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Parla Francesco, il vincitore del decimo cooking show: e l'Aquila infine volò sulla cima di Masterchef

La vittoria di Francesco Aquila, maitre pugliese di 34 anni, non è solo un premio al talento, ma un apprezzamento ai valori positivi della competizione in un’edizione che più di tutte ha evidenziato tensione costante e rivalità crescente fra i concorrenti

«Zio Bricco che vittoria!». Maglietta bianca e pizzetto, un ciondolo al collo con una piovra e un enorme sorriso di gioia: Francesco Aquila è il vincitore della decima edizione del cooking show Masterchef, prodotto da Endemol Shine Italy e trasmesso su Sky Uno.

Giovedì scorso si è svolta la finale, premiata da un ottimo risultato negli ascolti, attestandosi su 1.040.372 spettatori medi e il 3,87% di share. La decima edizione di MasterChef Italia si chiude con una media al giovedì sera di 1.030.779 (segnando +11% rispetto alla precedente stagione), ribadendo che Masterchef è il cooking show più amato dagli italiani, capace di diventare trend setter anche sui social (come dimostrano la notorietà raggiunta da alcuni concorrenti, fra cui Maxwell e Monir: saranno in grado di massimizzarla nei salotti tv o scompariranno come meteore?). In palio nella finalissima c’era un ricco montepremi da 100mila euro e un contratto per pubblicare un libro di cucina che uscirà l’11 marzo. Si intiola “My Way. Zio Bricco che ricette!” (edito da Baldini&Castoldi), in cui l’aspirante chef propone «oltre cento ricette che si snodano lungo la strada che ho percorso insieme alla mia famiglia, attraverso il tempo e lo spazio. Un lungo viaggio nel gusto fra passato presente e futuro che ci ha condotti dalla Puglia alla riviera romagnola».

34enne, collegato in webcam dalla cucina di casa propria («sono nato ad Altamura ma da quando sono piccolo vivo a Bellaria-Igea Marina, in provincia di Rimini, dove lavoro come docente di sala bar e maître»), Aquila ha scalato i pronostici grazie all’empatia, l’estro e quel look alla Johnny Depp, scafato e talvolta genuinamente sopra le righe che lo ha imposto sui social, complice quella sua ormai celebre esclamazione, «zio bricco»: «Significa “caspita!”, stupore genuino dinanzi a quegli ingredienti che ci trovavamo ogni volta sotto la scatola».

Diciamolo chiaramente: la vittoria di Aquila non è solo un premio al talento, ma un apprezzamento ai valori positivi della competizione in un’edizione che più di tutte ha evidenziato una tensione costante e una rivalità crescente fra i concorrenti. Non a caso, vincendo, i tre giudici stellati della competizione – gli chef Bruno Barbieri, Antonio Cannavacciuolo, Giorgio Locatelli – hanno sottolineato come Aquila abbia sempre sorriso, tendendo la mano a tutti: «Credo nella lealtà, in brigata si vince e si perde tutti insieme e chi non l’ha capito non può stare in cucina. Questa vittoria la dedico alla mia famiglia, a mia figlia che ha 4 anni. Separarsi è stata dura, le ho detto: il babbo starà fuori per lavorare. Ma adesso tornerò a casa con questo titolo».

E per quanto riguarda il futuro? Aquila sorride e poi spara: «È tutto un’incognita, come un pianeta sconosciuto da esplorare». In finale ha presentato il suo menù del territorio – «ho attinto dalla memoria, ho scelto ingredienti del mio territorio, omaggiando la Puglia e quei sapori da migranti che hanno formato il mio palato» – sconfiggendo due acerrimi rivali ovvero l’estrosa Irene e Antonio, il chimico: «Che sogno poter presentare il mio menù fatto di sapori semplici, ma alla seconda portata pensavo di aver già compromesso tutto. Non ero riuscito ad affumicare la crema di patate viola con l’aglio nero ma non mi sono fatto prendere dallo sconforto e alla fine, zio bricco, ho vinto!».

E difatti, fra le ricette proposte nel libro “My Way” spiccano proprio quelle della finalissima, fra cui la suggestiva “Tavola pronta” ovvero «sfera di gazpacho pugliese, funghi cardoncelli, stracciatella, borragine, pane e peperone crusco». C’è ancora tempo per ricordare il primo impatto – «Barbieri mi aveva detto “no” ma poi si è rivelato il giudice con cui ho avuto maggiore affinità» – e una parola per l’ospite più temuto, il mitico pasticcere Iginio Massari: «La prima volta che l’abbiamo incontrato hanno abbassato le luci e lui era di spalle su una poltrona rossa con quel suo sorriso sornione. Massari è un’icona della cucina, è avvolto da un’aura di sacralità. Come fai a non averne paura?».

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