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Pirlolandia? Non esiste. Quanto è dura per gli ex campioni del mondo - FOTO

Pirlolandia è già finita. O meglio, non trova più motivo d'esistere l'idea che il genio col broncio potesse disegnare le stesse parabole vincenti, passando dal campo alla panchina. Sin dall'alba del campionato - nonostante gli investimenti sul mercato (sono arrivati Morata, Kulusevski e Chiesa), si era capito che la Vecchia signora avrebbe fatto tremendamente fatica a inseguire la strada che porta al decimo scudetto di fila, alla stella delle stelle. Nel calcio non si sa mai, ma numeri alla mano una rimonta nei confronti delle milanesi (soprattutto dell'Inter) sembra poco credibile. Al di là dell'aritmetica (dieci punti da recuperare alla capolista, seppur con uno scontro diretto da giocare a Torino, sono tantissimi), ciò che scoraggia l'ambiente bianconero è il ruolino di marcia mostrato in Champions e, appunto, in campionato. La sconfitta con il Benevento rappresenta il punto più basso da quando la Juve ha avviato il ciclo vincente. Sia chiaro, una Coppa anche per questa stagione (la Supercoppa Italia, vinta con il Napoli) i bianconeri l'hanno già piazzata in bacheca, mentre un'altra è a portata di mano (finale di Coppa Italia da disputare con l'Atalanta), ma dopo aver ingaggiato CR7 ci si attendeva molto di più da una Juve che, ormai da anni, non era fuori dalle due competizioni principali già a marzo.

Inzaghi, dalla polvere alla gloria: in mezzo... la gavetta

Sia chiaro, Pirlo è alla prima esperienza e avrà tutto il tempo per poter dimostrare di essere un signor allenatore. Magari proprio alla Juve, dal prossimo anno in poi, anche se molto dipenderà dal finale di stagione (c'è un posto Champions da blindare, oltre alla stessa Coppa Italia da piazzare in bacheca). Ironia della sorte, però, a piazzargli i bastoni tra le ruote è stato un suo ex compagno di squadra, Pippo Inzaghi, con cui ha condiviso la gioia Mondiale, nel 2006. Superpippo, prima di Pirlo, aveva già attraversato le forche caudine del noviziato con il Milan, testimoniando come un po' di sana gavetta non faccia male: e le soddisfazioni, adesso, dopo la breve e infruttuosa parentesi sulla panchina rossonera, stanno arrivando: un paio di promozioni e la ciliegina sulla torta rappresentata proprio dallo smacco in casa bianconera.

Gli altri fratelli “mondiali”

E gli altri reduci dalla vittoria in Coppa del  Mondo? Non solo Pirlo e Inzaghi hanno cercato di seguire le orme del vate Marcello Lippi. Gigi Buffon è l'unico tra gli Azzurri a essere ancora in attività. Restando nel reparto portieri, Marco Amelia allena da pochissimo in serie C, il “suo” Livorno che non naviga in buone acque e sembrerebbe avviarsi verso una mesta retrocessione. Marzo Barzagli, di recente, ha lasciato lo staff tecnico della Juventus ma ha intrapreso la carriera di allenatore. Da tempo, invece, la panchina è l'habitat di Fabio Cannavaro: l'ex pallone d'oro allena in Cina (Guangzhou), così come Gianluca Zambrotta, che ha ricoperto il ruolo di vice allo Jiangsu. Chi invece ha trovato una squadra da allenare, dopo un paio di stagioni tribolate tra Italia e Svizzera è Fabio Grosso: rimpiazzerà Alessandro Nesta a Frosinone. Discorso simile per  Massimo Oddo, esonerato dal Pescara dopo un'avventura a dir poco tribolata sulla panchina del Perugia. Anche Marco Materazzi ha una piccola esperienza da tecnico: ha guidato la squadra indiana del Chennaiyin. Simone Barone, passato alla storia per il gol... mancato contro la Repubblica Ceca (nell'occasione Inzaghi andò fino in fondo). Mauro Camoranesi ha tentato, senza fortuna, l'avventura sulla panchina del Maribor, in Slovenia. Daniele De Rossi, invece, smessi di recente i panni di calciatore, ed è entrato a far parte dello staff di Mancini, tornando in Nazionale dalla porta sul retro. Detto di Pirlo, il più “alto in grado” - non senza aver prima incassato batoste ed esoneri (su tutti quello con il Milan) - è Gennaro Gattuso, che sogna la zona Champions con il Napoli. Tra gli attaccanti, oltre a Inzaghi, ci sta provando Alberto Gilardino, che guida il Siena, in serie D. Perché la vita degli ex campioni del Mondo è durissima sin dalle prime battute.

 

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