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L'Italia alla prova del Liechtenstein, Mancini vuole il bis

Roberto Mancini

L’amore per l’Italia prosegue anche a Parma. Domani lo stadio Tardini torna ad ospitare la nazionale dopo sette anni e c'è voglia di gol e spettacolo. Venduti già 18mila biglietti, botteghini esauriti con a disposizione solo qualche tagliando on line. Insomma, gli azzurri di Mancini piacciono.

Piace Kean, piace Quagliarella, piace il gioco e l'Italia ha l’occasione di ripagare tanta fiducia provando a strapazzare il Liechtenstein, reduce dalla sconfitta casalinga con la Grecia per 2-0 e decisamente anello debole del girone J. Il ct azzurro ci proverà con «tre, quattro cambi rispetto alla sfida con la Finlandia» ma per ora non si sbilancia su chi in campo ci sarà o non ci sarà. Certa l’assenza di Piccini, ritornato per problemi fisici a Valencia. Out anche El Shaarawy, in avanti c'è attesa soprattutto per Kean e, perché no, Quagliarella dal primo minuto.

«Questa squadra inizia a prendere una sua vera identità perché cominciamo ad avere un pò di partite assieme», spiega Roberto Mancini che poi parla di gioco, «il nostro gioco che ci deve accompagnare sino agli europei» anche se «domani sera dobbiamo però essere più aggressivi e fare subito risultato per non rischiare di innervosirci. Il Liechtenstein ha un allenatore di esperienza che conosce bene il calcio, forse si chiuderanno un pò e noi dovremo essere bravi a trovare gli spazi. E poi nulla è scontato: guardate Brasile-Panama che è finita 1-1».

Ma nell’Italia c'è un Kean galvanizzato dalla rete con la Finlandia. «E' cresciuto tantissimo ed ha fatto grandi passi avanti - racconta il suo compagno di squadra Leonardo Bonucci - Ora spero riesca a sopportare tutta la pressione che ha addosso in questo momento. Ha fatto bene a restare con noi alla Juventus. Quando ti alleni con Cristiano Ronaldo e Dybala è ovvio che cresci meglio». E a diciotto anni «si può anche sbagliare qualcosa. Fa parte della crescita. Negli ultimi tempi ha capito come si sta in un gruppo, come si rispettano le regole» conclude Bonucci a cui fa eco Mancini: «Tutti siamo stati giovani ed abbiamo fatto degli errori. Ci siamo esaltati e ci siamo depressi. Come tutti noi anche lui deve crescere».

Altro capitolo Quagliarella che, sottolinea Mancini, «non è un giocatore a gettone. Nella sua carriera ha sempre dimostrato di saper giocare a calcio ed è rientrato perché noi dobbiamo qualificarci ed abbiamo bisogno del capocannoniere del campionato. Merita di stare qua». Titolare? «Vedremo - risponde Mancini - Con la Finlandia ha fatto bene, ha avuto occasioni importanti ma è anche entrato in un momento particolare della partita». Se sarà in campo lo si saprà in solo domani in uno stadio, come detto, tutto esaurito. «Siamo felici, era quello che volevamo: riportare entusiasmo attorno all’Italia - sottolinea Mancini - Tutto questo lo abbiamo fatto con la qualità del nostro gioco. Ma dobbiamo lavorare ancora molto». Magari trasformando per una sera l’Italia del coraggio nell’Italia del gol. «Operiamo per questo» ripete come una mantra il ct azzurro che si gode i dieci gettoni sulla panchina azzurra. «Sono state gare molto belle - conclude - peccato le sconfitte con i campioni del mondo e di Europa ma eravamo ancora in una fase di costruzione. Ma lavorare con i ragazzi è molto stimolante. E diventeremo forti, molto forti quando riusciremo ad avere sempre il solito atteggiamento».

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