"Il progressivo azzeramento dei finanziamenti pubblici all'editoria" e una stretta maggiore di quella prevista sulle spese dei ministeri.
Sono queste le due principali novità che emergono dal vertice tra Luigi Di Maio e lo stato maggiore del M5S. Un vertice notturno che sfiora uno dei nodi principali che si proporrà da qui al Consiglio dei ministri di lunedì al governo giallo-verde: la "pace fiscale", sulla quale i 5 Stelle pongono paletti ben precisi.
Al ministero dei Rapporti con il Parlamento sono riuniti tutti i ministri del M5S, diversi viceministri sottosegretari (da Laura Castelli a Angelo Tofalo fino a Stefano Buffagni) e anche i capigruppo Francesco D'Uva e Stefano Patuanelli.
Si parla di sprechi, con Di Maio che spiega ai suoi, anche ai meno convinti, la necessità di tagliare i costi. "Serve ridurre auto blu e voli di Stato in primis", insiste Di Maio che non quantifica ancora la somma totale che verrà fuori dai tagli ai ministeri. Di certo la forbice della Difesa frutterà 500 milioni.
"Ottimo lavoro, nessun ministro ci era riuscito", afferma Di Maio congratulandosi per i tagli con Elisabetta Trenta. Dai tagli, spiega il vicepremier potranno scaturire risorse per "opzione donna", ovvero "per permettere alle donne che hanno lavorato una vita ma che sono fuori da quota 100 di andare in pensione".
E ulteriore fondi Di Maio conta di incassarli dai tagli ai giornali, in un contesto piuttosto burrascoso tra il M5S e i media. "Sono le nostre battaglie, quando in campagna elettore parlavo di cambiamento della politica intendevo anche questo", sottolinea Di Maio ai suoi.
Ma, nel M5S, crescono i malumori sulla pace fiscale. "Così è un condono e così Salvini prende il 70%", spiega un deputato vicino al dossier sottolineando come, la misura, non produrrà neppure un moltiplicatore rilevante: "Parliamo dello 0,3", afferma.
Fonti di governo del M5S assicurano che la pace fiscale riguarderà cartelle non pagate sotto i 200mila euro ma confermano che nel Movimento c'è contrarietà a prevedere una dichiarazione dei redditi integrativa. Ed è proprio questo l'elemento che, secondo una parte dei parlamentari M5S, configurerebbe la pace fiscale come un condono.
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