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Sanremo, è il Festival dei "ritorni": Baglioni e Venditti conquistano l'Ariston

Antonello Venditti e Claudio Baglioni, uno al pianoforte nero e uno al pianoforte bianco: eccola, l’immagine chiave della terza serata del Festival dei “ritorni”. Il cantautore romano, che si è esibito in due delle sue canzoni più belle e amate di ogni tempo, “Sotto il segno dei pesci” e, in duetto con Baglioni, “Notte prima degli esami”, è tornato a Sanremo – dove non è mai stato in gara – a 19 anni di distanza dall’ultima esibizione e ha scaldato l’Ariston festeggiando i 40 anni del mitico album “Sotto il segno dei pesci”.

Poi ha regalato il suo celeberrimo panama a una ragazza tra il pubblico. Il momento più intenso, in una serata che, come quella di mercoledì, è scivolata con più fluidità di quella d’esordio, ma ha evidenziato gli stessi limiti, soprattutto di scrittura delle parti comiche, in alcuni momenti assolutamente imbarazzanti (in particolare, il duetto Claudio Bisio - Virginia Raffaele sulle note di “Ci vuole un fiore”, per l’omaggio a Sergio Endrigo).

Un Festival in cui – soprattutto una volta rasserenato il clima con il dato degli ascolti della seconda serata – si è confermato che i veri protagonisti sono soprattutto gli ospiti.

Ieri mattina il dato auditel ha certificato che la seconda serata, mercoledì, ha totalizzato 9,1 milioni di spettatori (47,3 % di share, il terzo miglior risultato degli ultimi 13 anni), tanto che è tornata in gioco l’ipotesi di un Baglioni-ter.

«Potrei diventare un “aggressore artistico”, mi farebbe piacere – ha ammesso lui – . È un impegno grande e bisogna sempre dimostrare di fare di più e diversamente. Forse, per una missione per la musica, un po’ di voglia ci sarebbe. D’altro canto vorrei dedicarmi anche alle mie cose e farmi un po’ meno nemici, evitare le macumbe degli altri 350-400 artisti che non arrivano all’Ariston. Potrei venire da ospite, se mi ospitano».

E, diciamolo, magari avercelo ancora, un direttore artistico-conduttore-duettatore come lui (duetta su tutte le tonalità: copre tutte le estensioni, le generazioni, le esibizioni), che per giunta ha lavorato duramente per cercare di portare sul palco la scelta più rappresentativa della scena musicale italiana di oggi, e che ha avuto il merito obiettivo (certificato dalle “misurazioni” auditel e dalle risposte social) di avvicinare al Festival il segmento degli ultra-giovani, da sempre inseguito da tutti i suoi predecessori.

La direttrice di Rai1 Teresa De Santis, si è spinta a dire che «l’ipotesi di un festival corale per il 2020 non esclude automaticamente che sia Claudio a occuparsi del progetto per i 70 anni di Sanremo. È prematuro parlarne, dateci tempo per sederci e riflettere».

Certo è che il tormentone di quest’anno, «qui non si fa politica», ha tarpato le ali alla parte comica, escludendo qualsiasi satira e imponendo un ricorso alla pura “comicità generica e universale”, pessimamente scritta. E nemmeno è bastato a tacitare le polemiche, ravvivate mercoledì dallo sketch di Claudio Bisio e Michelle Hunziker sulla «lega dell’amore» e dall’esibizione – la migliore della parte comica, finora – di Pio e Amedeo, giustamente premiata, malgrado l’ora assai avanzata, da un bel picco di ascolti (il 54,4% di share, ovvero 12 milioni e 260 mila telespettatori). «Sinceramente – hanno scritto i due comici foggiani su Instagram - siamo spiazzati: qui stiamo andando oltre lo zoccolo duro dei nostri parenti. Grazie Sanremo».

Ma al diavolo la polemica, al Festival deve parlare soprattutto la musica, e così è stato anche ieri. Con Venditti anzitutto, e poi con Alessandra Amoroso, ospite al festival per festeggiare i suoi 10 anni di carriera, che ha prima intonato il suo ultimo singolo “Dalla tua parte”, e poi insieme a Claudio Baglioni ha reso omaggio alla celebre canzone di Pino Donaggio “Io che non vivo”. E con il duo Raf-Umberto Tozzi, che ha trascinato il pubblico con grandi hit, nel consueto momento amarcord-karaoke (da cui abbiamo capito che il pubblico dell’Ariston era vivo, cosa di cui avevamo dubitato in più momenti).

Tra gli ospiti, molto divertente Ornella Vanoni che ha fatto con la Raffaele un... duetto comico. Si è presentata in un abito geometrico rosso fuoco, richiamando lo stile dello scorso anno, e ha fatto una scenata alla sua imitatrice: «Mi hai rovinato la vita facendomi passare per una rimbambita, una rincoglionita, una maniaca sessuale... Recedi, stai zitta! Quando sei andata da Carlo Conti a fare la mia imitazione, ho passato un anno d’inferno!». Poi insieme hanno cantato “La gente e me” di Caetano Veloso, dove la gag più riuscita sono stati... i buchi di memoria. E a un certo punto non si sapeva bene chi stesse imitando chi (ma aggiungiamo che la Raffaele avrebbe dovuto puntare sulle imitazioni anche quest’anno: le saremmo stati tutti grati).

Infine, è stata ricordata sul palco una stella vera: Mia Martini. Per cui Baglioni aveva scritto canzoni, un milione di anni fa. E ieri ha intonato, con l’attrice Serena Rossi (che la interpreterà in una fiction dedicata, “Io sono Mia”) la mitologica “Almeno tu nell’universo”. Almeno lei, indimenticabile e unica. Perché ci sono momenti, piccoli momenti, in cui anche il festival splende.

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