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Il femminicidio di Giulia Cecchettin: l'auto di Filippo Turetta individuata in Austria

Filippo Turetta

La Punto nera di Filippo Turetta è stata localizzata in Austria nella giornata di domenica 12 novembre e non in quella di mercoledì 15: è quanto precisano fonti investigative sottolineando che l’auto è stata immortalata dai sistemi di controllo stradale non solo a Lienz, nel Tirolo orientale, ma anche in Carinzia. Non ci sarebbero invece, per il momento, elementi che provino il suo ritorno in Italia.

Da Vigonovo all'Austria, le tappe della fuga

Da Vigonovo a Lienz. Dal Veneto all’Austria, passando per il lago di Bracis, in Friuli Venezia-Giulia, dove è stato trovato il cadavere della sua ex fidanzata, Giulia Cecchettin. La fuga di Filippo Turetta è stata immortalata dalle telecamere delle strade percorse alla guida della sua auto.

Per una settimana intera la targa della Grande Punto nera ha fatto il giro di social e televisioni, in un accorato appello globale a segnalare la presenza del mezzo a chiunque lo riconoscesse. L’ultimo frame è arrivato dall’Austria dove domenica scorsa i sistemi di controllo stradale hanno fotografato il passaggio della Grande Punto a Lienz e in Carinzia.

Al momento non ci sono elementi del rientro in Italia. La fuga del presunto omicida è partita da Vigonovo, il paesino a due pasi da Padova dove sabato scorso le telecamere di un’azienda hanno registrato l’aggressione contro Giulia che prima cerca di fuggire e poi viene caricata con violenza all’interno dell’auto. Per ricostruire il tragitto percorso da Turetta sono stati fondamentali i video delle telecamere del Piancavallo, in provincia di Pordenone, che hanno immortalato il veicolo nella notte tra sabato e domenica.

L’ingresso in territorio friulano è avvenuto dalla zona di confine con il Veneto, a Caneva. Pochi minuti dopo, il passaggio dell’utilitaria è stato registrato dai dispositivi di lettura targhe di Polcenigo. Il veicolo ha proseguito poi fino ad Aviano, per risalire agli oltre mille metri della stazione turistica del Piancavallo. Da lì, seguendo una strada secondaria - e poco conosciuta, la direttrice tramite Montereale Valcellina, la più consigliata dai navigatori satellitari - l'auto è scesa a Barcis, percorrendo l’arteria lungolago e poi transitando lungo l’intera Valcellina, passando per Claut e Cimolais.

C'è poi una registrazione in uscita dalle gallerie del Vajont, tra Erto e Casso e Longarone, in provincia di Belluno. Questa è una zona particolarmente impervia caratterizzata da burroni di notevole altezza. Da quelle località la Grande Punto è tornata in Veneto per proseguire nel Bellunese tanto che viene segnalata domenica mattina alle 9.07 tra Cortina e Dobbiaco, nella zona delle Dolomiti di Sesto.

Lo stesso giorno il mezzo è segnalato in Austria in direzione della Carinzia. Gli investigatori stanno cercando di capire per quale ragione l'auto - che non è stata ancora trovata - abbia scelto un itinerario piuttosto "insolito" e tortuoso per raggiungere la zona del Bellunese da Vigonovo. Se la meta fosse stata chiara sin da subito, infatti, invece di proseguire verso Caneva l'utilitaria, in pochissimi minuti, e viaggiando comodamente in autostrada, avrebbe raggiunto la medesima località in meno della metà del tempo impiegato.

I genitori di Filippo: consegnati e spiega cosa è successo

«Filippo, consegnati alle forze dell’ordine, così puoi spiegare cos'è successo». È il messaggio che la famiglia Turetta ha fatto lanciare attraverso il legale, Emanuele Compagno, al figlio in fuga da 7 giorni, ora accusato dell’omicidio di Giulia Cecchettin. «Quando ho detto ai Turetta del ritrovamento del corpo di Giulia gli è crollato loro il mondo addosso " ha aggiunto l’avvocato sottolineando che i familiari hanno espresso vicinanza alla famiglia di Giulia. "Sono molto scossi e provati. È un dramma che non si aspettavano, non avrebbero mai immaginato queste accuse nei confronti del figlio».  Cosa sia accaduto, ha poi aggiunto il legale a "La vita in diretta" su Rai1, i genitori «non se lo sanno spiegare. Io gliel'ho chiesto, conoscendo il ragazzo cosa presumono possa essere successo nella sua testa, però loro non si sanno spiegare, e sono totalmente increduli».

«Dicono: "Il nostro Filippo noi l’abbiamo conosciuto per un ragazzo totalmente diverso rispetto a quello che può emergere da questo episodio" - ha riferito Compagno - e non riconoscono nemmeno in questo comportamento nulla che possa essere in qualche maniera avvicinabile a Filippo, a quello che avevano sempre conosciuto». Il legale ha poi sottolineato che anche per loro la morte di Giulia «è una perdita enorme. Per questo esprimono tutta la loro vicinanza, la loro solidarietà, il loro affetto a questa famiglia che ha subito questo dramma, che è un dramma comune». Compagno ha infine ribadito che in vista della laurea di Giulia, Filippo «non viveva questa laurea con apprensione, con paura».

 

«E' chiaro che prima o poi verrà ritrovato, è molto meglio che nel suo interesse si consegni». Lo ha detto ad Antenna 3 del Veneto il Procuratore della Repubblica di Venezia, Bruno Cherchi su Filippo Turetta, indagato per la morte di Giulia Cecchettin.

«Ciò che ha cambiato l’impostazione dell’indagine - ha spiegato - è il ritrovamento del corpo; quindi adesso faremo tutti gli accertamenti del caso, sarà disposta un’autopsia per accertare esattamente le cause della morte e quindi quegli accertamenti che sono "tutelati" ed è in questo quadro che ritengo opportuno che ci sia una sua versione dei fatti». Quanto ai reperti trovati nel luogo dell’aggressione, Cherchi non entra nel merito.

«Dobbiamo accertare se e a cosa sia servito - ha detto riferendosi al ritrovamento di nastro adesivo - è stato trovato per terra vicino a dove c'era il sangue ma potrebbe essere del tutto non collegabile alle nostre indagini».

«E' necessario che si facciano gli accertamenti con il Dna - ha spiegato Cherchi - per vedere la compatibilità. Bisogna avere la pazienza di accertare esattamente come sono andati i fatti e quindi anche le modalità del posizionamento della ragazza nell’auto». Anche perché finora tutte le attività «erano dirette alla ricerca, perché si pensava e si sperava che i ragazzi fossero insieme e fossero vivi seppur con un certo coartamento nel trasferimento e nella fuga». Ma ora, aggiunge il procuratore, «le cose sono cambiate e quindi anche l’ottica con cui si guardano tutti gli elementi è cambiata. Su questi particolari è necessario vedere con calma le immagini, che non è che non siano state viste. Ma adesso ripercorreremo tutti gli elementi con i tecnici, medici legali e Carabinieri dei Ris, che faranno gli accertamenti e in non molto tempo si potrà avere un quadro se non definitivo, più completo».

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