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Nerazzurro, verde-Pontida e giallorosso: meglio giocarsela che marcire in panchina

Saputo di Icardi? Faceva guerra all'Inter, voleva giustizia in tribunale. Poi il contrordine: va al Paris Saint-Germain, e per farlo ha rinnovato il contratto con la società nerazzurra - massima disponibilità, ovviamente, da parte della dirigenza - e può convolare a nozze con gli entusiasti acquirenti francesi. Alla fine, più o meno, tutti felici e contenti.

Ci s'accontenta, come forse oggi - in Brasile - s'accontenterebbero di chiunque pur di rimandare a casa Jair Bolsonaro, il populista disboscatore che sta distruggendo l'Amazzonia. È la logica del “meno peggio”, raccontato a noi stessi per commestibile, la consapevolezza che le vere democrazie si fondano sulla composizione di interessi contrastanti. Dei veleni tra Marotta e Paratici la universale historia narrerà poco, e se all'Inter andrà bene si perderà memoria, pure, del suo attuale stato debitorio e degli acquisti (da Lukaku a Sensi), di fatto “in scopertura”, che vengono pagati a rate.

Questo è il nostro mondo. Debito alto io, tu, il club per il quale tifi(amo), la Grecia, l'Italia godereccia e miope, quelli di noi che, dissennati, usano le finanziarie e le carte revolving come un bancomat. E, ancora, le tasse che sanno di sproporzionato perché non parlano il linguaggio della realtà ma - appunto - quello del debito. Del disavanzo che cresce, del deficit abnorme. Ecco perché il governo che sta per nascere - ieri il via libera dalla “piattaforma” grillina - dovrà anzitutto lavorare per l'equilibrio della finanza pubblica. La politica espansiva sembra venir meglio, ci insegna la Storia, dopo un po' di “digiuno”.

L'altra irrisolta “questione italiana” che meriterebbe un approfondimento, radicale e definitivo, è il Fisco. E si dovrebbe cominciare a monte - condivisibile il passaggio che è nel programma M5S-Pd -, con la razionalizzazione della spesa pubblica. I proclami sulla guerra agli evasori - se non si tradurranno in “numeri” soddisfacenti - vengano lasciati ai precedenti esecutivi.

A proposito di “sommerso”, è proprio la nostra visione di futuro a sembrare “sommersa”, come fossimo carichi di nostalgia per quello che non avremo mai modo di vivere. Ovvero un mondo davvero green, colto, più inclusivo. La gran parte di noi vive con un languore nel fondo, “sensazione” che ci ha modificati e continua a modificarci geneticamente: è la perdita della speranza. Peggio del lavoro nero (sommerso), peggio degli evasori totali (è il sommerso più sommerso, il buco più nero d'ogni sistema tributario quando ha fisionomia, consolidata, di colabrodo).

Recuperiamola, la speranza. Questo governo, che sembra destinato a salpare (sempre che a Palazzo Madama non vi sia una calibrata compravendita - pardon, moral suasion - di senatori), suscita sicuramente perplessità anche ai protagonisti, è “innaturale” (per come ragioniamo, male, noi italiani) quanto il precedente - forse meno, in realtà, non foss'altro che per certe affinità posturali delle parti in causa -. Ma rappresenta comunque una buona opportunità. Perché, invece che non giocare e marcire in panchina, esclusi dall'Europa - a questo si era arrivati con l'Italia in giallo e verde-pontida (a traino leghista, leggi sovranista) -, è meglio il Paris Saint-Germain. Chiedete a Icardi, anche se avrebbe preferito la Juventus.

E, non dimentichiamocelo mai, c'è anche peggio della panchina: avere in campo palloni gonfiati con un talento, palese, per l'autogol.

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