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Siamo tutti Einstein, nei panni del genio con la realtà virtuale

La chioma bianca arruffata, gli occhi accesi di curiosità, il sorriso sornione nascosto sotto i baffi: grazie alla realtà virtuale è possibile vedersi nei panni di Albert Einstein. Un esperienza talmente suggestiva da 'sbloccare' il cervello dei più insicuri migliorandone le performance, come dimostra l'esperimento pubblicato sulla rivista Frontiers in Psychology dal gruppo di Mel Slater all'Università di Barcellona, in Spagna.

"La realtà virtuale - spiega Slater - può creare l'illusione di un corpo virtuale che sostituisce il nostro: è la cosiddetta personificazione virtuale". Ricerche precedenti hanno dimostrato che questa esperienza può avere effetti sorprendenti sul comportamento, ad esempio riducendo gli stereotipi inconsapevoli dei bianchi contro i neri. "Per questo ci siamo chiesti se potessero esserci effetti anche sul versante cognitivo: se diamo ad una persona l'aspetto riconoscibile di un genio assoluto come Einstein, può ottenere risultati migliori?".

Per scoprirlo, i ricercatori hanno arruolato 30 giovani volontari e li hanno sottoposti a tre prove: un test cognitivo per valutare l'abilità nella pianificazione e nella risoluzione dei problemi; un test per valutare l'autostima; infine un test per verificare eventuali pregiudizi verso altre persone. Successivamente, i volontari hanno indossato una tuta 'intelligente', capace di rilevare ogni loro movimento, collegata ad un casco per la realtà virtuale: 15 partecipanti hanno potuto rivivere così nei panni di Einstein, mentre gli altri si sono specchiati nell'avatar di una persona anonima loro coetanea.

Al termine dell'esperienza, i ricercatori hanno ripetuto i test iniziali per verificare cosa fosse cambiato nel cervello dei ragazzi. Ed è così che è emerso l'effetto Einstein: vivere nei panni del genio ha aiutato i giovani più insicuri a ottenere un punteggio migliore dei coetanei nel test cognitivo. Inoltre, tutti i volontari che hanno avuto a che fare con l'avatar di Einstein hanno mostrato di avere meno pregiudizi verso gli anziani. Un risultato che apre nuovi scenari per la realtà virtuale nell'insegnamento e nell'educazione.

 

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