Commerciante di olive, agricoltore di mestiere, incensurato. È il profilo di Giovanni Luppino, l’uomo arrestato stamattina insieme al superlatitante Matteo Messina Denaro. È stato lui a portarlo in macchina presso la clinica privata di Palermo per le cure. Luppino è di Campobello di Mazara, paese vicino a Castelvetrano, città natale del boss.
Chi lo conosce lo racconta come uomo di poche parole. Agricoltore sin da giovane, stamattina era alla guida dell’auto che ha condotto il super latitante Matteo Messina Denaro alla clinica La Maddalena di Palermo. Un volto nuovo per gli inquirenti: perché Luppino (che non ha nessuna parentela col boss in carcere Franco Luppino) non era mai stato coinvolto in operazioni antimafia. Un incensurato insospettabile che è stato arrestato con l’accusa di favoreggiamento.
La sua attività principale era coltivare la terra e, negli ultimi anni, si era dedicato al commercio delle olive cultivar Nocellara del Belìce. Un comparto che genera milioni di euro tramite magazzini d’ammasso sul territorio di Campobello di Mazara e Castelvetrano. E Luppino era diventato uno degli intermediari tra i produttori e i grossi acquirenti provenienti dalla Campania.
Un settore, quello del mercato delle olive, sul quale si sono accesi spesso i riflettori dopo le proteste degli agricoltori: gli intermediari, di fatto, impongono il prezzo da pagare ai produttori. Luppino, proprio per incrementare questa nuova attività, in una zona periferica della città aveva aperto uno stabilimento gestito ancora oggi insieme ai figli. Di pochi mesi più grande rispetto a Luppino, l’altra figura che emerge nell’arresto di oggi è quella del geometra Andrea Bonafede di Campobello di Mazara. Il superlatitante utilizzava la carta d’identità rilasciata a questo signore dal Comune di Campobello di Mazara nel 2016. «Sono in corso indagini per accertare se si tratta del documento autentico o contraffatto», hanno detto gli inquirenti. Intanto il geometra Bonafede, nipote del boss defunto Leonardo Bonafede, è stato ascoltato dai carabinieri presso la caserma di Campobello e non avrebbe risposto alle domande degli inquirenti.
Per i carabinieri del Ros sarà ora necessario capire il ruolo sia di Giovanni Luppino che di Bonafede nella latitanza di Matteo Messina Denaro.
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