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Ucraina, Putin riconosce le due repubbliche separatiste e invia truppe. Pronte sanzioni Usa e Ue

Con una mossa a sorpresa, ieri il presidente russo Vladimir Putin ha dapprima annunciato il riconoscimento dell'indipendenza delle autoproclamate repubbliche separatiste di Donetsk e Lugansk, per poi ordinare l'invio di truppe nella regione del Donbass con lo scopo, è la versione del Cremlino, di "assicurare la pace".

"Non abbiamo paura della Russia", la replica del presidente ucraino, Volodimyr Zelensky, che in un discorso alla nazione ha ribadito che gli ucraini non cederanno "un solo pezzo" del Paese. Gli Usa, intanto, hanno spostato per la notte i propri diplomatici in Polonia per motivi di sicurezza.
Il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov è ancora pronto a incontrarsi con il segretario di Stato Usa, Antony Blinken, dopo la decisione del presidente russo Vladimir Putin di inviare truppe nelle due regioni separatiste ucraine: lo ha reso noto la portavoce del ministero degli Esteri, Maria Zakharova. "Anche nei momenti più difficili... noi diciamo: siamo pronti alle trattative", ha detto Zakharova in dichiarazioni trasmesse su Youtube. Come è noto, un incontro tra Blinken e Lavrov è previsto per giovedì a a Ginevra.
E intanto, fa sapere l’Alto Rappresentante per la Politica Estera Ue, Josep Borrell arrivando a Parigi al Forum per la Cooperazione Indo-Pacifica, «Oggi pomeriggio adotteremo le prime sanzioni» nei confronti di Mosca.  . "Un Consiglio degli Affari Esteri informale si terrà dopo questo Forum», ha annunciato Borrell dicendosi «certo del voto unanime" dei Paesi membri. Parallelamente, alle 9.30 a Bruxelles avrà inizio la riunione degli ambasciatori dei 27 Paesi membri che avrà sul tavolo proprio il dossier sanzioni dopo il riconoscimento da parte di Mosca delle regioni separatiste di Donetsk e Lugansk.

Precipita drammaticamente la crisi in Ucraina

Con una mossa a sorpresa, il presidente russo Vladimir Putin ha dapprima annunciato il riconoscimento dell’indipendenza delle autoproclamate repubbliche separatiste di Donetsk e Lugansk, per poi ordinare l’invio di truppe nella regione del Donbass con lo scopo, è la versione del Cremlino, di «assicurare la pace». Le speranze di una soluzione diplomatica fiorite durante la notte tra domenica e lunedì sono dunque svanite come un sogno alla luce del giorno. A dissiparle i colpi di artiglieria che sono ripresi di buon mattino e il durissimo fuoco di sbarramento di dichiarazioni ostili che si è alzato da Mosca, culminato in serata con l’annuncio di Putin. Al termine di un lunghissimo discorso tv alla nazione, il capo del Cremlino ha firmato il decreto di riconoscimento delle entità filo-russe con al fianco i capi dei due "Stati" ribelli, scatenando la condanna di tutti i leader occidentali. Il presidente Usa Joe Biden ha chiamato subito dopo il cancelliere tedesco Olaf Scholz e il presidente francese Emmanuel Macron. Gli Stati Uniti hanno già annunciato le prime sanzioni su investimenti e commercio nel Donbass, alle quali se ne aggiungeranno ovviamente altre. L’Unione europea si appresta a farlo domani, con il presidente di turno Macron che per il momento ha parlato di misure «mirate». Anche Londra, ha fatto sapere la sua ministra degli Esteri Liz Truss, annuncerà domani un’ulteriore stretta verso la Russia.

Il ministro della Difesa di Kiev ai soldati: avremo perdite ma vinceremo

«Ci attendono prove difficili. Ci saranno perdite. Dovremo attraversare il dolore, superare la paura e la disperazione. Ma vinceremo senza dubbio, siamo sulla nostra terra». Così il ministro della Difesa Oleksiy Reznikov si è rivolto all’esercito ucraino. L’Ucraina esige "severe sanzioni" contro la Russia, ha aggiunto. Il Cremlino vuole "resuscitare l'Urss".

Parlamento Lugansk approva accordo con Russia

Il Parlamento della Repubblica popolare di Lugansk ha ratificato oggi l’accordo di amicizia, cooperazione e mutuo soccorso con la Russia: lo riporta un giornalista dell’agenzia russa Tass presente alla sessione. La ratifica è stata approvata all’unanimità da 46 legislatori sui 46 presenti alla speciale sessione plenaria. La prima lettura è stata subito seguita dalla seconda ed ultima lettura.

La Germania sospende l'autorizzazione del gasdotto Nord Stream 2

«Alla luce delle ultime azioni della Russia la certificazione per l’avvio della pipeline Nord Stream 2 non potrà essere data». Lo ha detto a Berlino Olaf Scholz, aggiungendo che verranno discusse con gli altri alleati, anche gli Stati Uniti, le sanzioni: «Per quanto riguarda la situazione attuale, per Nord Stream 2 ho chiesto al ministero per l’Energia di avviare le procedure perchè non venga emessa la certificazione per l’avviamento della pipeline». Rispondendo poi ad una domanda in merito, il cancelliere tedesco ha sottolineato che la Germania «ha deciso di ridurre la propria dipendenza dal gas» come fonte energetica.

 

 

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