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Brasile, la polizia federale arresta 1.200 bolsonaristi. 46 feriti durante l'assalto, 6 in gravi condizioni

Il Brasile è nel caos. Una crisi annunciata da due mesi ma che ieri è esplosa con migliaia di sostenitori dell’ex presidente Jair Bolsonaro che hanno assaltato i palazzi del potere. Immagini, dalla capitale Brasilia, impressionanti, troppo simili a quelle di due anni fa dell’assalto al Campidoglio negli Stati Uniti.  Le autorità brasiliane hanno iniziato a indagare sul peggior attacco alle istituzioni del Paese da quando la democrazia è stata ripristinata quattro decenni fa, con il presidente Luiz Inacio Lula da Silva che ha promesso di assicurare alla giustizia i responsabili della rivolta. Lo riporta il sito dell’agenzia Reuters.

La polizia federale arresta 1.200 bolsonaristi

Circa 1.200 persone sono state arrestate oggi nell’accampamento montato da oltre due mesi di fronte al quartier generale dell’esercito a Brasilia: lo rende noto GloboNews, precisando che gli arrestati sarebbero legati ai disordini scoppiati ieri all’esterno e all’interno dei palazzi del potere della capitale brasiliana. Secondo il portale, gli arresti sono stati eseguiti dalla polizia federale, in ottemperanza a quanto disposto ieri con decreto dal presidente della Repubblica, Luiz Inacio Lula da Silva. Gli arrestati sono stati portati al quartier generale della polizia federale con almeno 40 autobus.

46 feriti durante l'assalto, 6 in gravi condizioni

Sono almeno 46 i feriti, di cui sei gravi e due che sono stati sottoposti a intervenuti d’urgenza, in seguito ai disordini seguiti all’assalto ai palazzi del potere di ieri a Brasilia da parte dei sostenitori dell’ex presidente Jair Bolsonaro. Lo riferisce l’Ospedale di Brasilia secondo il sito di notizie 20 Minutos.

Corte suprema rimuove il governatore di Brasilia

Il giudice della Corte Suprema Federale Alexandre de Moraes ha ordinato la rimozione del governatore del Distretto federale di Brasilia Ibaneis Rocha per un periodo di 90 giorni. La decisione è arrivata dopo l'invasione degli edifici del Congresso, del Tribunale federale e del Palácio do Planalto, sede della Presidenza della Repubblica del Brasile. Lo riportano i media brasiliani. «La violenta escalation di atti criminali è circostanza che può verificarsi solo con il consenso, e anche l’effettiva partecipazione, dalle autorità competenti per la sicurezza pubblica e l’intelligence», ha affermato Moraes.  Alexandre de Moraes ha affermato che il governatore del Distretto Federale ha ignorato tutte le richieste di rafforzamento della sicurezza avanzate da varie autorità. «Condotta ingannevolmente omissiva del governatore Ibaneis Rocha che non solo ha rilasciato dichiarazioni pubbliche difendendo una falsa 'manifestazione politica libera a Brasilià - anche se tutte le reti sapevano che sarebbero stati compiuti attacchi alle istituzioni e ai loro membri - ma ha anche ignorato tutti gli appelli delle autorità a realizzare un piano di sicurezza analogo a quelli attuati negli ultimi due anni il 7 settembre, in particolare, con il divieto ai criminali terroristi di entrare nella spianata dei Ministeri, avendo rilasciato un ampio accesso», ha detto.

