Dopo l'uragano Spalletti non era facile ripartire. Perché nel calcio, come nella vita, ripetersi è un lusso. Specie per un popolo come quello partenopeo che era riuscito a cucirsi il Tricolore sul petto dopo 33 anni di spasmodica attesa. Che sarebbe stato complicato concedere il bis è stato evidente sin dal giorno dopo dell'addio dell'attuale ct della Nazionale. Nessuno, però, poteva minimamente immaginare che il Napoli sprofondasse così in basso in classifica, vivendo una delle stagioni più complicate dell'era De Laurentiis in serie A, lontanissimo dal primo posto e a debita distanza anche dalla zona-Coppe europee. Il tutto alla vigilia, o quasi, del proibitivo impegno di Champions contro il Barcellona. Ecco perché il patron ha scelto di cambiare per la seconda volta in stagione: via Mazzari, che già aveva rimpiazzato Rudi Garcia, riuscendo addirittura a peggiorare il misero bottino (specie se rapportato a quanto collezionato, appena un anno fa, dal gruppo di Spalletti) conquistato dal tecnico francese.
Un vibonese per il Napoli... dopo il cosentino
A guidare il Napoli per l'ultimo scorcio di stagione (ancora carico di obiettivi: andare più avanti possibile in Champions e conquistare il quarto posto in campionato o quanto meno conquistare la qualificazione diretta in Europa League), sarà un calabrese, ovvero il vibonese Francesco Calzona, tecnico della Slovacchia dei miracoli che porterebbe in dote anche un figliol prodigo del calibro di Marek Hamsik (entrerebbe nello staff tecnico). Già, un vibonese, a testimonianza del debole di De Laurentiis per i calabresi, dato che il dopo Giuntoli, ds dello Scudetto andato alla Juve, era proseguito con il cosentino Mauro Meluso. La riscossa del Napoli passerà anche da due uomini del Sud, di un Sud ancora più profondo della Campania.
Caricamento commenti
Commenta la notizia