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Quasimodo: Messina, città sommersa nel mio cuore

I forti legami del premio Nobel Salvatore con la città dello Stretto. L’attività creativa del grande poeta cominciò tra i quindici e i sedici anni, come conferma l’intervista pubblicata sulla Gazzetta nell’ottobre del ’59

Salvatore Quasimodo con il figlio Alessandro

Da Messina, “città d’isola sommersa nel mio cuore”, luogo della giovinezza, è iniziato il lungo viaggio di Salvatore Quasimodo verso la “parola”, che lo porterà per rotte internazionali, con traduzioni delle sue opere in cinquanta lingue e a Stoccolma per il Nobel per la Letteratura. Un viaggio che passa da Genova, Imperia, Reggio Calabria, Roma, Cagliari, ma che ruoterà essenzialmente attorno ai cardini della Sicilia e di Milano. La Sicilia per Quasimodo erano Roccalumera, nucleo affettivo, Modica città natale e Messina, epicentro della sua crescita. Ricostruisce in modo definitivo e dettagliato le tappe biografiche il recentissimo “Salvatore Quasimodo. Tutte le poesie”. Nuova edizione, curato per Mondadori da Carlangelo Mauri.

“Nel periodo successivo al terremoto del 28 dicembre 1908, Quasimodo è a Messina… il trasferimento avviene nel febbraio del 1909… Nel 1912 la famiglia decide di far studiare Totò ed Enzo a Palermo. Nel giugno del 1913 Totò ritorna a Messina, dove frequenta l’istituto Jaci e lì conosce due grandi amici, con i quali negli anni rimarrà in contatto epistolare: Salvatore Pugliatti, poi giurista e rettore dell’Università di Messina, cultore di musica e di letteratura; e Giorgio La Pira, docente universitario, poi sindaco di Firenze e deputato. Nel 1916-17 cominciano a circolare le sue prime poesie: in una cartolina indirizzata a Lionello Fiumi, Quasimodo lo informa che il messinese Francesco Carrozza ha pubblicato su Humanitas la poesia L’aurora, il suo “primo lavoro poetico”. Ulteriori informazioni su questa primissima produzione si devono allo scrupolo archivistico di Pugliatti, non solo interlocutore privilegiato che spingerà Quasimodo a pubblicare le prime raccolte, ma anche suo “primo critico” (recensirà Acque e terre sulla Gazzetta di Messina il 22 giugno 1930).

L’attività creativa di Quasimodo comincia quindi tra i quindici e i sedici anni; lo conferma l’intervista pubblicata sulla Gazzetta del Sud il 23 ottobre 1959: “Avevo circa 15 anni e mi trovavo a Messina quando ebbi occasione di leggere una prima raccolta di poesie dal cui valore rimasi veramente toccato. Poi, a Roccalumera, località della mia adolescenza, su quelle spiagge, iniziò il mio periodo meditativo e cominciai a scrivere le mie poesie”.

Ricostruiamo gli anni messinesi e i successivi, con l’intervista al figlio Alessandro, nato il 22 maggio 1939 dal legame del poeta con la danzatrice Maria Cumani che diventerà la sua seconda moglie nel ’48, dopo la morte di Bice Donetti sposata a 21 anni. A Imperia, aveva conosciuto  Amelia Spezialetti, da cui nacque, nel ’35, Orietta Quasimodo e nel 1936 l’incontro decisivo con la Cumani, un amore forte il loro, come si evince dall’epistolario “Lettere d’amore a Maria Cumani”: “Lo sai ti amo, fuori non ci sono che ombre e cadono. La vita è con te, anche se a volte la tristezza ci vince... Ti dico ancora che la sola donna pura che sia entrata nella mia giornata fluttuante sei tu. E in te spero di salvarmi, di salvarci. Tuo Salvatore”.

Li lega anche un’affinità culturale, ma nel ’60 si separano, forse per l’insofferenza del poeta verso una vita tradizionale e stabile. Ma il frutto di quel legame è Alessandro, da sempre, scrupoloso custode delle memorie del padre; si è diplomato al Piccolo Teatro di Milano e ha frequentato un corso di perfezionamento diretto da Lee Strasberg al Festival dei Due Mondi di Spoleto dove ha debuttato in Motivo di Scandalo di Osborne. Ha preso parte a diversi spettacoli al Piccolo diretti da R. Majello, M. Bellocchio e F. Parenti.

A Lione ha lavorato nel Massacro a Parigi di Marlowe con la regia di Patrice Chèreau e a Venezia in  Utopia da Aristofane con la regia di L. Ronconi. Ha partecipato a numerose trasmissioni televisive e film. È stato regista di “Aminta” del Tasso , “Oreste” di Alfieri e “La città morta” di D’Annunzio. Per la Rai ha curato un ciclo di ventisei trasmissioni sulla poesia italiana tra Otto e Novecento dal titolo “Saltimbanchi dell’anima”. Ha ideato spettacoli, eventi espositivi e progetti editoriali dedicati la poeta; presiede giurie di prestigiosi premi letterari.

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