La Chiesa si schiera contro i rivoltosi

Dura presa di posizione della Chiesa brasiliana dopo l’assalto alle sedi dei poteri democratici a Brasilia, i cui protagonisti - chiede - devono essere perseguiti e puniti secondo tutti i rigori della legge. La Conferenza nazionale dei vescovi del Brasile (Cnbb), attraverso i propri profili social, ha espresso la sua «preoccupazione per i gravi e violenti eventi di Brasilia». Di fronte a questa situazione, i vescovi brasiliani chiedono «serenità, pace e l’immediata cessazione degli attacchi criminali contro lo Stato di diritto democratico».
Inoltre, riferisce il Sir, i religiosi chiedono che «questi attacchi siano contenuti immediatamente e che i loro organizzatori e partecipanti siano ritenuti responsabili nella misura massima della legge», sottolineando che «i cittadini e la democrazia devono essere protetti». Diverse organizzazioni ecclesiastiche cattoliche del Paese sono intervenute. «Non possiamo più convivere con l’odio e la violenza propagandati dall’ex Governo federale e da una minoranza di seguaci dell’ex presidente che, con spirito autoritario, cercano di imporre la loro volontà con la forza. In difesa della giustizia e della pace nella società brasiliana, invitiamo tutti gli organismi della società civile, le chiese e le altre espressioni di fede a prendere posizione in difesa della democrazia. Chiediamo anche la solidarietà e il ripudio internazionale, con veementi appelli al rispetto dell’ordine democratico». E’ quanto afferma, in una nota, la Commissione Giustizia e Pace, affiliata alla Conferenza nazionale dei vescovi del Brasile. Secondo l’organismo, «le minacce di questi terroristi erano già note e i loro movimenti di sabato 7 gennaio a Brasilia indicavano già la possibilità degli eventi a cui stiamo assistendo in questa tragica domenica. Pertanto, i responsabili della sicurezza degli edifici pubblici e di garantire la pace a Brasilia - il governatore del Distretto Federale, il segretario della Pubblica sicurezza e il comando delle forze di sicurezza del Distretto Federale - devono essere chiamati a rispondere di questi attacchi alla democrazia e al popolo brasiliano. Per contenere la violenza e ripristinare la pace e l’ordine a Brasilia, è necessario un immediato intervento federale nel governo e nel comando delle forze di sicurezza del Distretto Federale».

ASSALTO AI TRE POTERI

La folla è riuscita a irrompere nel Parlamento sfondando i cordoni di sicurezza e devastando gli arredi. I rivoltosi hanno assaltato anche il palazzo presidenziale Planalto e la sede del Tribunale Supremo Federale che si trovano a due passi, appunto nella Praca dos Tres Poderes. Numerosi video girati dagli stessi manifestanti, pubblicati sui sociali e ripresi dai media, hanno mostrato persone in un’aula del Senato vandalizzata. All’esterno una marea umana con la maglietta della nazionale di calcio o una bandiera nazionale sulle spalle. Con un raid la polizia ha ripreso, poche ore dopo, il controllo della situazione, ma sono state ore di follia.

IL GOVERNATORE DI BRASILIA CHIEDE SCUSA A LULA

Il governatore del distretto federale di Brasilia, Ibaneis Rocha, si è scusato con il presidente Luiz Inacio Lula da Silva per gli atti terroristici che hanno avuto luogo a Brasilia. In un video Rocha ha affermato di aver monitorato il movimento dei bolsonaristi verso Brasilia, ma di essere rimasto sorpreso dalla proporzione degli atti, che hanno portato all’invasione del Palazzo Planalto, del Congresso Nazionale e della Corte Suprema Federale. «Quello che è successo è stato semplicemente inaccettabile» ha detto il governatore. «Non avremmo mai creduto che queste manifestazioni avrebbero preso le proporzioni che hanno avuto. Sono dei veri vandali. Veri terroristi che avranno tutto il combattimento effettivo da fare con me in modo che vengano puniti».

BOLSONARO RESPINGE LE ACCUSE DI LULA E CONDANNA GLI ATTACCHI

"Respingo le accuse, senza prove, a me attribuite dall’attuale capo di Stato del Brasile. Durante tutto il mio mandato, ho sempre rispettato la Costituzione, rispettando e difendendo le leggi, la democrazia, la trasparenza e la nostra sacra libertà». L’ex presidente brasiliano, Jair Bolsonaro, ha così risposto via Twitter, alle accuse arrivate da Brasilia dal Lula subito dopo i violenti attacchi dei suoi sostenitori alle istituzioni brasiliane.
Poi la condanna degli attacchi: «Le manifestazioni pacifiche, sotto forma di legge, fanno parte della democrazia. Tuttavia, i saccheggi e le invasioni di edifici pubblici come avvenuti oggi, così come quelli praticati dalla sinistra nel 2013 e nel 2017, sfuggono alla regola» ha aggiunto l’ex presidente in tweet.

