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Bufera sulle procure, il presidente dell'Anm Grasso: "Nessuno dica che minimizzo"

Pasquale Grasso

«Nessuno si permetta di dire una volta di più che io minimizzo. Sono giorni che mi riscopro colto da una rabbia nera che mi incupisce, che oscura ai miei occhi la luce di giornate altrimenti luminose». Così il presidente dell’Anm Pasquale Grasso ha risposto alle critiche che gli sono state mosse anche dall’interno del sindacato delle toghe. Si è trattato di un intervento articolato concluso da un lungo applauso, il che sembra sventare il rischio di una crisi della giunta.

«Le notizie di stampa delineano una situazione che, ove pienamente confermata, disegna uno dei più gravi momenti di crisi della magistratura della storia repubblicana, per il nocumento arrecato all’organo di autogoverno della magistratura».

«Chi avesse davvero partecipato a un tale sviamento della funzione - uso volontariamente una locuzione poco impegnativa - non potrebbe essere un mio rappresentante nell’organo di autogoverno dei magistrati. Dovrebbe seriamente pensare alle dimissioni. L’autosospensione non basta». Lo ha detto il presidente dell’Anm Pasquale Grasso parlando dei consiglieri del Csm coinvolti nella bufera scatenata dall’inchiesta di Perugia.

«Non mi accontento di quel che ho sentito e visto ieri. E vi invito a non accontentarvi, a richiamare il Consiglio, e i componenti del Consiglio, a reagire insieme - ha detto Grasso rivolgendosi ai componenti del Cdc , a proposito delle autosospensioni al Csm - I colleghi consiglieri che sarebbero coinvolti si sono autosospesi e, per quel che mi risulta, non avrebbero fornito spiegazioni, smentite, chiarimenti. Gli altri consiglieri hanno manifestato apprezzamento per detta decisione di autosospensione. E poi? Io ritengo, e vi propongo, di chiedere che il CSM condivida con l'ANM, con i magistrati, gli atti ostensibili dell’indagine rivelata dagli organi di stampa, per permetterci di capire, discernere, valutare. Io vi propongo di chiedere ai colleghi coinvolti di smentire, confermare, spiegare, distinguere. Così che potremo mantenere la nostra dignità di magistrati e cittadini; reagire in modo conforme alle condotte».

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