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Gomorra all'ultimo atto: è la resa dei conti tra Genny e Ciro. Saviano: "Questa serie serve a capire il male". FOTO

Saviano: «Nessuno è diventato un criminale perché ha visto "Gomorra", un trafficante perché ha visto 'Breaking Bad’ o un prete con 'Don Matteo. La serie non spinge verso il male ma a comprenderlo dando gli strumenti per capirlo e per smontarlo». 

Nessuno sconto, inseguimenti, sparatorie, rese dei conti e ovviamente il faccia a faccia tra i due protagonisti, Ciro Di Marzio (Marco d’Amore) e Genny Savastono (Gennaro Esposito) come raccontano gli stessi protagonisti: in cinque stagioni sono stati complici, avversari, uno credeva di aver ucciso l’altro che invece è vivo si era rifugiato a Riga. E allora tutti gli equilibri saltano ancora una volta.

L’attesa è finita: Gomorra 5, la serie prodotta da Cattleya con Beta Film e diretta da Marco D’Amore (i primi cinque episodi e il nono) e Claudio Cupellini (6, 7, 8 e 10), sbarca su Sky Atlantic e su Now dal 19 novembre. E’ stata presentata oggi al teatro Brancaccio di Roma con tutto il cast, gli sceneggiatori e i produttori. Nata da un’idea di Roberto Saviano e tratta dal suo romanzo, venduta in più di 190 paesi, Gomorra ha raccontato il male senza riscatto. Ciro è vivo, a Riga. È stato Don Aniello a mandarcelo, dopo averlo salvato quella notte in mezzo al golfo.

Napoli ora è senza un re e solo nuove guerre e nuovo sangue sanciranno chi si siederà di nuovo sul trono. D’Amore ha firmato anche la regia del film di successo "L'Immortale" che fa da ponte narrativo tra la quarta e la quinta stagione e sottolinea con Esposito: «Ciro e Genny sono cresciuti e cambiati in questi anni. Questa stagione è un unico grande capitolo, mette insieme i sentimenti di amore e odio, amicizia e rivalità, ma anche i sensi di colpa tra questi questi due grandi protagonisti che tornano a incontrarsi. Si va verso una chiusura, verso una resa dei conti». Con loro tornano anche anche Ivana Lotito, che è Azzurra, e Arturo Muselli nel ruolo di Enzo Sangue Blu, l’ex re di Forcella. Ma ci sono anche diversi nuovi ingressi nel cast: Domenico «Mimmo» Borrelli è Don Angelo detto 'O Maestrale, il feroce boss di Ponticelli che si rivelerà fondamentale per la guerra di Genny contro i Levante e per permettergli di riprendersi Secondigliano. Tania Garribba è Donna Luciana, la moglie di 'O Maestrale, donna dal carattere feroce al pari del marito e dall’intelligenza astuta e raffinata, con Carmine Paternoster e Nunzia Schiano a interpretare rispettivamente Vincenzo Garignano detto 'O Galantommo, anziano boss di un paese alle pendici del Vesuvio, e Nunzia, sua moglie.

Le parole di Saviano: "Nessuno è diventato criminale perché ha visto Gomorra"

«Nessuno è diventato un criminale perché ha visto "Gomorra", un trafficante perché ha visto 'Breaking Bad’ o un prete con 'Don Matteo». Lo ha dichiarato Roberto Saviano nella conferenza stampa della stagione finale di 'Gomorrà, dal 19 novembre su Sky in prima mondiale, rispondendo a una domanda sull'annoso tema dell’emulazione criminale. «Questa polemica nasce da una serie di fraintendimenti, la serie non spinge verso il male ma a comprenderlo dando gli strumenti per capirlo e per smontarlo». Saviano ha quindi aggiunto: «Il modello del passato è ancora presente, forse è cambiata solo Scampia grazie a un movimento di persone che non la sopportava così. Ma l’orizzonte criminale è ancora attuale e non vuole concedere spazio»

«Gomorra non racconta il perimetro di Scampia ma quello di tutte le periferie del mondo, solo una serialità poteva permettere tutto questo». Lo ha detto Roberto Saviano nella conferenza stampa della stagione finale di "Gomorra", la quinta e ultima, dal 19 novembre su Sky in prima mondiale. Saviano ha chiarito che la serie ispirata dal suo romanzo omonimo raccontando il male fa vedere la possibilità della luce: «E' una serie che racconta il potere. Non c'è neanche un eroe positivo, tutti i protagonisti aspettano solo di morire, sono degli sconfitti fin dall’inizio».

Marco D'Amore: "Questa serie e questo impegno mi hanno migliorato come uomo"

«L'incontro con Salvatore ha segnato la mia esistenza, non ci conoscevamo prima, ci siamo incontrati ai provini e la nostra chimica ha influenzato la scrittura». Marco D’Amore, regista e protagonista (con il personaggio cult «Ciro") di "Gomorra", la cui stagione finale sarà su Sky dal 19 novembre, ha così raccontato in conferenza stampa il suo rapporto con Salvatore Esposito, il suo antagonista Genny Savastano nella finzione: «Tra noi c'è stata quasi un’attrazione sentimentale, la scelta di parlarci a un centimetro dal naso è venuto da noi perchè sapevamo che nella nostra terra essere amici è qualcosa che ha che fare con la carne». D’Amore ha quindi aggiunto che la serie arrivata al capolinea lo ha cambiato nel profondo: «Mi ha migliorato come uomo» ha chiarito precisando quindi, rispetto alle accuse di emulazione della criminalità imputate a Gomorra, arrivate anche in passato dal procuratore antimafia Cafiero De Raho: «Non è così, anche i magistrati possono sbagliare..». Ha sottolineato anche che Gomorra non segue affatto il filone del neorealismo: «Le nostre sono maschere da commedia dell’arte, tant'è che io, Salvatore e altri veniamo ormai identificati con i nostri personaggi. Ma non lo ritengo offensivo, ho sempre voluto scomparire dietro i miei personaggi».

 

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