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Cina, migliaia in fuga dalla fabbrica di iPhone: l'ipotesi quarantene Covid scatena il panico

Il Covid torna ad essere l'emergenza numero uno per Foxconn Technology, il più grande contractor mondiale dell’elettronica nonché assemblatore degli iconici iPhone di Apple. Sui social media in mandarino, come Weibo (il Twitter cinese), si sono moltiplicati negli ultimi giorni i video della fuga di migliaia di dipendenti, che hanno sfondato i blocchi del mega impianto di Zhengzhou, esasperati dall’ipotesi di estenuanti quarantene per stroncare i focolai. Il gruppo taiwanese, che si è già misurato con il Covid in oltre due anni di pandemia, ha messo a punto una serie di misure, tra bonus e altri accorgimenti, per placare la rabbia dei lavoratori spaventati e frustrati in un periodo cruciale per gli ordini di smartphone. Centinaia di migliaia di dipendenti del più grande sito di assemblaggio al mondo di iPhone sono stati infatti posti in un sistema a circuito chiuso per quasi due settimane, in gran parte isolati dal mondo esterno, autorizzati a spostarsi solo tra i loro dormitori e le linee di produzione.

Molti hanno postato drammatiche testimonianze affermando di essere stati confinati negli alloggi per giorni, lamentando una distribuzione di cibo e di altri generi di prima necessità caotica e lacunosa. E molti altri ancora hanno detto di essere troppo spaventati per continuare a lavorare in condizioni così pesanti, con il rischio di essere infettati. Foxconn, tra l’altro, è dovuta intervenire più volte già dalla scorsa settimana per placare le voci più disparate, tra cui una diventata virale online sull'accertamento di 20.000 infezioni nel campus che può impiegare fino a 300.000 lavoratori. I casi, ha spiegato la società, hanno interessato solo un «piccolo numero di dipendenti», assicurando sull'erogazione puntuale delle forniture necessarie.

Quando a metà ottobre sono emersi più contagi, l’azienda ha cercato di mantenere la produzione creando una bolla attorno alle sue attività per limitare i rischi, seguendo una pratica comune tra i gruppi cinesi per tenere gli impianti in funzione e ridurre i rischi di contagio. Dal campus di Zhengzhou, secondo gli analisti, arriva la metà o anche più degli smartphone di Apple, avendo un ruolo fondamentale nelle consegne di iPhone ai consumatori nell’imminente arrivo della stagione invernale e del picco di domanda per le feste di fine anno. In una nota diffusa mercoledì, Foxconn ha spiegato che la produzione al sito è «relativamente stabile» tanto da consentire di mantenere ferme le prospettive operative per il trimestre grazie a un impatto pandemico controllabile.

Nella pubblicazione degli utili trimestrali di giovedì, Apple non ha menzionato lo stabilimento Foxconn di Zhengzhou, ma il suo direttore finanziario ha affermato che l’offerta per i nuovi modelli di iPhone 14 Pro è limitata a causa della forte domanda. I rischi per la produzione non sono però trascurabili: secondo il capo della divisione che assembla gli iPhone 14, citato dal quotidiano locale Henan Daily, l’impianto avrebbe un «bisogno disperato» di dipendenti per sostenere la produzione nel momento di picco della domanda. Mentre circolano stime secondo cui circa il 30% della produzione di iPhone a Zhengzhou potrebbe pagare a novembre la fuga dei dipendenti: Foxconn (-0,66% alla Borsa di Taipei) sta spostando parte degli ordini su altri impianti, a partire da quelli di Shenzhen. Mentre Apple, in attesa degli eventi, cedeva l’1,30% a ridosso della chiusura di Wall Street.

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