
"Sono stata vittima di una diffamazione senza precedenti. Il mio nome, accostato all'istigazione e alla giustificazione della violenza sulle donne. Tutti coloro che si sono resi protagonisti di questa palese falsità ne risponderanno in tribunale. Non posso accettare una simile aggressione completamente ingiustificata e superficiale. Aspetto le scuse dei rappresentanti delle istituzioni che non si sono documentati sui fatti prima di emettere sentenza via web. Continuerò a porre domande, anche scomode, perché è il mio mestiere. Ma non accetterò diffamazioni, da qualunque parte siano arrivate. La diffamazione è un reato e io credo nella giustizia". E' la replica sui social di Barbara Palombelli dopo le polemiche scatenate dalle sue parole sui femminicidi durante la puntata de Lo Sportello di Forum su Rete4.
La giornalista ieri era intervenuta anche Quarto Grado sempre su Ret4 per chiarire il suo pensiero: "Chiedo scusa se qualcuno sentendo quella frase ha pensato che potessi essere complice di chi commette un delitto, ma il mio era un discorso diverso" ha detto. "Sono sempre stata in prima linea - ha aggiunto - contro la violenza sulle donne. Lo dice la mia storia personale, ho portato anche a casa mia figli oggetto di violenza. Essere messa tra le persone che giustificano la violenza mi ha provocato grande malessere. Abbiamo spiegato come disinnescare la rabbia, ma nessuna rabbia può giustificare un omicidio".
"Non esiste alcuna giustificazione a un femminicidio - ha proseguito Palombelli a Quarto Grado - ma dobbiamo fare tutti un passo avanti e capire come disinnescare la violenza prima che diventi un femminicidio. Dobbiamo parlare per prevenire i comportamenti. Se qualcuno ha pensato di montare una tempesta mediatica contro di me io sono pronta a rispondere con la mia storia".
1 Commento
Pasquale D'Aiuto
20/09/2021 11:39
LA PALOMBELLI HA TOPPATO, EVVIVA LA PALOMBELLI Di Pasquale D’Aiuto, Avvocato. Diciotto settembre venti ventuno. "Qui parliamo della rabbia tra marito e moglie ... A volte, però, è lecito anche domandarsi: questi uomini erano completamente fuori di testa, completamente obnubilati oppure c’è stato anche un comportamento esasperante e aggressivo anche dall’altra parte?". Premessa: Barbara Palombelli ha fatto una cazzata. Perché ha sbagliato le parole, certo (e aggiungo: #graziealca’). Ma anche perché il proscenio di Forum (!) era terribilmente inadatto e perché il tema non era propriamente il femminicidio. Soprattutto, ha sbagliato perché è inciampata in un errore imperdonabile per chiunque, soprattutto se personaggio pubblico (ed invidiato) e se mai coinvolto in scandali: ha osato non limitarsi a perpetuare la vulgata pro o contra un argomento assai sensibile. Ha osato ragionarci su. Ha osato parlare per comprendere il fenomeno, sebbene (ovviamente!) non per giustificarlo. Apriti cielo! Quanti ne abbiamo, di argomenti tabù? Così, a mente: la pedofilia (“Linciamoli! Salviamo i nostri bambini!”); l’Olocausto (“Sei milioni di ebrei… maledetti nazisti!”); il fascismo (“Ha fatto le bonifiche!” ma anche “ha perseguitato gli ebrei e ci ha condotto alla guerra”); il femminicidio, appunto. Cosa vi devo dire, da uomo? Devo, forse, dichiarare al mondo il mio totale, incondizionato appoggio alla causa, la mia sensibilità per questa piaga terribile che non accenna a placarsi, la comprensione del fatto che non possa parlarsi di semplice omicidio, perché intimamente legato al rapporto uomo-donna? Beh: fatto. Ciò precisato, chiedetevi: secondo voi, la Palombelli è una irriducibile maschilista aguzzina del proprio genere oppure sta, semplicemente – sebbene con una goffaggine pressoché imperdonabile – tentando di comprendere cosa diavolo conduca un uomo a porre fine alla vita della donna che afferma di amare?! E allora io sono pedofilo, antisemita, fascista ed assassino. E sapete perché? Perché oso, qui ed ora, dire – per esempio – che l’educazione sentimentale delle persone, sin da bimbi, deve essere tale da consentire a quei bimbi, quando adulti, di comprendere verso chi indirizzare le proprie, legittime aspirazioni sessuali – e forse contribuiremo ad evitare la pedofilia, al netto delle malattie mentali; che gli ebrei vennero, nel corso della Storia, tragicamente più volte perseguitati (ricordate il 1492 – sì, proprio l’anno della scoperta dell’America! – e i re cattolici Ferdinando e Isabella di Spagna, quando moltissimi ebrei scacciati si rifugiarono nell’Impero ottomano?), per cui l’avversione disumana nei loro confronti deve avere delle (orribili ma ben materiali, non solo religiose!) ragioni, che una mente critica deve provare a comprendere (non a giustificare, e #arigraziealca’!) per evitare che accada in futuro con quel popolo oppure con altri sventurati come loro. Che il fascismo è stato un fenomeno storico originato da una determinata situazione civile e politica e non da un singolo uomo malvagio, per cui bisogna prevenire si ripresenti disinnescandone i prodromi; che i fascismi sono tanti e ne abbiamo molti, piccoli o grandi, sotto i nostri occhi; che in guerra l’Italia non voleva andarci perché non aveva i mezzi (ricordate la “Lista del molibdeno” nel 1939?) ma si ritrovò compromessa dal proprio recente passato e dalla rapidità dei fatti. E sì, oso convenire con la Palombelli (leggetevi la sua lucida, perfetta precisazione dopo le polemiche delle #animebelle), che il rapporto tra un uomo ed una donna legati sentimentalmente deve essere basato su specifici, quotidiani, ponderati contegni reciproci che puntino ad evitare quelle agghiaccianti reazioni che, troppo spesso, accadono persino in contesti definibili “normali”. Che bisogna evitare la “esasperazione”, che è necessario imparare a fermarsi un attimo prima. Noi abbiamo bisogno di persone che pongano interrogativi scomodi, di kamikaze dell’informazione, di pensatori in buona fede che mettano in giuoco se stessi. E poi, certo, abbiamo bisogno di divulgatori del buon Verbo: un pedofilo è un mostro da bandire dal consesso civile, l’Olocausto è una immane tragedia che oscura qualsiasi attribuzione virtuosa dell’essere umano, il fascismo non fu una cosa buona e, appunto, il femminicidio non è mai, e dico mai, giustificabile. Ma da comprendere, sì! Sennò, non intendiamo mica venirne a capo. Almeno, non realmente. Oh, e poi certo: di anime belle e di vulgate acritiche ne abbiamo, francamente, abbastanza, grazie.