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Vaccino italiano Takis, il volontario Luca Rivolta: "Tutti devono dare una mano"

Si chiama Luca Rivolta, ha 21 anni ed è un cuoco di Monza, il primo volontario ad aver ricevuto all’Ospedale San Gerardo di Monza, la dose iniziale del vaccino tutto italiano contro il Covid-19, ideato da Takis e sviluppato in collaborazione con Rottapharm Biotech. «Sono fiero di aver preso parte ad un progetto così importante e spero di poter dare una mano a tutti avendo testato questo vaccino» ha spiegato Luca, confessando di aver avuto un pizzico di timore, subito superato dalla professionalità dei medici che l’hanno assistito. «Ho deciso di partecipare perché, a mio avviso, in questo periodo tutti devono dare una mano e cercare di limitare i danni e infatti si sono proposte molte altre persone oltre a me - ha detto ancora il giovane -. Al momento mi sento molto bene fisicamente, solo un pò di rossore nel punto in cui sono stato vaccinato all’inizio, ma poi nessun altro problema».

Già  1.200 volontari che si sono fatti

Sono stati 1.200 finora, i volontari che si sono fatti avanti per poter sperimentare questo nuovo vaccino, che per la prima volta in Europa viene somministrato attraverso il dna, utilizzando il sistema dell’elettroporazione, ovvero una lievissima scossa data da una speciale pistola, che permette di rompere il dna, facendo sì che la produzione di proteine e quindi il richiamo di anticorpi sia più rapido.

E' la prima volta che il farmaco viene provato sull'uomo

La Fase 1, quella più delicata in assoluto della fase sperimentale perché è la prima volta che il farmaco viene provato sull'uomo, coinvolgerà 80 volontari sani divisi in 4 gruppi con dosi diverse somministrate con o senza richiamo, mentre in Fase 2 si raggiungeranno fino a 240 soggetti sulle dosi più promettenti. «Lo scopo della Fase 1 è quella di testare la sicurezza del farmaco - spiega la dottoressa Marina Cazzaniga, direttore ricerca Fase 1 dell’Asst di Monza -. Iniziamo con sei soggetti sentinella. Oggi abbiamo testato il primo, lo seguiremo per due giorni e poi mercoledì sera si riunirà il comitato di sicurezza dello studio, analizzerà tutti i dati e, se saranno permissivi, giovedì testeremo il soggetto 2 e il soggetto 3 e via dicendo. Contiamo di concludere la Fase 1 entro il mese di maggio, per poi dare il via alla Fase 2». «Riteniamo che abbia senso partire ora perché questa è una malattia subdola che alza sempre più l’asticella - ha aggiunto il dottor Paolo Bonfanti, primario del Dipartimento Malattie Infettive del San Gerardo -. Questo tipo di vaccino, infatti, può essere aggiornato in base alle diverse varianti in circolazione e inoltre potrebbe anche non richiedere una dose di richiamo».

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