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Covid, le allergie non un fattore di rischio per le forme più severe

ROMA (ITALPRESS) – Al margine di Asma Zero Week, settimana dedicata a sensibilizzare i pazienti sull’importanza della prevenzione degli attacchi d’asma, il punto sulla differenze sintomatologiche tra Covid e allergie respiratorie con Elenora Nucera, docente di Allergologia all’Università Cattolica Campus di Roma e direttore dell’Unità Operativa semplice di Dipartimento di Allergologia della Fondazione Policlinico Universitario

ROMA (ITALPRESS) - Al margine di Asma Zero Week, settimana dedicata a sensibilizzare i pazienti sull'importanza della prevenzione degli attacchi d'asma, il punto sulla differenze sintomatologiche tra Covid e allergie respiratorie con Elenora Nucera, docente di Allergologia all'Università Cattolica Campus di Roma e direttore dell'Unità Operativa semplice di Dipartimento di Allergologia della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS. "Il SARS-CoV (Covid 19) è un virus a RNA appartenente alla famiglia dei Coronaviridae (acronimo dell'inglese COronaVIrus Disease 19) identificato per la prima volta a Wuhan (Cina) a dicembre 2019, che colpisce l'organismo umano mediante interazione di una proteina di superficie, detta proteina Spike, con alcuni i recettori localizzati principalmente a livello del tratto respiratorio inferiore e dell'apparato gastro-intestinale - dice Nucera -. L'infezione da SARS-CoV-2 (Covid-19) può indurre un ampio spettro di conseguenze che vanno dall'infezione asintomatica a forme cutanee, gastrointestinali e respiratorie fino a quadri di polmonite estremamente grave il cui risultato finale è la morte. Le allergie e l'infezione da COVID 19 hanno alcuni sintomi in comune per cui è importante individuare alcuni punti utili per distinguere le due patologie, senza cedere al panico".
"L'allergia respiratoria è una patologia dell'apparato respiratorio (nasale e bronchiale) indotta da un'infiammazione IgE-mediata conseguente all'esposizione ad allergeni inalanti perenni (polveri, muffe epiteli di animali) e stagionali (pollini). E' certamente - afferma - il disturbo immuno-mediato più frequente in assoluto, che colpisce dal 5 al 35% della popolazione. La sintomatologia è caratterizzata da sintomi nasali (rinorrea acquosa, salve di starnuti, prurito nasale) a volte associati a sintomi oculari (arrossamento della congiuntiva con lacrimazione e prurito oculare). Spesso la rinite precede l'asma bronchiale, caratterizzata da sintomi respiratori (respiro sibilante, dispnea, costrizione toracica e tosse) che possono variare nel tempo e d'intensità. Raffreddore, tosse e difficoltà a respirare sono sintomi comuni sia all'allergia respiratoria che al COVID-19. Anche la congiuntivite, frequente nelle allergie, può presentarsi nel COVID-19. Coloro che sanno di essere allergici riconoscono la sintomatologia tipica, che può destare qualche preoccupazione in chi la sperimenta per la prima volta".
"Il primo sintomo da tenere in considerazione è la febbre: l'allergia respiratoria - sottolinea - non provoca febbre che è invece un sintomo proprio del COVID-19, spesso associato ad altri disturbi (faringodinia, cefalea, artralgie, spossatezza intensa, diarrea e dolori addominali) non caratteristici dell'allergia. Inoltre la rinite allergica si manifesta con starnuti a raffica e naso che cola abbondantemente, più rari e spesso associati a perdita improvvisa dell'olfatto (anosmia) e del gusto (disgeusia) nell'infezione da COVID-19. La tosse secca allergica è associata a dispnea, respiro sibilante e costrizione toracica prontamente reversibili con la terapia inalatoria, contrariamente alla tosse secca da COVID 19, che è associata ad un graduale sviluppo della dispnea con ridotta saturazione di O2, e non risponde alla terapia inalatoria". "Molti si domandano se l'allergia respiratoria sia un fattore di rischio per contrarre il COVID-19 in forme più severe o con delle complicazioni. Diversi studi clinici - prosegue - hanno evidenziato che le forme allergiche lievi, inclusa l'asma allergica lieve non sono considerate come fattori di rischio per contrarre l'infezione da COVID 19 o, in caso di malattia, per un esito più sfavorevole, mentre l'asma moderata/grave in cui i pazienti hanno necessità di terapia quotidiana, è inclusa nelle condizioni polmonari croniche che predispongono ad un maggior rischio di complicanze gravi".
