C'è un filo, saldo, che lega Notre Dame alle sponde strettesi e calabresi. Un ponte lungo che ci fa riconoscere europei senza frammentazioni. Il punto d'incontro sono due giovani, un siciliano e un calabrese, che hanno partecipato al "riassemblaggio" e alla guarigione, metaforica e materiale, della storia collettiva ferita, dopo l'incendio che nel 2019 causò il crollo del tetto e danni gravissimi alla cattedrale, anima pulsante della capitale francese. Il tesoro che manca aprirà le sue porte.
Il messinese Roberto Merlo, classe 1989, laureato a Urbino in conservazione dei beni culturali, da piccolo si perdeva nei musei corrucciandosi quando gli dicevano che quei capolavori non si potevano toccare. E invece poi ha ridato vita a tanti gioielli in Francia, divenuta sua seconda casa, il luogo dove dimostrare il suo talento smisurato, dopo la specializzazione in pittura e opere policrome. In Francia un altro talento italiano, una restauratrice di chiara fama, lo ha accolto per una grande opera: il restauro della Cancelleria di’Orléans. Un sogno ad occhi aperti per il bambino siciliano cresciuto con tanti desideri e con il tormentone «non toccare». E che invece ha “toccato” eccome, partecipando al restauro di tanti capolavori: «Le quattro stagioni» dell'Arcimboldo del museo del Louvre, «David e Golia» di Guido Reni nonché il «San Tommaso» di Diego Velázquez e il «Massacro di Scio» di Eugène Delacroix.
«Notre Dame sta tornando a risplendere – ci racconta – e ciò che custodisce è un altro lavoro che abbiamo seguito con la società Arcanes e con Cinzia Pasquali. In particolare abbiamo restaurato con tanti altri professionisti i “Mays de Notre Dame” (13 monumentali dipinti religiosi realizzati dai più grandi pittori francesi del XVII secolo) che finalmente verranno riappesi e torneranno accessibili al pubblico. Una grande emozione di cui andare orgogliosi».
Il calabrese Livio De Luca, originario di Amantea, con una laurea all’Università Mediterranea di Reggio, amante di «Nuovo Cinema Paradiso» ha diretto il cantiere digitale per il restauro della cattedrale come abbiamo spesso raccontato su Gazzetta del Sud: «La riapertura di Notre Dame – dice – rappresenta un momento di grande emozione, non solo per chi ha lavorato instancabilmente al restauro della cattedrale, ma anche per la comunità scientifica che, col suo contributo, ha accompagnato questo processo. Notre Dame non è solo un monumento fisico che torna alla vita, ma anche una “cattedrale digitale” di dati e conoscenze scientifiche. Il lavoro svolto negli ultimi anni ha prodotto un patrimonio immateriale fatto di modelli 3D, annotazioni e dati interdisciplinari che costituiscono una risorsa straordinaria che continuerà a rivelare il suo valore nel tempo, permettendo nuove scoperte e approcci innovativi nello studio e nella conservazione del patrimonio». La riapertura segna dunque un inizio: «La partenza di una fase – continua – in cui la conoscenza accumulata potrà essere condivisa, arricchita e resa accessibile per le generazioni future. È un’opportunità per dimostrare come il digitale possa non solo preservare il passato, ma anche stimolare nuove riflessioni sul nostro rapporto con il patrimonio culturale».
Un futuro campo da esplorare? Risorse che daranno vita ad un museo, che sarà aperto nel 2028 proprio accanto alla cattedrale.
Attesi decine di leader da tutto il mondo. Per l’Italia il presidente Mattarella e la premier Meloni
«Notre-Dame del mondo. Notre-Dame dell’umanità». Sono una quarantina i capi di Stato e di governo attesi alla cerimonia di riapertura di Notre-Dame de Paris, la cattedrale parigina parzialmente devastata dall’incendio dell’aprile 2019 e riconsegnata alla Francia e al mondo in appena cinque anni, come promesso dal presidente, Emmanuel Macron, grazie al lavoro di migliaia di maestranze.
Tra i primi a rispondere all’invito sull’Ile-de-la Cité, l’isola lungo la Senna dove dal Medio Evo sorge Notre-Dame, il presidente italiano, Sergio Mattarella, che fu il primo leader internazionale a recarsi nella cattedrale ancora ricoperta dalle macerie due settimane dopo l’incendio, il 2 maggio 2019. Ma sarà presente anche la premier Giorgia Meloni. Attesi anche il presidente eletto degli Stati Uniti, Donald Trump, e il presidente ucraino Volodymyr Zelensky: la cerimonia potrebbe trasformarsi in un pre-vertice di pace sull'Ucraina, visto che da Kiev fanno capire che un incontro fra i due «è possibile».
Tanti i leader europei. Assente Ursula von der Leyen, sono attesi il presidente tedesco Frank-Walter Steinmeier, il presidente polacco Andrzej Duda, il croato Zoran Milanovic, il bulgaro Roumen Radev, l’estone Alar Karis, finlandese Alexander Stubb, e il lituano Lituanien Gitanas Nauséda. Tra le teste coronate, Philippe e Mathilde del Belgio nonché il Principale Alberto di Monaco. Attesi anche i premier dell’Armenia, Nikol Pachinian, la presidente georgiana Salomé Zourabichvili, il premier serbo, MIlos Vucevic, la presidente del Kosovo, Vjosa Osmani e il primo ministro olandese, Dick Schoof.
All’evento di portata planetaria parteciperanno anche tanti leader africani, come il presidente del Congo Denis Sassou Nguesso, il presidente della Repubblica democratica del Congo, Félix Tshisekedi, ma anche Brice Oligui Nguema (Gabon) e Faure Gnassingbe (Togo). Il presidente americano uscente, Joe Biden, sarà rappresentato a Parigi dalla moglie Jill.
L’incendio ha suscitato uno slancio di solidarietà senza precedenti, con aiuti da tutto il mondo per 844 milioni di euro. Determinante per la rinascita di Notre-Dame de Paris, dopo cinque anni di lavori, sono stati migliaia di operai, architetti, restauratori e restauratrici – anche italiani – che hanno lavorato sodo malgrado vincoli e difficoltà: a cominciare dai rischi legati alle polveri di piombo o lo stop del cantiere durante il Covid-19.
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