Pasqua di sangue e terrore in Sri Lanka: almeno sei esplosioni simultanee alle 8.45 e altre due poco più tardi hanno colpito cinque chiese durante la messa e tre hotel di lusso, causando almeno 207 morti, fra cui 35 stranieri, e più di 500 feriti in tre città dell’isola. Il bilancio è provvisorio e tra le vittime ci sono americani, britannici e olandesi. L’unità di crisi della Farnesina è al lavoro per verificare l’eventuale coinvolgimento di italiani e ha messo a disposizione un numero per segnalazioni, +390636225. Tutte le celebrazioni pasquali nel Paese sono state annullate.
A Colombo è stato colpito il santuario di Sant'Antonio e gli hotel di lusso Shangri-La, Kingsbury e Cinnamon Grand Colombo. A Negombo, a nord della capitale, è stata colpita una chiesa dove sono morte almeno 67 persone; altre 25 sono morte in una chiesa a Batticaloa, nell’est del Paese, nella parte opposta dell’isola.
Una strage in qualche modo annunciata, si è appreso subito dopo la carneficina: il capo della polizia del Paese aveva emanato un’allerta a livello nazionale l’11 aprile, segnalando il rischio di attentati kamikaze contro «chiese importanti». L’ufficiale, Pujuth Jayasundara, era stato allertato da un servizio di intelligence straniero, secondo il quale il gruppo radicale islamico National Thowheeth Jamàath (Ntj) stava pianificando di compiere attacchi suicidi «contro chiese importanti e contro la rappresentanza diplomatica indiana a Colombo». Il gruppo radicale islamico Ntj è noto dall’anno scorso, quando era stato collegato ad una serie di atti vandalici contro simboli buddisti.
«Per favore restate in casa. Ci sono molte vittime, inclusi stranieri», ha scritto su Twitter il ministro per le Riforme economiche, Harsha de Silva, che ha visitato alcuni dei luoghi attaccati. «Scene orribili, ho visto arti amputati sparsi dappertutto, le squadre di emergenza sono state inviate in tutti i luoghi. Abbiamo portato molte vittime in ospedale, speriamo di aver salvato molte vite», ha aggiunto.
Il governo dello Sri Lanka ha dichiarato lo stato d’emergenza e ha convocato il consiglio di sicurezza, presieduto dal premier, Ranil Wickremesing. Il presidente, Maithripala Sirisena, ha chiesto alla popolazione di restare calma e di collaborare con le autorità. Nel Paese i cristiani sono il 7,4% della popolazione. Gli attacchi. Lo Sri Lanka è stato per decenni in guerra fino al 2009 con i separatisti Tamil fino al 2009. Nell’ultimo anno, riferisce la Reuters, si sono verificati 86 episodi di discriminazione, minacce e violenze contro i cristiani, secondo la National Christian Evangelical Alliance (Nceasl), 26 nel 2019, tali incidenti, tra cui un tentativo di monaci buddisti di interrompere una funzione domenicale. Il 70% dei 22 milioni di abitanti è buddista, il 12,6% indù, il 9,7% musulmana.
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