Una tempesta fragorosa di appresta a esplodere quando Guglielmo da Baskerville varca la soglia del monastero della discordia, quello che di lì a poco ospiterà un congresso in cui i francescani e i delegati della curia avignonese discuteranno di ricchezze e privilegi, di interpretazioni e povertà.
A impersonarlo, dopo la prova recitativa di Sean Connery del 1986, è John Turturro. Un protagonista meno investigatore e più intellettuale illuminato, dotato di grande humour che ne fa un personaggio unico e dissacrante, nella nuova serie evento 'Il nome della rosa', quattro puntate dirette da Giacomo Battiato, adattamento televisivo del romanzo pubblicato nel 1980 da Umberto Eco (edito da Bompiani).
Una co-produzione 11 Marzo Film, Palomar con Tele Munchen Group in collaborazione con RaiFiction, in onda su Rai1 in 4 prime serate da lunedì che sarà trasmessa anche negli Stati Uniti e in Canada.
È stata inoltre già acquistata dalla BBC nel Regno Unito, dall’OCS in Francia, da Sky in Germania, da SBS in Australia e dall’NRK in Norvegia, tra gli altri.
Il soggetto di serie è di Andrea Porporati che firma anche la sceneggiatura con Turturro, Battiato e Nigel Williams.
Una scenografia accuratissima, insieme a un maxi cast internazionale che va da Rupert Everett (Bernardo Gui) e dal giovane attore
tedesco Damien Hardung (il novizio Adso da Melk) a Greta Scarano nel doppio ruolo (Margherita compagna di Dolico e Anna la figlia
salvata grazie all’intervento di Remigio da Varagine), da Piotr Adamczyk (Severino) ad Alessio Boni (Dolcino), Fabrizio Bentivoglio (il monaco converso dal passato segreto) e Roberto Herlitzka.
Per Turturro lavorare a questo progetto è stato un privilegio.
Il nome della rosa «è un libro fantastico ed assolutamente attuale», anche se l’attore ha confessato di averlo letto solo dopo essere stato contattato per interpretare il ruolo di Guglielmo.
Per il regista «l'impresa non è stata delle più semplici. Il nome della rosa non è un romanzo, ma è un grande libro. C'è tutto, c'è la storia, la filosofia, si parla di amore, del ruolo della donna, di terrorismo e di conoscenza. Il problema era trasformare tutto questo non in una lezione, ma in azione, in immagini. Siamo stati fedelissimi alla descrizione presente nel libro e ai disegni di Umberto Eco nella
ricostruzione degli ambienti, ci siamo presi qualche libertà per l'abbazia dove si svolge la vicenda principale, ovvero l'indagine di Guglielmo di Baskeville sugli omicidi seriali dei monaci, perché l’abbiamo resa meno aspra, attingendo a un gotico non primitivo, ricco e maturo».
Alla presentazione a Viale Mazzini un parterre con tutti i vertici Rai, dall’amministratore delegato Fabrizio Salini al presidente Marcello Foa ai direttori di Rai1 Teresa De Santis e di Rai Fiction Eleonora Andreatta.
Nord-Italia, anno 1327.
Il frate Guglielmo da Baskerville raggiunge un’isolata abbazia benedettina sulle Alpi. Lo attende una disputa importante: dovrà rappresentare l’Ordine francescano, sostenuto da Ludovico di Baviera, futuro imperatore del Sacro Romano Impero e minacciato dal potere temporale del papa francese Giovanni XXII.
Adso, un giovane novizio benedettino, segue Guglielmo.
Rinnegato il destino impostogli dal padre, barone al seguito dell’Imperatore, Adso lo ha scelto come guida per il suo cammino spirituale.
L’abbazia, al loro arrivo, si presenta subito come un luogo inquietante, con una biblioteca che custodisce manoscritti di inestimabile valore e dove tuttavia aleggia più di un mistero.
Nella serie grande lavoro anche sui suoni.
Ecco il rumore dalle scarpe di pezza, gli stivali dei soldati, quello dei sandali dei monaci sulla neve.
In molte scene della serie compare la neve.
Tratto dal bestseller di Eco, che ha avuto un trionfo planetario, con 55 milioni di copie vendute, è «un progetto - ha ricordato Andreatta - dal respiro globale. Venduta già in 130 paesi».
Una serie che è riuscita ad attrarre il talento di grandissimi professionisti internazionali: primo fra tutti John Turturro, che ha regalato il suo spirito al personaggio di Baskerville, un Guglielmo molto aderente alla scrittura di Eco.
«Chiaramente - ha detto ancora Andreatta - è per noi motivo di orgoglio che Umberto Eco già nel 2015 abbia aderito al progetto. Del resto proprio in Rai da giovane Eco ha compiuto i primi, significativi, passi di un percorso di assoluta eccellenza culturale».
Il figlio di Eco ha visitato il set, allestito in parte agli studi di Cinecittà a Roma e, nelle location dal vero, in Abruzzo e Umbria.
Persone:
Caricamento commenti
Commenta la notizia