Lunedì 25 Novembre 2024

Governo, l'intervento di Mario Draghi al Senato - LIVE

Quello di questa mattina al Senato è stato un discorso interrotto 18 volte dagli applausi, una volta da un problema tecnico, un’altra da una standing ovation in memoria di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino e ogni tanto da qualche grido di contestazione. Abito scuro, cravatta blu e camicia bianca, il presidente del consiglio Mario Draghi ha tenuto le sue comunicazioni al Senato, parlando per 32 minuti e 17 secondi. Seduto alla sua destra c'era il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, e alla sua sinistra il responsabile della Difesa, Lorenzo Guerini. Il primo inciampo è stato per i due microfoni della postazione del premier, che restituivano all’aula un rimbombo: qualche attimo di incertezza, poi Draghi li ha allontanati l’uno dall’altro e ha potuto proseguire senza intoppi. Alla serie di applausi che ha scandito le comunicazioni, non hanno mai partecipato i Cinque stelle: i senatori del Movimento sono rimasti impassibili, come quelli di FdI, che è all’opposizione. Alla fine, quando l'intervento si è chiuso, anche gli esponenti della Lega sono apparsi piuttosto freddi, con Matteo Salvini che è rimasto immobile. L’applauso più lungo è stato quello rivolto al ricordo dei giudici Falcone e Borsellino, nel trentesimo anniversario della loro scomparsa: l’Aula si è alzata in piedi. Fra le proteste, quella di un senatore del M5s: quando Draghi ha parlato della riforma delle pensioni, gli ha gridato "Un’altra?». La presidente del Senato, Elisabetta Casellati, ha cercato di frenare le intemperanze: «Per cortesia, avete 5 ore e mezzo per poter discutere», ha ammonito i senatori quando Draghi stava concludendo il suo intervento.

"Ricostruire il patto di fiducia"

Una decisione "sofferta ma dovuta" a seguito del "venir meno della maggioranza di unità nazionale" che ha appoggiato questo Governo sin dalla sua nascita. Così il presidente del Consiglio, Mario Draghi, nel corso delle comunicazioni in Senato, spiega le sue dimissioni rassegnate lo scorso 14 luglio, e respinte dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, a seguito del mancato voto di fiducia da parte del MoVimento 5 Stelle. Per Draghi il voto di giovedì scorso ha certificato la fine del patto di fiducia che ha tenuto insieme questa maggioranza. "Non votare la fiducia a un governo di cui si fa parte è un gesto politico chiaro, che ha un significato evidente. Non è possibile ignorarlo, perché equivarrebbe a ignorare il Parlamento. Non è possibile contenerlo, perché vorrebbe dire che chiunque può ripeterlo. Non è possibile minimizzarlo, perché viene dopo mesi di strappi ed ultimatum. L'unica strada, se vogliamo ancora restare insieme - avverte - è ricostruire da capo questo patto, con coraggio, altruismo, credibilità. A chiederlo sono soprattutto gli italiani. La mobilitazione di questi giorni da parte di cittadini, associazioni, territori a favore della prosecuzione del Governo è senza precedenti e impossibile da ignorare".

Appello all’unità nazionale del Capo dello Stato alle forze politiche

L'inquilino di Palazzo Chigi ripercorre la nascita del governo, avvenuta nel febbraio 2021, dopo l’appello all’unità nazionale del Capo dello Stato alle forze politiche: "in questi mesi l’unità nazionale è stata la miglior garanzia della legittimità democratica di questo esecutivo e della sua efficacia. Ritengo che un Presidente del Consiglio che non si è mai presentato davanti agli elettori debba avere in Parlamento il sostegno più ampio possibile. Questo presupposto è ancora più importante in un contesto di emergenza, in cui il Governo deve prendere decisioni che incidono profondamente sulla vita degli italiani. L’amplissimo consenso di cui il Governo ha goduto in Parlamento ha permesso di avere quella "tempestività" nelle decisioni che il Presidente della Repubblica aveva richiesto. A lungo le forze della maggioranza hanno saputo mettere da parte le divisioni e convergere con senso dello Stato e generosità verso interventi rapidi ed efficaci, per il bene di tutti i cittadini".

"Necessario un sostegno convinto all’azione dell’esecutivo"

Il presidente del Consiglio spiega come ora sia necessario un sostegno convinto all’azione dell’esecutivo, "non di un sostegno a proteste non autorizzate, e talvolta violente, contro la maggioranza di governo. L’Italia è un Paese libero e democratico. Davanti a chi vuole provare a sedurci con il suo modello autoritario, dobbiamo rispondere con la forza dei valori europei. L'Unione Europea è la nostra casa e al suo interno dobbiamo portare avanti sfide ambiziose. Dobbiamo continuare a batterci per ottenere un tetto al prezzo del gas russo, che beneficerebbe tutti, e per la riforma del mercato elettrico, che può cominciare da quello domestico anche prima di accordi europei. Queste misure - evidenzia - sono essenziali per difendere il potere d’acquisto delle famiglie, per tutelare i livelli di produzione delle imprese. In Europa si discuterà presto anche della riforma delle regole di bilancio e di difesa comune, del superamento del principio dell’unanimità. In tutti questi campi, l’Italia ha molto da dire - con credibilità, spirito costruttivo, e senza alcuna subalternità. Tutto questo richiede un Governo che sia davvero forte e coeso e un Parlamento che lo accompagni con convinzione, nel reciproco rispetto dei ruoli".

"All'Italia non serve una fiducia di facciata"

"All’Italia - spiega il premier - non serve una fiducia di facciata, che svanisca davanti ai provvedimenti scomodi. Serve un nuovo patto di fiducia, sincero e concreto, come quello che ci ha permesso finora di cambiare in meglio il Paese". Infine, rivolgendosi a tutti i partiti e ai parlamentari, Draghi chiede: "siete pronti a ricostruire questo patto?Siete pronti a confermare quello sforzo che avete compiuto nei primi mesi, e che poi si è affievolito? Siamo qui, in quest’aula, oggi, a questo punto della discussione, perché e solo perché gli italiani lo hanno chiesto. Questa risposta a queste domande non la dovete dare a me, ma la dovete dare a tutti gli italiani", conclude. Nell’evidenziare il lavoro svolto dall’esecutivo, rivolgendosi all’Aula di Palazzo Madama, Draghi sottolinea che il "merito di questi risultati è stato vostro - della vostra disponibilità a mettere da parte le differenze e lavorare per il bene del Paese, con pari dignità, nel rispetto reciproco. La vostra è stata la migliore risposta all’appello dello scorso febbraio del Presidente della Repubblica e alla richiesta di serietà, al bisogno di protezione, alle preoccupazioni per il futuro che arrivano dai cittadini. Purtroppo, con il passare dei mesi, a questa domanda di coesione che arrivava dai cittadini le forze politiche hanno opposto un crescente desiderio di distinguo e divisione. Le riforme del Consiglio Superiore della Magistratura, del catasto, delle concessioni balneari hanno mostrato un progressivo sfarinamento della maggioranza sull'agenda di modernizzazione del Paese. In politica estera - prosegue - abbiamo assistito a tentativi di indebolire il sostegno del Governo verso l’Ucraina, di fiaccare la nostra opposizione al disegno del Presidente Putin. Le richieste di ulteriore indebitamento si sono fatte più forti proprio quando maggiore era il bisogno di attenzione alla sostenibilità del debito. Il desiderio di andare avanti insieme si è progressivamente esaurito e con esso la capacità di agire con efficacia, con tempestività, nell’interesse del Paese".

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