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Roma capitale delle buche, 136 negli ultimi 10 mesi

Roma capitale delle buche. Solo negli ultimi 10 mesi del 2018 si sono registrate ben 136 voragini. Lo mette in evidenza l'edizione 2018 del Rapporto Ispra-Snpa "Qualità dell'Ambiente Urbano", presentato questa mattina al Senato. Non solo: "Il comune di Roma da solo, tra il 2016 e il 2017, ha perso un valore tra i 25 e i 30 milioni di euro in termini di perdita dei principali servizi ecosistemici".

    Su Roma in particolare uno studio curato dall'Autorita' di distretto idrografico dell'Italia centrale, ovvero il nuovo ente che ha accorpato anche l'ex autorita' del Tevere e in collaborazione con Ispra, ha evidenziato che 250mila persone sono a rischio alluvione perche' nella Capitale esistono 28 zone a rischio e 383 siti soggetti ad allagamenti; in piu' il suolo urbano frana in vari punti creando voragini soprattutto nella parte orientale della citta'. In particolare, le zone di Roma particolarmente a rischio per gli squarci nel terreno sono I municipi V, VII e II e cioe' le aree dei quartieri Tuscolano, Prenestino e Tiburtino ma anche nel centro storico la strada rischia il cedimento all'Aventino, Palatino e Esquilino. Piu' sicura la parte Ovest della citta' che,tuttavia, presenta rischi nei quartieri Portuense e Gianicolense.

    Complessivamente, dal 1960 ad agosto 2018, nei 120 Comuni presi in esame si contano 2.777 "sinkholes", cioè voragini, di cui, oltre a quelli della capitale, 562 a Napoli, 150 a Cagliari, 72 casi a Palermo. Tendenzialmente sono le città del Centrosud Italia quelle maggiormente interessate dal fenomeno che risulta contenuto, invece, nel nord Italia anche se si registra un aumento dei casi.
    A Torino, Bari e Napoli si rileva un contributo più significativo, della perdita di suolo, nei Comuni metropolitani rispetto al capoluogo. Per quanto

riguarda l'inquinamento si registra una concentrazione di PM10 oltre il limite di legge giornaliero in 19 città italiane con Brescia capofila dei superamenti (87 giorni), seguita da Torino e Lodi con 69 e Viterbo che, almeno finora, non ha mai oltrepassato il limite.

   Ma il trend delle concentrazioni di polveri sottili PM10, PM2,5 e biossido di azoto (NO2) è comunque in diminuzione.
   

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