelle ore in cui Federico D’Incà e Davide Crippa annunciano le dimissioni dal Movimento, Grillo ammette che fin dalle origini era certo di «dover combattere contro zombie che avrebbero fatto di tutto per sconfiggerci o, ancor peggio, contagiarci. E così è stato: alcuni di noi sono caduti, molti sono stati contagiati. Ma siamo ancora qui, e alla fine - pronostica - vinceremo, perchè abbiamo la forza della nostra precarietà: siamo qui per combattere, non per restare, e questa nostra diversità è spiazzante per gli zombie». Parole affidate al suo blog, che arrivano mentre il ministro per i Rapporti con il Parlamento e l’ex capogruppo alla Camera annunciano le dimissioni. Le motivazioni e le conseguenze della caduta del governo Draghi, dice D’Incà, sono state oggetto di una lunga riflessione e oggi, afferma, «non posso che prendere atto delle insanabili divergenze tra il mio percorso e quello assunto nelle ultime settimane dal Movimento».

"Irresponsabile la decisione di non votare la fiducia sul decreto Aiuti"

La decisione di non votare la fiducia sul decreto Aiuti è stata «irresponsabile», ribadisce, e ha causato anche «un’inevitabile frattura» con il nascente campo progressista. Le stesse motivazioni hanno convito anche Davide Crippa a uscire dal Movimento. «I vertici - spiega all’AGI - hanno scelto la strada della rottura su tutti i fronti, anteponendo interessi particolari a quello generale del Paese, attraversato da una crisi senza precedenti, che va ad aggravarsi di giorno in giorno. Non comprendo più il progetto politico del M5s, troppo instabile, troppo volubile e spesso contraddittorio, che ha fatto perdere di vista l’orizzonte comune che aveva unito il Movimento in molti anni di battaglie e di impegno politico». Entrambi al secondo mandato, D’Incà e Crippa non sarebbero stati candidati dal Movimento alle prossime elezioni, così come non tornerà in corsa Roberto Fico che in un’intervista a Repubblica oggi si dice pronto a fare comunque campagna elettorale. «Questa battaglia politica va affrontata per bene e con grande impegno e tutti devono lavorare. Ho alle spalle tanti anni di impegno, di battaglie nel Movimento. E ho sempre saputo che esisteva questa regola per noi» che «ci ha resi diversi e credibili. Sono tranquillo».

Conte punta a una vera transizione ecologica

Difende la norma anche Giuseppe Conte, che più che alle alleanze con gli altri partiti, guarda alla società civile. Il presidente del Movimento assicura al Fatto quotidiano che la prossima campagna elettorale «sarà all’insegna dell’agenda sociale che abbiamo anticipato nei nove punti dati anche a Draghi, per una vera transizione ecologica e non annacquata nel 'bla blà delle dichiarazioni politiche. Metteremo al centro giovani, donne, ceti medi impoveriti, partite Iva». Per il M5s, insiste, «vedo la possibilità di fare male a tutti» gli avversari politici. «Ci batteremo contro il campo dei miracoli, quello di Salvini, Meloni e Berlusconi, dove si promette di tutto», spiega, e contro il «campo largo, dove prefiguro nasi lunghi, visto che è difficile mantenersi credibili se su ogni tema le ricette di Calenda, Letta, Renzi, Speranza e Gelmini risultano del tutto contrastanti tra loro». E a chi gli chiede se proverà a essere il Melenchon italiano, replica: «Non proveremo a recitare parti per compiacere l’elettorato. Saremo semplicemente il M5s con la nostra intransigenza per la legalità e la giustizia sociale».

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