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Truffe e pedofili, con il Covid crescono le trappole online

Nel 2020 della Polizia postale anche lotta a jihad e sextortion

Dai siti e-commerce che promettevano la vendita di mascherine, guanti e igienizzanti inesistenti, alle intrusioni di pedofili nelle "aule virtuali", passando per le finte raccolte fondi a favore degli ospedali: l’emergenza coronavirus ha aperto nuove frontiere al crimine su internet, come emerge dall’annuale bilancio dell’attività della Polizia postale, che ha affrontato 98mila casi di truffe online, assistendo fra l’altro a un aumento del 110% dei reati relativi allo sfruttamento sessuale e dell’adescamento di minori online. Si contano 69 arresti e 1.192 persone denunciate nella lotta a questo fenomeno, in cui Polizia postale sottolinea il proprio "ruolo centrale» attraverso il Centro nazionale per il contrasto alla pedopornografia online.

Dall’inizio della pandemia, il monitoraggio della rete si è intensificato e sono venute a galla nuove trappole. Da quando sono state chiuse le scuole ed è stata avviata la didattica a distanza, molteplici sono state le segnalazioni di intrusioni non autorizzate nelle piattaforme dedicate alla formazione degli studenti. E il controllo sulle app di messaggistica istantanea ha individuato la presenza di gruppi dedicati.

Ormai un "classico" delle truffe, il falso trading online ha portato 358 casi all’attenzione della Polizia postale, con oltre 20 milioni di euro di danno. Sono significativi anche i dati di altri fenomeni come il revenge porn (126 casi e 59 denunciati), la diffamazione online (2.234 casi e 906 denunciati), lo stalking (143 casi, 7 arresti e 73 denunce) e la cosiddetta "sextortion" (636 casi una persona arrestata e 36 denunciate). Sul fronte terrorismo, sono circa 36mila gli spazi web monitorati nel 2020 per contrastare il proselitismo e prevenire i fenomeni di radicalizzazione, e sono stati rimossi diversi contenuti inneggianti alla jihad.

Nell’ultimo anno sono proseguite le attività nei tavoli di lavoro internazionali contro il cyberterrorismo, con il coordinamento di Europol e il coinvolgimento di tutte le forze dell’ordine degli Stati membri, nonché dei principali Internet Service Provider. Fra questi, Telegram ha ricevuto la maggior parte delle richieste di rimozione, e ha allontanato dalla piattaforma una parte significativa degli attori chiave nella rete di diffusione della propaganda dello Stato islamico. Particolarmente complessa, nota la Polizia postale, è stata l'attività di indagine sull'hate speech, grazie a numerose segnalazioni di utenti attraverso il Commissariato di Polizia online, e a un monitoraggio delle piattaforme social, con particolare attenzione per le intimidazioni ai giornalisti.

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