 LA CONDANNA DI LULA CHE RIENTRA E VISITA I LUOGHI DELL’ASSALTO

Il presidente Lula, che al momento dell’attacco si trovava nella città di Araraquara, devastata da un’alluvione, ha tenuto una conferenza stampa in diretta televisiva annunciando di aver decretato un «intervento federale» che pone tutte le forze di sicurezza presenti a Brasilia sotto il controllo di una persona nominata dallo stesso Lula, Ricardo Garcia Capelli, il quale riporta direttamente al presidente e può impiegare «qualsiasi corpo, civile o militare», per il mantenimento dell’ordine. «Quello che hanno fatto questi vandali, questi fanatici fascisti non ha precedenti nella storia del nostro Paese. Chi ha finanziato (queste manifestazioni, ndr) pagherà per questi atti irresponsabili e antidemocratici», ha tuonato il capo dello Stato attaccando anche la «polizia incompetente e in malafede» del Distretto Federale, ovvero di Brasilia. «Troveremo tutti questi vandali e saranno tutti puniti», ha aggiunto Lula, che ha prestato giuramento come presidente solo una settimana fa. «Potete stare certi che non succederà più, scopriremo chi ha finanziato tutto questo», ha concluso prima di lasciare Araraquara.
In serata il presidente brasiliano è tornato a Brasilia e ha visitato i luoghi colpiti dagli attacchi dei bolsonaristi, il Palazzo presidenziale Planalto, la Corte Suprema e il Congresso. Nel tribunale federale il presidente è stato ricevuto dalla presidente Rosa Weber, e dai giudici Dias Toffoli e Luìs Roberto Barroso.

IL MINISTRO DELLA GIUSTIZIA, «BOLSONARO POLITICAMENTE RESPONSABILE"

L'ex presidente brasiliano, Jair Bolsonaro è «politicamente responsabile» degli attacchi alle istituzioni democratiche del Paese. Lo ha affermato il ministro della Giustizia, Flavio Dino. «E' chiaro che la responsabilità politica (di Jair Bolsonaro) è inequivocabile. La responsabilità legale, poi, spetta ovviamente alla magistratura, alla Procura della Repubblica» ha affermato. «Tutti coloro che vogliono polarizzare, istigare la pratica dei crimini, l’estremismo, sono politicamente responsabili, per azione o per omissione» ha aggiunto.

L’EX PRESIDENTE "RIFUGIATO" IN FLORIDA

Bolsonaro è attualmente in Florida dal 30 dicembre scorso, poco prima dell’insediamento di Luiz Inacio Lula da Silva, tenutasi il 1 gennaio. Gli ultimi eventi rischiano di allargare la tensione anche negli Usa che hanno accolto l’ex presidente, sul quale pendono anche inchieste giudiziarie per corruzione. Nella sua casa di Orlando, inaccessibile ai media, non si è visto, Bolsonaro ha preso in affitto un appartamento da un amico, un professionista di arti marziali. L’obiettivo dell’ex presidente è quello di restare in Florida almeno tre mesi. Da quando è arrivato a fine anno, l’ex leader sconfitto alle elezioni è apparso poche volte in pubblico. Tra le sue visite, una nel resort di Mar-a-Lago dal suo amico e sostenitore Donald Trump. E nelle ultime ore dai democratici sono partite richieste di espellere Bolsonaro, e non riconoscergli lo status di rifugiato.

I BOLSONARISTI NON ACCETTANO LA VITTORIA DI LULA

I sostenitori di Bolsonaro non accettano la vittoria di Lula alle ultime presidenziali e già il giorno dopo le elezioni del 30 ottobre si erano accampati davanti al quartier generale dell’esercito. Bolsonaro, che non si è mai congratulato con Lula per la sua vittoria, non ha ancora commentato i fatti. Ha lasciato il Brasile il 30 dicembre scorso per recarsi in Florida disertando la cerimonia del passaggio di consegne con Lula. A novembre suo figlio Eduardo aveva tuttavia pubblicato un video messaggio in cui Steve Bannon, storico consigliere di Donald Trump, esponente dell’ultra destra americana, sosteneva che le elezioni in Brasile erano state rubate e invitava la gente a scendere in piazza. «Sarà molto interessante - aveva detto - vedere come si sviluppa».

LA CONDANNA DI TUTTO IL MONDO

Da Giorgia Meloni a Emmanuel Macron, dalle istituzioni Ue a Joe Biden: un coro di condanne si è alzato contro le violenze in Brasile. «Un attacco alla democrazia» per tutti, «Terribile» ha detto Biden. «La volontà del popolo brasiliano e le istituzioni devono essere rispettate», ha fatto eco il presidente francese. Tra i commenti fa eccezione quello del proprietario di Twitter, Elon Musk: «Spero - ha scritto - che il popolo in Brasile sia in grado di risolvere le questioni pacificamente», una posizione contestata dai suoi follower.(AGI)

 

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