E’ stata la giornata in cui il Governo ha reso omaggio alle vittime del naufragio del barcone carico di migranti - 72 le vittime accertate - e anche dell’annuncio dei nuovi provvedimenti. Ma per la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, quella di Cutro è diventata anche una trasferta ad alta tensione emotiva, con il duro botta e con i giornalisti nella conferenza stampa finale. La premier è stata costretta, suo malgrado, a dover affrontare un lungo contraddittorio con i cronisti che la incalzavano su quanto accaduto la notte tra il 25 ed il 26 febbraio, dalla segnalazione del barcone individuato da Frontex alle 22.36 fino allo schianto su una secca ad un centinaio di metri dalla spiaggia avvenuto alle 4.
La premier, affiancata dai 5 ministri interessati al provvedimento, illustra il decreto licenziato dal governo «per confermare la determinazione a sconfiggere la tratta di esseri umani responsabile di questa tragedia». Sottolineando con il tono di voce le ultime parole nel ribadire che nessuna responsabilità può essere addossata al governo e quasi a voler anticipare le domande sulla tragedia di Cutro. Parole che però non vengono raccolte dalla stampa. E così, una conferenza stampa partita in tranquillità si è trasformata in una sorta di corrida: da un lato i giornalisti che chiedono a ripetizione perché quella notte in mare ci andarono le motovedette della Guardia di finanza e non quelle più attrezzate della Guardia costiera, perché non fu dichiarato l’evento di ricerca e salvataggio (Sar) e perché la premier non ha incontrato i familiari delle vittime. Meloni prova a risponde a tutti, in un crescendo di voci che si accavallano e la conferenza stampa diventa un botta e risposta più simile ad un dibattito televisivo che ad un appuntamento istituzionale. A dare il là al fuoco di fila delle domande è una risposta della premier. «Noi - dice - non abbiamo potuto fare di più di quello che abbiamo fatto e abbiamo assistito a una tragedia. Ma qualcuno pensa davvero che il governo e le istituzioni potessero fare qualcosa di diverso? No, e allora se la risposta è No qualcuno deve correggere i titoli». Il richiamo ai titoli è lo spunto che accende la miccia. Alcuni giornalisti si alzano in piedi e sommergono la premier di domande. Giorgia Meloni va oltre il cerimoniale e fornisce le sue risposte. Cambia interlocutore momento per momento, rincorrendo le voci che si intrecciano e tiene il punto.
"Qualcuno ritiene che le autorità italiane non abbiano fatto qualcosa che potevano fare?» dice con tono deciso. «In questo momento ci sono 20 imbarcazioni che qualcuno sta soccorrendo in acque italiane, voi parlate, giustamente, di un caso in cui non siamo riusciti, ma nessuno si occupa degli altri. Se qualcuno lo dice o lo lascia intendere, che le istituzioni si girano dall’altra parte, è molto grave non per me o per il governo ma per la nazione che rappresento e non accetto queste ricostruzioni».
Giorgia Meloni, in un lungo botta e risposta con i cronisti, dopo la domanda del nostro giornalista Luigi Abbramo. E l’incalzare dei giornalisti non si placa. Correggono la premier quando colloca la posizione del barcone segnalata da Frontex in acque italiane - e lei si corregge - e prosegue fino alla fine. Al termine i cronisti si avvicinano e insistono: "perché non è andata a trovare i familiari delle vittime». «Oggi ho finito adesso...» la replica. «Dopodichè io... ci vado volentieri». «Ma doveva essere la prima tappa», le controbatte una cronista. Quindi la premier si allontana. Poco dopo Palazzo Chigi farà sapere che la premier inviterà nelle prossime ore i familiari delle vittime a Roma. Un finale convulso per una giornata iniziata con il pre-consiglio dei ministri a Roma. Poi il volo con i vice premier Matteo Salvini ed Antonio Tajani fino all’aeroporto di Crotone ed il trasferimento a Cutro dove, per strada, prima incontra la contestazione di una trentina di manifestanti che lanciano sulla strada alcuni peluche e poi gli applausi di alcuni abitanti di Cutro che l’attendono nelle vicinanze del Comune e affacciati ai balconi: che lei ricambia salutando e sciogliendosi in un sorriso. La stessa scena che si ripete all’uscita, dopo l’infuocata conferenza stampa. Saluta nuovamente chi l’ha attesa per oltre tre ore per applaudirla e saluta, stringendo la mano, uno per uno tutti gli esponenti delle forze dell’ordine che presidiano la piazza. Quindi la partenza alla volta di Roma.
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