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Shock in centro a Roma dopo l'assalto alla Cgil. I negozianti: "Covid e cortei, non si lavora più"

Lo shock è stato forte: centinaia di romani e turisti asserragliati nei negozi per ore, saracinesche abbassate, l’odore acre dei lacrimogeni e dei fumogeni tra i vicoli, monopattini, biciclette e resti dei cantieri stradali lanciati contro le forze di polizia e poi abbandonati sull'asfalto.

Il giorno dopo gli scontri che hanno tenuto in ostaggio il centro storico di Roma, le vie dello shopping sono tornate ad affollarsi di migliaia di persone che hanno approfittato della giornata di sole per concedersi una passeggiata all’aria aperta. Compresi i partecipanti alla 'Race for the cure', la tradizionale corsa per la lotta ai tumori al seno.

Ma nessuno ha dimenticato le immagini di ieri e la paura accumulata in un lunghissimo pomeriggio, soprattutto tra i commercianti della zona. «Sono state scene incredibili, sfrecciavano blindati, c'erano gli idranti e volava di tutto - ha raccontato Massimo, titolare di un negozio di scarpe in via del Corso - I clienti erano terrorizzati. Li abbiamo riparati all’interno del negozio fino a quando non è tornata la calma. Tra Covid e manifestazioni qui in centro non si lavora più».

D’accordo Diego, che ha una boutique di abbigliamento sulla stessa strada. «Ormai siamo abituati, qui si lavora un sabato al mese - ha detto - ieri ho dovuto chiudere alle 18, due ore prima dell’orario. Ho avuto un danno stimato di circa duemila euro, orientativamente ho incassato un 10 per cento in meno del solito». Diego però comprende le ragioni di chi è sceso in piazza. «Non giustifico la violenza - ha proseguito - ma capisco la rabbia. Non si può chiedere il Green pass per andare a lavoro. Si guardi ad altri paesi Europei».

Non danno giustificazioni ai responsabili delle violenze, invece, Orlando e Patrizia che attraverso le loro vetrine hanno visto gli scontri in tempo reale. «Ci siamo dovuti chiudere nei negozi e accogliere i passanti impauriti - hanno raccontato - ci hanno tenuto in ostaggio per ore. Non è una cosa possibile. Sembrava una guerra: tra fumogeni, blindati, lacrimogeni e urla 'assassinì. Abbiamo dovuto abbassare le serrande a metà del pomeriggio. Chi ci ripaga dei danni subiti? Noi chiediamo solo di poter lavorare».

E seduti ai tavolini dei bar del centro stamattina c'erano tanti turisti in vacanza nella città eterna. Tra loro Marco e Federica, due giovani arrivati venerdì da Ravenna. «Ieri pomeriggio eravamo in uno store quando è arrivato il corteo e ci sono stati gli scontri - hanno ricordato- siamo letteralmente scappati in albergo. Sembrava di essere in un film. Ci siamo spaventati moltissimo. Stamattina prima di tornare in centro ci siamo informati sulla possibilità di ritrovarci nel mezzo di altre manifestazioni». Ma c'è anche chi non ha avuto paura. «Io ieri ero a via del Corso quando è arrivato il corteo - ha detto una studentessa universitaria mostrando una foto scattata con il cellulare - non ho avuto timore. Credo sia importante dare a tutti la possibilità di manifestare le proprie idee». Accanto a lei Giacomo, un commesso. «C'erano tante persone che hanno continuato a fare shopping nel negozio dove lavoro come se nulla fosse - ha affermato - In questo senso possiamo dire che siamo diventati una città europea».

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