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La morte di Francesca Deidda fu femminicidio, il marito Igor Sollai confessa in carcere

Francesca Deidda

Arriva dopo una carcerazione iniziata l’8 luglio scorso la confessione di Igor Sollai, autotrasportatore di 43 anni, unico indagato dalla procura di Cagliari per l’omicidio e l’occultamento del cadavere della moglie, Francesca Deidda, di un anno più giovane. Le sue ammissioni sono arrivate ieri a tarda sera, nel carcere di Uta (Cagliari), davanti al pm Marco Cocco e ai suoi avvocati, Carlo Demurtas e Laura Pirarba che qualche giorno fa si erano visti respingere la richiesta di scarcerazione anche dalla Cassazione.

La scomparsa e il tentativo di depistaggio

A luglio quando scatta la misura cautelare, ancora il corpo non si trova. Il marito si proclama subito innocente, sostiene la versione dell’allontanamento volontario della donna, ma gli indizi a suo carico sono tanti.

Dal 10 maggio scorso di Francesca Deidda - un lavoro in un call center, un matrimonio senza figli in una casa di San Sperate (Cagliari) - non si hanno più notizie. Per settimane nessuno ne denuncia la scomparsa. C'è qualcuno che si assicura che l’assenza passi inosservata. Al datore di lavoro della donna arriva un’inaspettata lettera formale di dimissioni. Dal suo smartphone parte qualche messaggio, risposte a chi chiede sue notizie, in particolare i colleghi che non si capacitano di una decisione improvvisa e senza un’apparente giustificazione. Dalle chat sembra che Francesca, riservata, amante dei viaggi e dei gatti, abbia bisogno di stare un po' per conto suo. Il marito Igor conferma questa tesi. Dopo la scomparsa della moglie, mette in vendita l’auto intestata a lui ma che usava Francesca. All’acquirente raccomanda di pulirla bene, di igienizzarla. Poi su un portale cerca di disfarsi anche del divano del soggiorno, ma in questo caso nessuno lo compra.

I primi sospetti, il tranello, la denuncia

Nel frattempo le colleghe di Francesca s'insospettiscono. E’ davvero strano che lei si rifiuti di parlare al telefono e risponda solo per messaggio, tra l’altro in un modo che stona con quello in cui si esprime di solito. Che qualcuno stia scrivendo al suo posto? Una delle colleghe escogita un tranello. E inventa le dimissioni di un’inesistente compagna di lavoro. Chi risponde non se ne accorge, quindi non può essere Francesca. A quel punto le colleghe parlano col fratello di lei, Andrea, dieci anni più giovane. Anche lui da settimane non sa dove sia la sorella. Ne chiede conto al cognato Igor, il quale lascia intendere che Francesca si è presa una pausa dalla loro vita matrimoniale e che non ha idea di dove sia andata. Andrea presenta denuncia di scomparsa ai carabinieri di San Sperate. E’ il 30 maggio. Scattano le indagini, coperte da uno strettissimo riserbo.

Il caso a 'Chi l'ha visto?' e l'arresto

Il caso approda alla trasmissione 'Chi l’ha visto?' di Raitre. Una troupe arriva in Sardegna e interpella Igor il quale smentisce che la moglie sia scomparsa. «Non risponde al telefono», dice semplicemente e non appare preoccupato. L’8 luglio viene arrestato. I carabinieri del comando provinciale di Cagliari sospettano un femminicidio, hanno raccolto a suo carico una serie di indizi, basati sul suo comportamento prima e dopo il 10 maggio. Nei due mesi di indagini hanno controllato gli spostamenti di Sollai sul suo veicolo da lavoro, dotato di gps. E’ singolare che nei giorni precedenti la scomparsa di Francesca, quel furgone si sia fermato più volte lungo la vecchia statale 125, l’ex Orientale sarda, nella zona di San Priamo, sempre meno battuta da quando esiste la nuova strada a scorrimento veloce. E poi qui si trova l’ultima cella alla quale il telefonino della donna si è collegato prima di essere definitivamente spento. Quindi, le ricerche del corpo di Francesca si concentrano in una zona impervia vicino al ponte romano, con i Cacciatori di Sardegna, vigili del fuoco, volontari e un dispiegamento di forze straordinario.

Le tracce che portano al corpo

I primi giorni i loro sospetti sono confermati dal ritrovamento del bite di Francesca, da subito riconosciuto dall’odontotecnico che gliel'aveva fornito, una pochette con effetti personali, un tessuto strappato, tracce di sangue. Tutto materiale che i carabinieri del Ris, il Reparto investigativo scientifico, passa al setaccio. Ma ci vuole il cane molecolare specializzato nella ricerca di cadaveri, fatto arrivare dall’Emilia Romagna, per scoprire che fine ha fatto davvero Francesca.

I resti in un borsone

Il fiuto dell’animale, in un pomeriggio di sole, il 18 luglio, porta verso un cespuglio. C'è un borsone nero da palestra, chiuso. Dentro c'è quel che resta di Francesca, parzialmente liquefatto, infestato da larve di insetti che saranno poi affidate da un entomologo per determinare la data presunta della morte. Alta poco più di metro e mezzo, esile, appena 42 chili di peso: non è stato difficile per il suo assassino nascondere il cadavere nel borsone.

L’autopsia affidata al medico legale Roberto Demontis evidenzia lesioni inferte con un oggetto pesante. Andrea Deidda, nel frattempo, si è affidato all’avvocato Gianfranco Piscitelli, che nomina come consulente la criminologa Roberta Bruzzone.

Si scopre che Igor frequentava un’altra donna

Dagli atti, inoltre, emerge che da tempo l’autotrasportatore inviava denaro a un fratello in Olanda. Il pericolo di fuga, oltre a quello di inquinamento delle prove, è tra le motivazioni che hanno giustificato la misura cautelare, che non viene attenuata neanche dal tribunale del Riesame, nonostante la richiesta della difesa di ottenere gli arresti domiciliari col braccialetto elettronico. Anche dopo il ritrovamento del cadavere, Igor Sollai non cambia versione e continua a ribadire la sua innocenza, certo che saprà fornire alibi e dettagliare i suoi spostamenti.

L'arma del delitto non si trova

S'ipotizza che l’omicidio sia avvenuto sul divano del soggiorno della casa della coppia, proprio quello di cui l’indagato voleva disfarsi, mentre Francesca era sdraiata, inerme, con la testa su un bracciolo. I I rilievi del Ris sul divano e anche sulla tappezzeria dell’auto - una Toyota Yaris venduta da Sollai - evidenziano tracce di sangue di Francesca.

"Eravamo in crisi da un anno e mezzo"

A settembre Igor Sollai scrive una lettera dal carcere al cognato: «Devi sapere che eravamo in un momento di crisi da un anno e mezzo», scriveva Sollai a proposito della relazione con la moglie, «e non c'entra nulla l’eventuale terza persona che è stata più volte citata, di fatto non c'è mai stata nessuna amante o relazione nascosta».
"Sono convinto che nei prossimi mesi», aggiungeva il marito di Francesca Deidda «tante cose verranno chiarite cose che oggi sembrano difficili da capire». Il suo interrogatorio, in cui ieri ha cominciato a ricostruire la vicenda nei dettagli, proseguirà la prossima settimana.

 

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