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Come bloccare call center aggressivi e chiamate spam: il Registro pubblico delle opposizioni e le app più efficaci

Com’è possibile che, nonostante l'inasprimento delle norme ideate per contrastare il telemarketing aggressivo, ci ritroviamo sommersi da un’ondata inarrestabile di chiamate moleste e indesiderate? Un quesito assillante che trova risposta solo ricomponendo i pezzi di un puzzle tracciato sul sottile confine tra legalità e illecito.

Oggi, infatti, navigare nel mare in burrasca  delle comunicazioni telefoniche è quanto mai impegnativo. Oltre ai call center legali, che propongono offerte legittime, imperversano quelli che, oltre ad essere fastidiosi e insistenti, talvolta finiscono con l’attivare servizi a pagamento non richiesti. Se non bastasse, negli ultimi mesi dilagano le  cosiddette “robocall”,  comunicazioni preregistrate tramite un software di composizione automatica, che tormentano ogni giorno milioni di persone.

Difendersi sembra un'impresa ardua, ma non impossibile:  basta  adottare alcune contromisure per ridurre, e forse eliminare, gli squilli irritanti che ormai segnano le nostre giornate.

Il Registro pubblico delle opposizioni

Il primo passo necessario per farsi scudo del cosiddetto “teleselling” è l’iscrizione al Registro pubblico delle opposizioni, compilando un modulo online sul sito ufficiale.

L’iscrizione a questo servizio, affidato dal Ministero dello sviluppo economico alla Fondazione Ugo Bordoni,  annulla i consensi con i quali abbiamo concesso precedentemente agli operatori di poterci contattare. Restano attive, però,  le analoghe autorizzazioni accordate alle aziende con le quali si ha un contratto pe un’utenza (luce, gas, telefonia, etc.).

Purtroppo, l’Rpo non è sufficiente per azzerare le telefonate commerciali. Infatti,  i centralini che hanno sede fuori dall’Unione Europea, non hanno alcun obbligo di cancellare dai loro elenchi i numeri presenti nel Registro. Non a caso, dal 27 luglio scorso, quando è entrato pienamente in vigore, le segnalazioni non si sono arrestate. Si moltiplicano, infatti, i messaggi con voce automatica provenienti dall’estero.

Le app per il blocco delle chiamate

In nostro soccorso arrivano diverse applicazioni che permettono di identificare e bloccare chi ci sta contattando, rivelandosi un sistema efficace per tenere sotto controllo e ridurre drasticamente gli squilli molesti sugli smartphone.  Tra queste, le più popolari e con caratteristiche simili sono TrueCaller, Tellows, e Hiya. Nella versione gratuita, disponibili sia per iOS che per Android, queste app riconoscono e bloccano i numeri di call center fastidiosi, grazie a un ampio database di numeri telefonici aggiornato continuamente dalla loro community.

Per completezza di informazione, segnaliamo che in un report elaborato da associazioni di consumatori e operatori del settore, presentato alla Camera il 14 novembre, vengono mosse accuse contro le app Hiya e Truecaller. I firmatari sospettano che queste app “rivendano i dati degli utenti ai call center”. Contestualmente è stato presentato un esposto al Garante della Privacy. Nonostante tali accuse siano state sollevate anche in altri Paesi, finora non sono state confermate da prove concrete.

Il modulo del Garante della Privacy

Un ulteriore strumento contro le  chiamate promozionali, è la segnalazione attraverso un modulo online disponibile sul sito ufficiale del Garante della Privacy. Se l’Authority verifica l'irregolarità delle telefonate, può avviare un'istruttoria e applicare al responsabile del teleselling sanzioni che, nei casi più gravi possono essere molto elevate. Tra gli esempi più eclatanti, la multa record di oltre 79 milioni a Enel Energia “per le gravi carenze nei trattamenti dei dati personali di numerosi utenti del settore dell’energia elettrica e del gas, realizzati ai fini di telemarketing”. La società, che si dice parte lesa, ha annunciato ricorso.

Cosa fare se si sospetta una truffa

Se si ricevono chiamate sospette da un numero privato e si ritiene di essere vittime di un tentativo di truffa, è consigliabile sporgere denuncia alle autorità. Uno degli esempi più emblematici è il vishing (o phishing vocale), una frode sempre più diffusa: i criminali utilizzano il telefono per ottenere dati personali, quali informazioni bancarie o numeri di carte di credito, con l'intento di sottrarre denaro alle vittime. In situazioni come questa, che sono punibili ai sensi dell'articolo 640 del Codice Penale, è fondamentale effettuare una segnalazione alla Polizia Postale.

Servono sistemi di contrasto più efficaci

È evidente, quindi, che nonostante importanti provvedimenti come il Codice di condotta sul telemarketing (approvato nel marzo  2023 dal Garante per la protezione dei dati personali) per ottenere risultati più concreti sia necessario riformare ulteriormente la legislazione.

I codici di condotta, infatti, secondo l’Unione nazionale consumatori  “sono superflui per i call center che già rispettano le regole, mentre non servono a niente per chi le viola sistematicamente”.

In particolare, come suggerisce il presidente di Assoutenti Gabriele Melluso, si dovrebbero adottare anche in Italia strategie risultate vincenti in altri Paesi. Ad esempio, nel caso della cosiddetta truffa del "Sì", nella quale la voce degli utenti che rispondono con una semplice affermazione a una telefonata viene registrata e usata per attivare contratti non richiesti, Melluso propone l'introduzione di un sistema di consenso "opt-in", simile a quello olandese.

A differenza dell’attuale sistema di opt-out in vigore nel nostro Paese, dove il consumatore deve attivamente manifestare il proprio rifiuto per evitare telefonate commerciali, con il metodo opt-in, al contrario, solo chi fornisce esplicitamente il proprio consenso attraverso l'iscrizione in una apposita piattaforma e selezionando un 'flag' viene considerato disponibile a ricevere tali comunicazioni. Questo approccio garantisce che le telefonate commerciali siano fatte solo a chi ha consapevolmente scelto di riceverle.

 

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