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Eterna giovinezza, un mito tra scienza e... business

In un mondo sempre più ossessionato dal mito dell’eterna giovinezza, va sempre più di moda il ricorso alla chirurgia estetica, un fenomeno sociale che, quando diventa un’ossessione,  mostra le sue conseguenze su volti irriconoscibili e grotteschi.

Non c’è da meravigliarsi, quindi, se la ricerca scientifica sull'invecchiamento negli ultimi anni sia sempre più rilevante, con la nascita di numerose startup biotech. Alcuni ricercatori sostengono che si possa addirittura invertire il processo di senescenza favorendo un impatto significativo sulla durata della vita.

Le imprese più ambiziose sono impegnate nello studio di terapie basate sulla manipolazione genetica o sull'uso di cellule staminali. Nel 2007, all’Università di Kyoto, un team guidato da Shinya Yamanaka ha sviluppato un metodo di riprogrammazione che, grazie a un cocktail di quattro molecole, ha trasformato le cellule adulte mature in cellule staminali simili a quelle di un embrione di pochi giorni.

Partendo da questa scoperta, grazie alla quale Yamanaka ha ricevuto il Premio Nobel nel 2012, gli scienziati provano a riportare l'epigenoma delle cellule a uno stato più giovane, invertendo i segni dell'invecchiamento. Si tratta di una tecnica di riprogrammazione che, applicata agli animali da laboratorio, ha già dimostrato di poter “rinnovare” alcuni dei loro organi. Con epigenoma si definisce l'insieme di modifiche chimiche che nel corso della vita si verificano sul DNA e sulle proteine istoniche che lo avvolgono all'interno della cellula.

La più nota startup del settore, Altos Labs, creata negli Stati Uniti,  ha ricevuto i finanziamenti più ingenti di sempre raccogliendo in pochi mesi 3 miliardi di dollari.

Tra i più celebri scienziati coinvolti, nel ruolo di consulente c’è lo stesso Yamanaka,  mentre tra gli investitori spicca il fondatore di Amazon, Jeff Bezos. La missione ufficiale dell’azienda non sarebbe quella annunciata da numerosi media, ovvero “sconfiggere la morte”,  ma ripristinare la salute e la resistenza delle cellule, inducendo malattie e disabilità a una sorta di “retromarcia”.

Di Altos Labs fa parte anche il gruppo di ricercatori del Salk Institute che l’anno scorso ha sviluppato una nuova e promettente terapia antiaging. I “fattori di Yamanaka” somministrati ai topi anziani,  si sarebbero rivelati un elisir capace di produrre un ringiovanimento senza causare problemi di salute.

Oltre alle grandi aspettative, la nascita di Altos Labs ha suscitato anche scetticismo.  Tra i detrattori c’è chi considerala startup californiana un progetto di alchimia,  simile a quelli che nel Medioevo miravano a trasformare il piombo in oro.

In effetti, le rivendicazioni scientifiche degli esperimenti sui topi,  non sono state del tutto replicabili da altri laboratori. Altri studi stanno esplorando i potenziali benefici della metformina, un comune farmaco antidiabetico, che ha ripetutamente dimostrato di essere associato a una minore mortalità per gli esseri umani.

Ma ancora non è chiaro in che modo questo medicinale possa potenzialmente prolungare la durata della vita.  In un recente articolo, il Financial Times ha notato come i finanziamenti privati superino quelli pubblici in questo ambito. Un dato che pone seri dubbi anche dal punto di vista etico.

I primi a beneficiare di importanti scoperte nel settore sarebbero, infatti, i mega-miliardari del pianeta,  amplificando nel sistema sanitario il divario nella qualità delle cure mediche, ampliando disuguaglianze ed esclusione sociale. Alla base del dibattito bioetico c’è una questione controversa, ovvero, se l'invecchiamento sia una malattia da curare o una condizione universale, risultato normale di processi biologici.

Altro tema rilevante riguarda vantaggi e svantaggi generati dall’aumento dell'aspettativa di vita. Nel corso degli ultimi secoli, la media della longevità globale è passata dai 30-40 anni per arrivare, secondo l’Onu a oltre 77 entro il 2050. C’è chi ritiene che un’impennata dell'estensione della vita porterebbe a un aumento eccessivo della popolazione globale e a seri rischi sociali ed economici.

Si assisterebbe, soprattutto, a una pressione crescente sulle risorse naturali e a una richiesta smisurata di servizi sanitari e di assistenza agli anziani.

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