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Nadal (1)4 ever, Clerici per sempre: l'orgoglio del re della terra nell'ultimo giorno “pieno” dello scriba

C'è un solo giorno in cui la vita e la morte di un uomo coesistono. Ed è proprio il giorno in cui smettiamo di esistere. Tutto cessa più o meno all'improvviso, a seconda dei casi. Il destino bizzarro ha voluto che la penna dello scriba del tennis italiano, Gianni Clerici, smettesse di emettere inchiostro per sempre all'indomani dell'ennesima impresa titanica di Rafa Nadal sulla terra rossa del Roland Garros. Come se il 91enne che ha vissuto, respirato e recensito quasi un secolo di tennis si fosse definitivamente inchinato di fronte allo strapotere atletico e psicologico del re iberico: “Basta, ho visto abbastanza. Va bene così”. L'avrà pensata in questo modo - parola più parola meno - uno dei più grandi narratori sportivi di sempre. Perché se da una parte il cannibale assetato di terra continuava a macinare chilometri e sogni degli avversari, dall'altra c'era chi, come lo scriba, si apprestava a dire addio per sempre. Tutto nel giro di 24 ore, quasi a voler chiudere un cerchio (quello imperfetto della racchetta, possibilmente). E gli amanti di questo sport hanno pieni gli occhi delle gesta di Rafa, così come di quelle di Roger Federer e Novak Djokovic (62 slam in tre!), tanto da poter essere sazi per i prossimi decenni (nel caso in cui si presentasse un periodo di vacche magre...), ma allo stesso modo hanno piene le orecchie: perché come ha decantato il tennis Gianni Clerici, soprattutto in coppia con l'eterna spalla Rino Tommasi, non lo ha mai fatto e non lo farà mai nessuno.

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