Il fondatore di BionTech, Ugur Sahin, IL ricercatore tedesco di origine turca che ha creato il vaccino Pfizer, si è detto fiducioso che il suo siero sia efficace contro la variante indiana.
Oms: variante indiana rilevata in almeno 17 Paesi
La variante cosiddetta indiana del virus del Covid-19 è stata sequenziata in almeno 17 Paesi in tutto il mondo, fra cui l’Italia, seco ndo quanto rivelato dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) nel suo bollettino settimanale sulla pandemia. La mutazione del virus che sta flagellando con un impeto finora sconosciuto l’India, detta anche variante B.1.617, è stata rilevata in oltre 1.200 sequenziamenti caricati sulla banca dati internazionale Gisaid, ricorda l’Oms. I Paesi dove è stata rilevata con più frequenza, India, Stati Uniti, Regno Unito e Singapore. ma anche in Belgio, Svizzera, Grecia e Italia.
Variante indiana, Zehender: ipotesi che la mutazioni "collaborino"
E’ un’ipotesi «valida», ma che comunque «va dimostrata», quella secondo cui la variante indiana del virus SarsCoV2 più diffusa, la B.1.617, abbia due mutazioni che interagiscano fra loro sulla proteina Spike con la quale il virus aggredisce le cellule. Lo ha detto all’ANSA Gianguglielmo Zehender ordinario di Igiene dell’Università Statale di Milano. «Al momento non sappiamo quale delle due varianti indiane del virus SarsCoV2 sia presente in Italia: se la B.1.617, nota per essere la più frequente e che è stata isolata anche in altri Paesi europei e in Stati Uniti, oppure la B.1.618, meno diffusa», ha osservato il ricercatore. Delle tre "versioni" finora note della variante B.1.617 (ossia B.1.617.1, B.1.617.2 e B.1.617.3) Soltanto la 1 e la 3 hanno la doppia mutazione e sono di conseguenza, al momento, delle "sorvegliate speciali". «La variante B.1.617 è ancora sottoposta a indagini e si può ancora dire molto poco in relazione alla sua trasmissibilità e agli effetti che su di essa hanno i vaccini.
Sappiamo che circa il 70% delle sequenze genetiche del virus sarsCoV2 caratterizzate finora in India si riferiscono a questa variante, ma è anche vero che questo dato non significa molto, visto che le sequenze ottenute in India sono poche: appena un migliaio su 4 milioni di casi". Se la "collaborazione" fra le due mutazioni fosse confermata, «non sarebbe il primo esempio né l’ultimo di mutazioni che interagiscano fra loro a favore del virus: Certamente preoccupano di più, ma al momento non è che un’ipotesi valida, da dimostrare». Occorre «cautela», ha detto ancora Zehender: «di varianti ne arriveranno ancora altre, Il problema è che dove c'è una vasta diffusione del virus, continueranno a prodursi nuove varianti: è da stabilire se le varianti compaio perché il virus circola molto o se il virus circola molto perché è comparsa una nuova variante: serviranno altre indagini. L’importante - ha concluso - è vaccinare il più possibile per ridurre al minimo le possibilità del virus di variare».
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