"E' importante continuare la terapia della rinite con farmaci inalatori nasali e/o con antistaminici in quanto - spiega riduce la sintomatologia tipica che può indurre a toccare naso e occhi con le mani contaminate (non pulite). Anche l'asma deve essere tenuta sotto controllo con inalatori bronchiali, altri farmaci antiasmatici ed, in caso di asma grave, con farmaci biologici in quanto si riduce lo stato infiammatorio dell'apparato respiratorio responsabile di un più facile attecchimento del virus sulla mucosa ed il rischio di riacutizzazioni che possono richiedere accessi in pronto soccorso, oltre ad avere conseguenze anche gravi in caso d'infezione. Infine il controllo degli starnuti e dei colpi di tosse limita la possibilità di diffusione del virus da parte dei soggetti allergici contagiosi, asintomatici"
"Da Dicembre 2020 lo scenario pandemico ha subito un miglioramento grazie all'approvazione da parte dell'FDA e dell'EMA del primo vaccino anti Covid-19 (vaccino a mRNA modificato-BNT162b2), seguito poi dall'approvazione di altri due vaccini (mRNA1273 ed AZD1222) e dall'inizio della campagna vaccinale a partire dagli operatori socio-sanitari ed a seguire delle altre categorie di persone ritenute più a rischio di contrarre una forma severa della Covid-19. Tra la popolazione generale - continua la dottoressa Nucera - sono ancora molti i dubbi nei confronti della sicurezza e dell'efficacia dei vaccini, ma ad essere maggiormente allarmati sono gli allergici, in seguito alla segnalazione di alcuni casi di reazioni anafilattiche gravi dopo le prime somministrazioni in Inghilterra ed in America. Per questo motivo le società di Allergologia hanno pubblicato delle linee guida da seguire per la vaccinazione di soggetti allergici a rischio di reazioni severe. Responsabili delle reazioni allergiche potrebbero essere alcuni eccipienti (PEG, o polietilenglicole, e polisorbato) presenti nei vaccini attualmente disponibili ed in diversi prodotti farmaceutici, cosmetici ed industriali. Pertanto potrebbe essere utile sottoporre i pazienti con precedenti reazioni avverse a vaccini o farmaci ad una valutazione allergologica per identificare tra gli eccipienti il PEG o i polisorbati, in modo da sottoporli ad un esame allergologico che escluda una reale allergia a tali sostanze e ridurre il rischio di anafilassi".
"E' importante identificare tra gli allergici le categorie "a rischio" che potranno essere vaccinate, ma con particolari precauzioni. Si tratta - evidenzia - di soggetti affetti da mastocitosi ( una patologia caratterizzata da un'accumulo di cellule che facilmente liberano istamina con un aumento del rischio di anafilassi), di soggetti che in passato hanno avuto reazioni anafilattiche dal allergia alimentare, a farmaci, a puntura d'imenotteri o al lattice o pazienti affetti da asma grave non controllato. In tali pazienti, la vaccinazione anti-COVID dovrà essere associata ad una terapia antistaminica preventiva ed eseguita da personale formato al riconoscimento immediato e alla gestione delle emergenze allergologiche, in ambiente in cui sono disponibili tutti i presidi ed i farmaci per poter prontamente affrontare eventuali reazioni. I pazienti con allergia respiratoria lieve, orticaria cronica, allergia da contatto possono sottoporsi con tranquillità alla vaccinazione in assenza dei sintomi che possono essere controllati con la terapia sintomatica". "In questi casi - conclude - può essere utile effettuare una valutazione allergologica al fine di valutare le condizioni cliniche attuali del paziente ed eventualmente prescrivere a scopo prudenziale una terapia antistaminica che dovrà essere iniziata alcuni giorni prima la vaccinazione e proseguita per alcuni giorni dopo".
(ITALPRESS).

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