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Governo Meloni e nomine, il valzer dei delusi: FI e Noi Moderati si sentono trascurati

Il vicepresidente della Camera, Giorgio Mulè parla di aspirazioni trascurate dalla neo Premier, mentre Maurizio Lupi attende una chiamata per posti da sottosegretario

"Oggi ho rilasciato un’intervista a Repubblica. Come accade spesso nei giornali, il titolista ha attribuito a me un suo pensiero mettendolo tra virgolette. Il lettore infatti non troverà nel testo, fedele alle mie parole, di essere 'deluso' da Giorgia Meloni né che Antonio Tajani 'deve dimettersi'. In quest’ultimo caso sarei incorso nell’uso dell’imperativo che è modo da non coniugare in politica. E adessobuona lettura!". Lo scrive sui suoi profili social il deputato di Forza Italia e vicepresidente della Camera, Giorgio Mulè.

«Una giusta riflessione - aggiunge - l’ha avviata Paolo Zangrillo, ponendosi il problema della compatibilità fra il ruolo di ministro e quello di coordinatore in Piemonte. Credo che analogo ragionamento non potrà che fare Tajani, che al ruolo di coordinatore nazionale somma quelli di ministro, vicepremier e probabilmente di capodelegazione di FI. E lo stesso vale per la neo-ministra Bernini, che è vicecoordinatrice del partito». «E' una riflessione che devono fare e risolvere. Ci sono interventi sulla spina dorsale del partito ormai indefettibili. Berlusconi è il primo a saperlo», osserva.

«Mi aspetto che per Noi moderati, in grado di esprimere più competenze, ci sarà una chiamata per ruoli di sottosegretario». Lo ha detto Maurizio Lupi, leader di "Noi Moderati", in una intervista al Corriere della Sera.

«Io rappresento una lista e credo sia giusto valorizzare la squadra. Noi moderati ha un’ampia scelta di persone competenti per diversi ruoli da sottosegretario. Credo che il mio ruolo sia diverso, più politico: far crescere la proposta moderata nel centrodestra e lavorare in Parlamento per il successo dell’azione di governo», ha aggiunto.

«Sarei rimasto deluso o sorpreso se mi avessero detto che sarei stato ministro e poi avessi scoperto che non era così. Invece è da subito dopo il voto che rivendico di non voler partecipare ai totonomine. Non ho inseguito il rincorrersi di nomi sulle varie caselle e Ciriani sarà certamente bravo. In generale avrei voluto per Noi moderati un risultato migliore. Ma rivendico il contributo fondamentale che abbiamo dato nei collegi in bilico e il valore politico della nostra proposta. Tuttavia la sintesi spettava a Giorgia Meloni», ha concluso.

Intanto, in un’intervista a Il Messaggero il titolare del dicastero ai Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani dichiara di avere fiducia negli alleati per la durata del governo: «Oggi lo ha detto Salvini in Cdm: staremo insieme 5 anni. E io mi fido di Matteo» spiega. Dopo questi due giorni «di grande entusiasmo e fiducia, non credo che nessuno metta in discussione la compattezza del centrodestra, che non è di Berlusconi, di Salvini o di Meloni. È un blocco sociale, un popolo, che da 12 anni aspettava un governo eletto. E nessuno lo può tradire con i suoi personalismi, anche perché pagherebbe un prezzo altissimo. Poi la sintesi la fa Meloni, è lei che ci mette la faccia».

Ciriani si augura «ci sia un’opposizione sì dura, ma anche responsabile, anche perché abbiamo davanti 3 o 4 mesi molto pesanti, tra Finanziaria, decreti in sospeso, progetti per il Pnrr - sottolinea -. Noi non abbiamo mai impedito al governo di approvare leggi urgenti, o provvedimenti per il bene del Paese. Mi auguro che le opposizioni facciano lo stesso». La maggioranza «è politica, autosufficiente e votata dagli italiani - sottolinea Ciriani -. Non ci sono formule alternative. L’unica sarebbe il ritorno alle urne»

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