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Ancora un femminicidio: donna strangolata in casa a Roma. Confessa il marito: "Se lo meritava"

Un nuovo, l’ennesimo, femminicidio. Una donna di 75 anni, Lucia Felici, è stata uccisa dal marito, 82enne, a Castelnuovo di Porto, centro a pochi chilometri da Roma. L’uomo ha confessato nel corso dell’interrogatorio davanti ai carabinieri che lo avevano trovato all’interno della abitazione, seduto, a pochi metri dal cadavere della donna in evidente stato confusionale. L’82enne è stato portato in caserma e rispondendo alle domande del pm della procura di Tivoli ha ammesso le sue responsabilità, di avere ucciso la moglie strangolandola al culmine dell’ennesima, violenta, lite.

Nei suoi confronti è quindi scattata l’accusa di omicidio volontario aggravato dal vicolo coniugale. Ad allertare le forze dell’ordine, intorno alle 7.30 di venerdì mattina, è stata una vicina di casa che aveva sentito la donna gridare, forse nel disperato tentativo di chiedere aiuto e salvarsi dall’aggressione dell’uomo. Il femminicidio di Castelnuovo arriva ad appena tre giorni di distanza da quanto avvenuto a Fonte Nuova, sempre in provincia della Capitale, dove Annarita Morelli, 72 anni, è stata uccisa con un colpo di pistola esploso in strada dal marito, Domenico Ossoli, 73 anni, da cui si stava separando.

Venerdì, nel corso dell’interrogatorio di convalida, l’uomo si è avvalso della facoltà di non rispondere. Il gip ha emesso nei suoi confronti una ordinanza cautelare in carcere in cui si contesta anche l'aggravante della premeditazione. Secondo quanto accertato dai pm, coordinati dal procuratore Francesco Menditto, Ossoli già il 4 agosto, due giorni prima dell’agguato mortale, aveva maturato la decisione di uccidere la moglie.

La donna, nel tentativo di allontanare l’uomo che la controllava in modo ossessivo tanto da installare di nascosto un gps sull'auto di lei, gli aveva riferito, mentendo, di avere una altra relazione sentimentale.

Nell’ordinanza cautelare il gip parla di «enormità del gesto» e «della fredda e lucida determinazione che ha sorretto il procedimento volitivo: Ossoli - scrive il giudice - ha evidentemente accumulato nei riguardi della vittima una carica di violento e rabbioso risentimento» che è «esplosa il 6 agosto quando l’indagato è partito dalla sua abitazione di Norica «portando con sé la pistola carica con il chiaro intento di uccidere la Morelli». Ossoli, conclude il gip, «non intendeva 'perdere' il controllo sulla vita, l’autonomia e l’indipendenza della donna» e l’unico modo per «punirla era togliendole la vita». Agli inquirenti, subito dopo l’omicidio, l’uomo si è limitato a dire: «Se lo meritava».

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