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Funerali del carabiniere ucciso, una folla commossa saluta Mario Cerciello Rega - Foto

Un lungo applauso accoglie l’arrivo del feretro. Il vice brigadiere Mario Cerciello Rega torna nella chiesa di Santa Maria del Pozzo dove un mese e mezzo fa sposò Rosa Maria Esilio. La bara avvolta nel tricolore, seguita a piedi anche dalla moglie, entra portata a spalla dai carabinieri nella piazza affollatissima che si ammutolisce e lascia sullo sfondo solo il suono delle campane. Il feretro entra nella chiesa tra gli applausi commossi della gente che affolla ogni angolo. In prima fila i ministri Salvini, Di Maio, Trenta, Costa, il presidente della Camera Roberto Fico e il comandante generale dell’Arma Nistri. Qualcuno tra la folla scandisce a voce alta «Mario», il nome del giovane carabiniere ucciso. E tre squilli di tromba del silenzio fuori ordinanza accompagnano il feretro prima del passaggio lungo la navata principale.

Mario Cerciello Rega «ha servito persino la vita dei criminali, anche di colui che lo ha accoltellato e che, certamente, egli avrebbe voluto difendere dal dramma terribile della droga che disumanizza e rende vittime dei mercanti di morte, soprattutto i giovani». Così nell’omelia l’arcivescovo Santo Marcianò. «I suoi colleghi riferiscono di come incarnasse a perfezione la missione del carabiniere, con competenza e destrezza ma anche con una dedizione e una cura della persona superiori a ogni regolamento scritto; era capace di vegliare una notte intera in ospedale, accanto a una madre vedova e alla figlia, o di provvedere ai pasti e alla dignità dei criminali arrestati. Il suo sorriso ha occupato in questi giorni le prime pagine dei giornali, testimonianza di una non comune capacità di donare amore, amicizia, gioia. Era la sua vita, perciò ha potuto servire la vita fino alla fine, offrendo una lezione indimenticabile che lascia senza parole e ha fermato l’Italia, con una partecipazione di popolo poche volte registrata».

«Quanto è accaduto è ingiusto», e «ci spinge, oggi, a levare un grido che si unisce alla tante e diverse voci che in questi giorni hanno formato un unico coro, testimoniando la straordinarietà dell’uomo e del carabiniere Mario, ma anche chiedendo giustizia e che eventi come questo non accadano più. Basta! Basta piangere servitori dello Stato, figli di una Nazione che sembra aver smarrito quei valori per i quali essi arrivano a immolare la vita», ha aggiunto monsignor Marcianò.

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