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Qatar 2022: i calciatori iraniani non cantano l'inno per protesta contro il loro regime

Primo gesto di protesta della nazionale iraniana ai mondiali in Qatar: nessuno degli 11 giocatori in campo ha cantato l'inno prima della partita di esordio contro l’Inghilterra. Si tratta di una chiara espressione di soldiarietà della squadra con le proteste in corso nel Paese da oltre due mesi per chiedere maggiori libertà e la fine della Repubblica islamica. Mentre suonavano le note che inneggiano alla «continua ed eterna Repubblica Islamica dell’Iran», il pubblico dello stadio Khalifa di Doha ha fischiato. La nazionale iraniana, soprannominata "Team Melli", è da settimane al centro dell’attenzione degli attivisti che chiedono un maggiore impegno a sostegno del vasto movimento di protesta a cui il regime ha risposto con una dura repressione interna. Ieri, il difensore e capitano Ehsan Hajsafi, in conferenza stampa, aveva espresso le condoglianze della squadra alle famiglie delle vittime, promettendo di essere «la voce» di chi protesta.

I tifosi iraniani sulle tribune del stadio Khalifa di Doha per assistere alla partita con l’Inghilterra si sono divisi tra sostenitori della rivolta che infiamma il loro Paese da settembre e difensori del regime. Così, se in molti hanno condannato con fischi e ululati la scelta dei giocatori di non cantare l’inno in solidarietà con le proteste, sugli spalti sono spuntati anche diversi cartelli con scritte in inglese come «Woman Life Freedom» o «Freedom for Iran» e i colori bianco, rosso e verde della bandiera nazionale.

 

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