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La Rappresentante di Lista torna a Sanremo: “All'Ariston l'indie siamo noi”

La Rappresentante di Lista. Veronica Lucchesi e Dario Mangiaracina non muovono un dito se non guidati dall’ispirazione
La Rappresentante di Lista. Veronica Lucchesi e Dario Mangiaracina non muovono un dito se non guidati dall’ispirazione

Con “Ciao Ciao” La Rappresentante di Lista chiude un cerchio, più che altro un concetto, cominciato proprio un anno fa con “Amare” e proseguito con un bellissimo album, un bellissimo tour, un bellissimo libro e alla fine il ritorno su quel palco, tradizionalmente il più scottante della stagione musicale italiana; con una forza in più, denudati dalla paura del debutto, pronti a presentare un nuovo lato del loro progetto.

Perché, prima di tutto, La Rappresentante di Lista un progetto artistico ben definito, ce l’ha, e questo fa tutta la differenza del mondo. D’altronde come si potrebbe mai chiudere un concetto se un concetto non ce l’hai? Veronica Lucchesi e Dario Mangiaracina non muovono un dito se non guidati dall’ispirazione, stracolmi come sono di idee che spaziano tra le più disparate arti e i più disparati ambienti, tra i pochissimi che riescono a tenere botta al Festival di Sanremo per poi confrontarsi in una line up internazionale all’Ypsig Rock.

Il pop del bel canto che si mescola a quello di contenuto, il cantautorato che si colora di arcobaleno, il teatro allo stile, lo stile alla sperimentazione, la sperimentazione all’accessibilità. In questo momento così confusionario per la nostra discografia, La Rappresentante di Lista è un tesoro prezioso, da accudire e, perché no, premiare.

Come state vivendo questa vigilia?
Dario: "In realtà siamo molto sereni, crediamo di essere abbastanza preparati, il brano ci piace da morire, abbiamo con noi due musicisti che ci sostengono, aldilà chiaramente dell’orchestra, quindi sarà una bella festa".

Perché un secondo Sanremo?
Veronica: "Abbiamo fatto diverse valutazioni…"

Dario: "…poi essendoci la fine del mondo alle porte ci siamo detti 'Ora o mai più”, quindi..."

– ridono -

Veronica: "Io mi sto rendendo conto che può essere interessante presentare un altro lato del nostro fare musica, come quando vai a sentire una band live e lungo tutto un concerto le atmosfere cambiano, alcuni ritmi si fanno più intensi, sembra quasi che il genere cambi da una canzone all’altra, perché appunto il progetto è denso, è ricchissimo di spunti, di riferimenti, e così stiamo cercando di fare anche su questo palco, proprio perché abbiamo questa possibilità ci siamo detti 'mostriamo un altro lato de La Rappresentante di Lista' e ci sembrava bello…!"

È un cast molto diverso da quello dell’anno scorso, quest’anno rappresentate insieme a Truppi davvero un’intera scena musicale. In qualche modo sentite più forte la responsabilità oppure, essendo la seconda volta, essendo già conosciuti ormai al largo pubblico, certi ragionamenti li lasciate da parte?
Veronica: "No, la sentiamo la differenza tra quest’anno e l’anno scorso, effettivamente l’anno scorso eravamo una comunità, una fetta consistente del mondo indipendente, alle volte sembrava la line-up di un festival; quest’anno sembra di essere nel vero Sanremo, quello che guardi da casa, quello che conosciamo da quando siamo ragazzini, ci sono i colossi: Gianni Morandi, Iva Zanicchi, la fantastica Rettore, c’è Elisa, Ranieri, una roba impressionante…ci sono anche i giovanissimi. Noi siamo qui per rappresentare il mondo indipendente, per presentare delle sonorità alle quali il pubblico non è ancora completamente avvezzo, ma è anche interessante essere un po' di rottura".

Qual è l’emozione che prevale la seconda volta a Sanremo? Sarà diversa da quella del debutto…
Dario: "Credo che salire sul palco sarà abbastanza scioccante come sempre, comunque poi l’adrenalina ha sempre lo stesso sapore. La cosa che mi dispiace dell’anno scorso è che non mi ricordo nulla dei momenti sul palco, come se avessi rimosso totalmente quei tre minuti e venti di canzone. La performance non me la ricordo, mi ricordo tutto il resto, ma non la performance. Stavolta spero di godermi anche il palco".

Il brano è legato al vostro romanzo, no?
Veronica: "E' sicuramente una canzone sorella del romanzo, secondo me riesce a chiudere effettivamente il cerchio che aveva come punto di partenza l’anno scorso “Amare”, poi l’uscita del disco, l’uscita del romanzo, i live, che comunque trasformano le canzoni, gli fanno prendere vita e corpo, fino a questo Sanremo. Questa canzone ci sembra l’ultimo atto di Lavinia, la protagonista del romanzo, quando effettivamente si trova davanti l’apocalisse, prima che tutto finisca, arriva a scombinare i piani, le certezze e a regalarti uno scenario si meraviglioso ma conclusivo".

Chi vi conosce da prima di Sanremo, ma anche chi vi ha conosciuti l’anno scorso, si aspetterà una messa in scena particolare…
Dario: "Ce la aspettiamo anche noi, solitamente entriamo in scena e abbiamo le visioni, alle prove vedremo cosa ci verrà in mente"

Per la serata delle cover avete scelto di cantare “Be My Baby” delle  Ronettes con Cosmo, Margherita Vicario e Ginevra?
Veronica: "La scelta rispetto a chi salirà con noi sul palco scenico è dovuta all’amore che proviamo verso di loro".

Invece riguardo la scelta del brano?
Veronica: "E' stato difficilissimo, veramente una spina nel fianco, perché c’è troppa roba. Addirittura adesso hanno aggiunto anche gli anni ’90, perché c’è troppa gente giovane che non conosce le canzoni anni ’80. Noi fortunatamente si, ti dico solo che è una delle mie canzoni preferite, forse tra le dieci canzoni più belle al mondo, anche a detta di illustri critici".

Come state vivendo invece l’atmosfera del festival condizionata dalle restrizioni per il Covid?
Veronica: "In linea di massima proviamo a non farci troppe paranoie per l’umore, proprio perché l’anno scorso non è stata facile da gestire questa solitudine. Non riuscivamo ad avere neanche un minimo scambio con i nostri colleghi, che comunque, dico, vai ad un festival incredibile, con gente che stimi, perlomeno speri di farci due chiacchiere. Invece purtroppo non è successo, quindi spero che nel rispetto di tutte le regole si possa fare un po' più di vita. Ma ripeto, mi basterebbe incontrarci, fare due chiacchiere. Il pubblico sono contenta che ci sia perché sono corpi, sono applausi, sono fischi, sono materia viva e quindi per me fondamentale. Serve proprio a dare un respiro alla performance, a portare a conclusione il rito che stai mettendo in scena, l’anno scorso era come restare sempre sospesi, vivevi in una bolla. Quello che cerchiamo di fare dunque è non essere troppo stressati da questa situazione e stare un po' attenti".

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