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Quando i giovani "tornano" nel segno della tradizione: da Chieti a Pizzo per coltivare Zibibbo

Giovanni Celeste Benvenuto

Ha 36 anni ed è un imprenditore di successo con prospettive future in continua crescita. E la sua è soprattutto la storia di un “ritorno”. Perché Giovanni Celeste Benvenuto è un napitino di adozione, figlio di un pizzitano ma nato e cresciuto in Abruzzo.

A riportarlo a Pizzo, però, la sua passione per il “nettare di Bacco”. «Ho sempre avuto le idee chiare – precisa con soddisfazione – perché già da piccolo sognavo di produrre vino. Dopo essermi diplomato presso un istituto di Agraria a Chieti, ho proseguito gli studi presso l’ateneo di Agraria di Reggio Calabria perché ho sempre amato la Calabria, anche grazie ai racconti di mio padre e a Pizzo ci venivo spesso».

Proprio qui nasce la sua passione per lo Zibibbo che stava già scomparendo. «Tutto il cosmo, ha messo i tasselli affinché le cose andassero come desideravo. Tornato a Pizzo ho cercato subito di recuperare le terre di mio nonno e grazie alla mia famiglia, abbiamo ampliato l’azienda e, lentamente, ho recuperato lo Zibibbo. Il problema principale era la mancanza di ricambio generazionale; nonché la difficoltà a trovare manodopera a cui si aggiungeva anche lo sbocco commerciale, sempre più difficile».

Eppure mentre davanti alle difficoltà i più si arrendono, pronti a prendere la valigia verso nuove terre, Giovanni sempre più coriaceo ha deciso di investire qui, «volevo risvegliare le coscienze e dimostrare che era possibile fare qualcosa. Per qualcuno magari ero un pazzo o soltanto fortunato, mai nessuno ha parlato di capacità. Ma non mi sono arreso. Una delle mie qualità è di essere impermeabile alle critiche e non mi sono fatto scalfire da niente e da nessuno. Dunque, ho recuperato lo Zibibbo e nel 2002 ho chiesto alla Regione di poterlo vinificare perché paradossalmente, anche se è storia in Calabria, non lo si è potuto fare sino al 2013, con l’agognata autorizzazione regionale. Siamo stati i primi a vinificare, producendo tanto lo zibibbo secco che passito. E anche lo Slow food si è accorto di noi e insieme abbiamo creato un presidio per tutelare lo Zibibbo».

Eppure, il paradosso: Giovanni esporta in Kirghizistan, America, Francia, Svizzera, Regno Unito e Polonia ma vende poco nel Vibonese, dov’è ancora poco diffuso. «In Calabria lavoro molto con Catanzaro e Cosenza. Tuttavia sono sempre più stimolato ad andare avanti e non intendo lasciare Pizzo. Lo Zibibbo stava scomparendo ma dopo la mia attività sono sorte altre cantine e sulla mia scia hanno iniziato a produrre ulteriore zibibbo. La soddisfazione è che ho lasciato il segno, tracciando la strada anche ad altri. Il nostro territorio ha grandi potenzialità e dobbiamo guardare al passato per riportare i territori alla naturale vocazione sia in termini di agricoltura che di turismo. La nostra terra per decollare ha bisogno di coraggio, spirito di sacrificio, collaborazione ed originalità».

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