Gianluca Vialli se n'è andato nel giorno dell’Epifania, a 58 anni, in una clinica di Londra, lontano dai clamori del mondo del calcio che ha amato e del quale è stato protagonista assoluto, fra gli anni '80 e '90. Prima che il tumore lo mettesse ko, ha vinto tutto quello che poteva.
Nato a Cremona il 9 luglio 1964, il suo talento, la gioia che trasmetteva fuori dal campo hanno segnato un’epoca. Così come la sua amicizia con l’attuale ct dell’Italia, Roberto Mancini. Loro due, assieme a un "gruppo di amici", hanno issato la Sampdoria di Paolo Mantovani (per Gianluca un secondo padre) sul tetto del campionato di Serie A e non solo: le hanno permesso di arrivare un minuto dalla Coppa dei Campioni, vinta a Wembley dal Barcellona grazie a un siluro sparato da Ronald Koeman su punizione. E dire che, in quella sera londinese, Vialli fu più volte a un passo dal vantaggio, graziando il portiere Zubizarreta. Eroe di un calcio senza tempo, icona di spensieratezza e enorme simpatia, poi di eleganza; quell'accuratezza nel vestire, quel suo sapersi mostrare con classe e stile, gli hanno fatto meritare il soprannome di lord del calcio. Nella sua formazione ha influito anche l’ironia di un personaggio assolutamente sopra le righe - dissacrante e carismatico - come Vujadin Boskov.
Grande esuberanza fisica, tecnica, corsa e grandissime capacità balistiche. Grande attaccante d'area di rigore, rimarranno indelebili le sue rovesciate. Indimenticabile quella di Cremona, in casa della Cremonese la sua ex squadra: era il 23 ottobre del 1994 quando la Juve sbanca lo "Zini" grazie ad una magica rovesciata del bomber bianconero: cross dalla destra per Ravanelli, Penna Bianca la spizzica di testa e diventa un assist per Vialli che si coordina in elevazione trovando uno spettacolare gol in rovesciata con l'aiuto della traversa.
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