Cecilia Sala è libera. La giornalista italiana, detenuta nel carcere di Evin in Iran, dal 19 dicembre scorso, è arrivata in Italia con un volo atterrato a Ciampino, dopo il rilascio da parte delle autorità di Teheran. La premier Meloni ha espresso "gratitudine a tutti coloro che hanno contribuito a rendere possibile il ritorno di Cecilia". Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella si è complimentato con il presidente del Consiglio e ha telefonato alla madre della giornalista, che aveva incontrato nei giorni successivi all’arresto. Da maggioranza e opposizione plauso al governo, al corpo diplomatico e ai servizi per il lavoro che ha consentito di far riabbracciare la cronista ai familiari.
"Ringrazio il governo, e tutti quelli che mi hanno tirato fuori"
«Ringrazio tutti. Ringrazio il governo, e tutti quelli che mi hanno tirato fuori». Così Cecilia Sala ai cronisti dalla macchina rientrando a casa a Roma. La giornalista è entrata direttamente nel parcheggio interno del palazzo con l’auto per poi salire a casa. Quando ha incontrato il padre, la giornalista ha esclamato: «Papà ti voglio bene, finalmente questa parentesi si è chiusa!».
La commozione dei genitori
La telefonata è arrivata sul cellulare dopo ventuno giorni, seguita dalla commozione che blocca le parole. Cecilia Sala è libera e solo adesso lo è anche il pianto dei genitori. Ad informarli è stata la premier Giorgia Meloni. «Sono orgoglioso di mia figlia. Se si sente la voce rotta è perché non vedevo l’orizzonte», confessa solo ora Renato Sala, papà della giornalista arrestata a Teheran lo scorso 19 dicembre.
È lo stesso che dieci giorni fa trattenendo qualsiasi emozione ringraziava «tutti per l’attenzione» nei confronti della figlia, prima di chiudersi in un doveroso silenzio. Poi in queste ore è cambiato tutto. «Cecilia ha avuto capacità e compostezza - spiega -. Ho pianto tre volte nella mia vita e nei suoi giorni di prigionia l’ho sentita tre volte. In questo periodo ho avuto l’impressione di una partita a scacchi, ma i giocatori non erano soltanto due. A un certo punto la scacchiera si è affollata e questo ha creato forti timori in un genitore come me, che purtroppo ignora le mosse». Ma adesso «questa parentesi si è chiusa. Papà ti voglio bene», ha detto la reporter al padre abbracciando i familiari dopo il suo atterraggio a Ciampino.
Il ritorno a casa e le prime parole
La mamma, Elisabetta Vernoni, ricorda invece nel podcast di Chora Media le prime parole della figlia al telefono: «Avevo appena saputo della sua liberazione da Giorgia Meloni, ero già sul taxi, mi ha chiamato Cecilia e mi ha detto: 'Mamma sto tornando a casa'. Stavolta era la voce di Ceci di sempre. Diversa da quella che avevo sentito quando era in carcere. Con Daniele (il suo compagno) stavamo programmando il prossimo pacco per lei ma avevo il sentore che l’avrebbero liberata a breve».
L'influenza di Musk e il supporto del governo
Lo scorso 29 dicembre - scrive il Post - Musk aveva ricevuto informazioni direttamente dalla famiglia. Dopo che Meloni aveva visitato Trump e la vicenda di Sala sembrava vicina a sbloccarsi, la madre di Sala aveva ringraziato Musk tramite il suo portavoce italiano, Andrea Stroppa, attribuendogli un ruolo negli eventi e dicendogli che in una sua prossima visita in Italia avrebbe cucinato a Musk un piatto della cucina italiana a sua scelta. Musk le ha risposto, sempre attraverso Stroppa, che mangerà qualsiasi cosa preparerà per lui Vernoni.
La resilienza di Cecilia Sala
Di sicuro Cecilia Sala è una reporter che già altre volte ha fronteggiato il rischio: «L'ho sentita a disagio in Ucraina e Afghanistan ma questa volta è stata durissima, anche perché un genitore non riesce a immaginare quando finisca e come finisca una vicenda del genere», dice il padre Renato. Lui, che di professione è un manager bancario, racconta: «La mia speranza, essendo lei molto brava anche in matematica, era che intraprendesse una carriera nel Fondo Monetario Internazionale. E invece ha intrapreso quella del giornalismo: è tosta, una donna con le palle. Il suo è un tipo di lavoro che crea complessità, ma non le ho mai rotto le scatole per questo».
Poi il ringraziamento all’intelligence italiana e al governo, in particolare al titolare della Farnesina: «Fortunatamente io e Antonio Tajani abbiamo abitato per dodici anni a due passi l’uno dall’altro e c'è stata una frequentazione trasformata in un’amicizia. Il conforto di un’informazione, pur tutelata ma diretta e immediata, indubbiamente ha aiutato molto».
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