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Vaccini influenza,obiettivo migliorare la programmazione delle Regioni

Molte Regioni fanno già una programmazione triennale anche in fase di approvvigionamento del vaccino antinfluenzale, danno già una designazione dei bisogni, altre hanno tempi che non sono coordinati con quelli che rappresentano il ciclo produttivo del vaccino, che ogni anno ha una finestra di individuazione dei ceppi in base alla circolare Oms, di inizio della produzione e di raccolta dei bisogni.
    Questo processo può migliorare, anche in considerazione del fatto che lo scorso anno c'è stata una scopertura a livello nazionale, che ha portato a dover ricorrere ad approvvigionamenti attraverso altre nazioni europee. A spiegarlo Claudio D'Amario, direttore generale della Direzione della prevenzione sanitaria del Ministero della Salute, alla prima edizione del Flu Summit - Alleati contro l'influenza promosso da Sanofi Pasteur, divisione vaccini di Sanofi.. "Il ministero non ha una responsabilità diretta nell'assistenza, perché è in capo alle Regioni, però il nostro ruolo e' coordinare, di stimolare anche a una maggiore literacy, una maggiore crescita culturale dei cittadini anche attraverso gli operatori sanitari, soprattutto attraverso le cure primarie, fondamentali nel processo di prevenzione e immunizzazione attiva". "È molto importante - prosegue - coinvolgere anche gli operatori sanitari che spesso vengono a loro volta colpiti soprattutto in reparti ad alta intensità di cura, per la pericolosità della trasmissione, e anche nelle strutture residenziali per anziani.
    Il terzo obiettivo è coinvolgere sempre di più la donna in gravidanza". "Fare squadra e' importante. L'azione fondamentale che la programmazione deve fare è mettere tutti gli attori intorno a un tavolo - spiega Filippo Ansaldi, professore associato del Dipartimento di Scienze della Salute dell'Università degli Studi di Genova, che evidenzia anche il ruolo centrale dei medici di medicina generale e pediatri di libera scelta fino ai diversi professionisti della filiera all'interno degli stabilimenti ospedalieri, dal Pronto Soccorso alle Direzioni sanitarie, fino ai reparti in cui normalemente afferiscono i pazienti. Non ultimo, soprattutto in questo momento, la sensibilizzazione degli specialisti".
   

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