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Ragazzi a rischio malattie mentali,'invisibili'e vulnerabili

'Invisibili', poco intercettati, per questo molto vulnerabili. Sono i ragazzi a rischio di sviluppare malattie mentali, quelli che presentano un disagio forte, diverso da quello fisiologico. Più vulnerabili sono giovani autori di reato, con problemi di dipendenza, adottati con adozioni internazionali o minori stranieri non accompagnati per i quali il viaggio e' una concausa dello stato di disturbo fortissimo psicologico. Ma in senso generale un rischio di disagio riguarda ad esempio anche ragazzi che spesso hanno forti problemi relazionali in famiglia. Il tema del disagio psichico in adolescenza è al centro de "La salute mentale degli adolescenti", uno studio presentato dall'Autorità garante dell'infanzia a adolescenza. La ricerca è stata realizzata con otto focus group, in altrettante città italiane, anche con la somministrazione di questionari ai tribunali per i minorenni (Palermo, Genova, Caltanissetta, Catania e Milano). Cio' ha permesso di registrare buone pratiche e criticità, come la mancanza di integrazione e comunicazione tra gli operatori, carenza di servizi e strutture dedicati. Emerge, inoltre, la solitudine delle famiglie con adolescenti con disagio ed è stata manifestata l'esigenza di interventi tempestivi, di continuità nel passaggio dai percorsi residenziali a quelli territoriali e in quello alla maggiore età. Tra le raccomandazioni l'esigenza di una congrua assegnazione di risorse per la salute mentale in adolescenza, dell'attivazione di un raccordo tra istituzioni e professionisti coinvolti, della continuità dei percorsi e dell'avvio un sistema di monitoraggio. "Abbiamo fiducia di poter di contribuire al miglioramento del sistema" spiega Filomena Albano, Autorità garante per l'infanzia e l'adolescenza, mentre Pietro Ferrara della Sip, Società italiana di pediatria, evidenzia che serve formazione dei pediatri, perché "insieme ad altre categorie che hanno a che fare con l'universo di bambini e adolescenti sono quelli che hanno un primo contatto e possono capire i segnali che i ragazzi lanciano di disagio". 
   

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