Per la prima volta il Canada ammette dal punto di vista giudiziario che le cosche della 'Ndrangheta hanno messo radici nel paese: la Corte superiore di Giustizia dell’Ontario ha condannato ad 11 anni e mezzo per traffico di droga Giuseppe Ursino, un sessantaseienne da tempo residente a Toronto ma nato in Calabria, dove ha vissuto fino a 18 anni, e imparentato con gli Ursino di Gioiosa Jonica, una famiglia finita in diverse indagini che hanno evidenziato i legami tra la casa madre e le 'locali' dall’altra parte dell’Atlantico.
Ad emettere la condanna è stato il giudice Brian O'Marra che nella sentenza ricostruisce nero su bianco, grazie anche alla testimonianza di un ufficiale del Ros dei Carabinieri, cosa sia oggi la 'Ndrangheta, quale sia la sua forza e i suoi interessi, come è struttura gerarchicamente (con il 'Crimine', la 'Provincia' e le 'Locali'), quali sono le sue propaggini al di fuori dell’Italia, dalla Svizzera alla Germania, dagli Stati Uniti all’Australia fino, appunto, al Canada.
«La 'Ndrangheta - scrive il giudice - è un’organizzazione molto strutturata e complessa che è coinvolta in numerosi crimini, tra i quali traffico di droga, violenze, estorsioni, usura, rapine, frodi, sottrazione di fondi pubblici, voto di scambio».
Ursino, secondo quanto emerso nel corso delle indagini, avrebbe organizzato l’importazione in Canada di centinaia di chili di cocaina da Costarica, Giamaica e Repubblica Domenicana: la droga sarebbe dovuta arrivare su un container a bordo di una nave, nascosta in cartoni e in confezioni di pesce congelato e di una salsa jamaicana, la 'jerk souce'. La «prova chiave» che ha incastrato Ursino l’ha fornita lui stesso: la polizia canadese ha utilizzato nell’indagine un agente sotto copertura che ha registrato decine di conversazioni e video con lui e con il suo complice romeno.
In particolare, spiega il giudice, tra il maggio del 2014 e il maggio 2015 ci sono stati diversi incontri tra il poliziotto, Ursino e il complice nel quale sono emersi i dettagli del piano per importare la cocaina. Il complice avrebbe anche venduto un chilo di droga all’agente per 60mila dollari e Ursino avrebbe preso una percentuale di mille dollari per aver presentato i due.
Nel corso del processo Ursino - descritto dai familiari come «uomo di buon cuore, un marito premuroso e gentile, padre e nonno» - si è difeso dicendo che i piani per importare la coca erano in realtà «solo chiacchiere». E ha sostenuto che, quando all’agente raccontava di essere un "boss" della 'Ndrangheta, in realtà si stava solo vantando. Se la sentenza rappresenta una novità, la presenza della 'Ndrangheta in Canada non lo è certo per gli investigatori italiani. Anche in quel paese, scrive la Dia nell’ultima relazione al Parlamento, «le cosche avrebbero adottato una strategia di propagazione incentrata sulla riproduzione di strutture criminali analoghe a quelle delle zone di origine. I locali canadesi assicurerebbero, infatti, alle cosche calabresi, appoggi funzionali al riciclaggio dei proventi illeciti, ad attività finanziarie, commerciali, immobiliari» e, ovviamente, al traffico di droga.
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