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Silvia, la famiglia e gli amici la mia 'ricarica' durante la malattia

Il papà, la sorella e gli amici sono stati una 'ricarica' durante la malattia che l'ha colpita, un cancro ovarico, e anche nelle ricadute che ha avuto per ben sei volte. Ma oggi per Silvia la cosa più importante è aver capito che temere di perdere la vita per un tumore significa anche imparare a godere di più delle piccole e grandi cose che ogni giornata offre. Soffermarsi sulla bellezza di un tramonto quando c'è il sole oppure sui colori di un cielo plumbeo che cambiano l'immagine della sua città, Roma.

La sua storia di malattia inizia a fine luglio 2012: un insidioso cancro ovarico. Un percorso tutto in salita, perché da otto mesi aveva perso il suo compagno, sempre per una neoplasia.
La pancia si era gonfiata, aveva un fastidio a livello addominale che non le permetteva neppure di dormire bene: fatta una serie di ecografie che lei definisce "non dirimenti" è infine approdata da una dottoressa che l'ha informata di aver visto qualcosa che non le piaceva. Le è stata consigliata una risonanza, che ha effettuato e dalla quale è emerso che si trattava di un tumore ed era necessaria un'operazione.

"La mia prima reazione e' stata: non so, ci devo pensare" racconta Silvia. "Avevo programmato un viaggio per la maturità di mia nipote e sono partita. Ma non stavo bene". C'era una massa di 16 centimetri di cui non si sapeva l'origine. Una volta tornata a Roma e ripreso a lavorare ha effettuato prima una Tac all'ospedale Israelitico di Roma, i cui risultati discussi con il medico l'avevano piuttosto spaventata, poi un consulto all'ospedale San Giovanni con un chirurgo oncologo che invece l'ha rassicurata sulla possibilità di intervenire. È stata operata nel mese di settembre, un "intervento importante" per il coinvolgimento del peritoneo e dell'intestino. Ha effettuato un primo ciclo di chemio in qualche modo 'preventivo', per assicurarsi che tutte le cellule tumorali fossero state eliminate. Poi sono arrivate le recidive, ben sei, l'ultima delle quali a ottobre 2016. Ora Silvia fa una terapia tutti i mesi.

"Non ho lavorato per un anno dopo l' intervento poi ho ripreso faticosamente, magari meno di prima ma sono tornata a lavorare. Amo il mio lavoro. Mi piace ciò che faccio, mi serviva ricominciare". "Credo sia importante riuscire a trasformare le esperienze che la vita ci dà e non scegliamo in un'opportunità, in un momento di crescita e riflessione". Ho affrontato la malattia senza corazze e ho cercato di essere sempre ottimista. Poi ho lavorato molto anche su me stessa. Una 'ricarica' mi arriva da mio padre, mia sorella e gli amici. Che sono essenziali. Dedico tanto tempo ed energia alle amicizie, perché sono fermamente convinta che siano un valore nella vita".

"Se dovessi dire quale è la parola che associo a tumore, è impegno: un impegno da cui non ci si può mai distrarre. Anche per questo lavoro con l'Associazione Acto Onlus per garantire in modo uniforme il test Brca1 e BRCA2, mutazione genetica legata al tumore sia della mammella che dell'ovaio, test importante per la prevenzione, per il quale ci sono disparità regionali, e in generale per fornire sostegno alle donne perché unite si vince".
    "A chi affronta ora la malattia - conclude - dico: concentrati e lotta, sapendo che è una lotta, che si può vincere, anche se non è facile". 
   

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