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Influenza, in arrivo virus più "insidiosi": ecco i sintomi e le terapie da adottare

Saranno virus più "insidiosi", secondo il virologo Fabrizio Pregliasco, quelli che ci insidieranno per tutto l'inverno. L'influenza stagionale quest'anno sarà a doppia faccia: i nuovi ceppi virali che sbarcheranno nel nostro Paese (anzi, sono già ufficialmente sbarcati il 25 settembre, con l'isolamento del primo virus stagionale a Parma) saranno più aggressivi e più a rischio complicazioni, mentre di contro ci si aspetta un "saldo" totale di 6 milioni di italiani a letto, con un'incidenza in calo rispetto alla stagione scorsa.

Ma qual è l'identikit dell'influenza in arrivo? Con il freddo invaderanno l'Italia quattro ceppi virali: due nuove varianti dei virus H3N2 e H1N1, che oltre ad avere una maggior capacità diffusiva, sono quelle forme che - soprattutto l'H1N1 nei bambini piccoli e l'H3N2 nei soggetti anziani e fragili - possono provocare maggiori severità e un più alto rischio di complicanze. E le due "vecchie conoscenze", ossia i virus B/Colorado e A/Kansas, varianti già conosciute dalle precedenti stagioni.

Ma come si capisce che il malessere che si prova non è una classica infreddatura o i tanti virus parainfluenzali che flagellano gli italiani anche prima dell'inverno, e presentano sintomi simili? Secondo gli esperti, l'influenza stagionale si distingue da tutte le altre forme parainfluenzali per la presenza di tre caratteristiche: insorgenza brusca della febbre oltre i 38 gradi; presenza di almeno un sintomo sistemico (dolori muscolari/articolari); presenza di un sintomo respiratorio (tosse, naso che cola, congestione/secrezione nasale, mal di gola).

Le terapie sono note: antipiretici se la febbre sale, sciroppi o spray per la gola, e poco altro. L'influenza stagionale, se non presenta complicazioni (che nei soggetti più fragili a volte possono anche avere esito fatale), si cura prevalentemente con la pazienza: in media dopo 4 o 5 giorni a letto si è guariti. Da evitare gli antibiotici, considerati ancora da molti come la panacea da utilizzare se la febbre non cala. L'influenza infatti è un'infezione virale, mentre gli antibiotici combattono i batteri, quindi assumerli significa solo spendere soldi, intossicare l'organismo e contribuire a incrementare il fenomeno drammatico dei "superbatteri" resistenti agli antibiotici stessi.

Naturalmente, rimane l'opzione preventiva, ossia il vaccino: raccomandato dai 6 mesi di età in su, è offerto gratuitamente ai soggetti più a rischio, a partire dagli over 65, ma anche alle persone affette da malattie respiratorie croniche, malattie cardiocircolatorie, diabete, insufficienza renale cronica, malattie degli organi emopoietici, tumori, alle persone immunosoppresse (per esempio i malati di Aids), e ancora chi soffre di malattie infiammatorie croniche, epatopatie croniche e patologie per le quali sono programmati importanti interventi chirurgici. Oltre, ovviamente, a medici e personale sanitario, forze di polizia, addetti all'allevamento animale.
Per tutti questi gruppi, l'obiettivo minimo è riuscire a vaccinare il 75% delle persone, l'obiettivo ottimale è di arrivare al 95%.

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