Quando i primi soccorritori sono arrivati si sono trovati davanti una scena raccapricciante: cinque cadaveri, uccisi, probabilmente, da un’arma bianca. Fra questi anche due bambini piccolissimi, di due e cinque anni. Un’intera famiglia sterminata senza che si capisca un perché che forse non si capirà mai: Nabil Dhahri, l’uomo che ha compiuto tutto questo, o almeno questa è l’unica ipotesi che gli inquirenti stanno prendendo in considerazione, dopo aver ucciso la ex convivente, Elisa Mulas, i due loro figli e la madre di lei, si è tolto la vita. E’ invece scampata al massacro un’altra bambina, di qualche anno più grande, nata da una precedente relazione della vittima, che si trovava a scuola.
C'è un sopravvissuto. Come riporta il Resto del Carlino, infatti, nell’abitazione era presente anche un anziano ultranovantenne. Si tratta del bisnonno dei due bambini, dunque padre della suocera uccisa. L'anziano si trovava a letto nel corso della strage - che ha visto morire cinque persone compreso l’omicida che si è suicidato - perché in precarie condizioni di salute per una malattia.
Fino alla tarda serata la polizia scientifica era ancora dentro la casa di via Manin, in un quartiere residenziale a poca distanza dal centro storico della città, dove è avvenuta la strage, alla ricerca di indizi e tracce per dare le risposte che i protagonisti non potranno più dare. Sul luogo del massacro anche i carabinieri e la polizia municipale di Sassuolo che hanno transennato l’intera strada per permettere alle indagini di svolgersi. Il fatto, avvenuto nel pomeriggio, ipoteticamente fra le 15 e le 16, ha messo sotto choc la cittadina, capitale del distretto ceramico emiliano: una terra ricca e dove il lavoro non manca. E infatti, almeno stando ai primi elementi raccolti, non ci sarebbe stata una crisi economica alla base del gesto.
A scampare alla mattanza la figlia che la donna aveva avuto da un’altra relazione e che si trovava a scuola. L’allarme infatti è scattato poco dopo le 16, perché nessuno è andato a prendere a scuola la ragazzina. Sono partite le telefonate di controllo e di lì a poco si è scoperta la drammatica realtà. Restano, insomma, poche certezze e molti dubbi che le indagini cercheranno di dissipare, almeno fin dove possibile, dall’esame della scena che i poliziotti della scientifica si sono trovati di fronte e dalle testimonianze che saranno raccolte, sperando di individuare, magari, anche qualche testimone che possa aver assistito, se non al massacro, almeno alle ore che lo hanno preceduto.
Ma ogni ricostruzione più puntuale di quanto avvenuto a Sassuolo, in provincia di Modena, avrà bisogno di tempo e di ulteriori approfondimenti. Fino alla tarda serata, infatti, la polizia scientifica era ancora dentro la casa di via Manin, in un quartiere residenziale a poca distanza dal centro storico della città, dove è avvenuta la strage, alla ricerca di indizi e tracce per dare le risposte che i protagonisti non potranno più dare. Sul luogo del massacro anche i carabinieri e la polizia municipale di Sassuolo che hanno transennato l’intera strada per permettere alle indagini di svolgersi. Alla base di quanto successo, secondo le prime risultanze delle indagini, ci sarebbe una separazione: il rapporto fra i due si era logorato e Nabil sarebbe addirittura arrivato a minacciare la ex compagna di morte, come testimonierebbe una registrazione fatta nei giorni scorsi da Elisa.
Per questo motivo la donna, insieme ai due figli, da circa un mese si era trasferita a casa della madre, nell’appartamento dove è avvenuto il massacro. Una casa che l’uomo, comunque, frequentava, per vedere i bambini. Il fatto, è avvenuto nel pomeriggio, ipoteticamente fra le 15 e le 16. Il personale scolastico dell’istituto frequentato dalla bambina si è allarmato quando nessuno è andata a prenderla a scuola. Sono partite le telefonate alle quali non sono arrivate risposte. E’ per questo che i familiari si sono allarmati, andando in via Manin a cercare di capire perché nessuno rispondeva al telefono. Sempre stando ai primi elementi raccolti, non ci sarebbero, invece, particolari problemi di natura economica alla base del gesto. L’uomo che è ritenuto essere l’autore della strage era ben integrato, viveva da tempo a Sassuolo e lavorava in un supermercato della zona.
La madre dei suoi figli era invece impiegata come donna delle pulizia in città e accudiva i figli. Al momento però sono più i punti interrogativi che le certezze. Non c'è che una scena del crimine di un’efferatezza tale che anche esponenti delle forze dell’ordine di grande esperienza non avevano mai visto. E c'è una dinamica che, almeno stando alle primissime risultanze investigative, appare come l'unica plausibile: l’uomo, con un coltello, si sarebbe avventato sui suoi familiari. Sulla suocera, sulla donna con la quale aveva costruito un progetto di famiglia finito male e sui loro due figli, di cinque e due anni. Poi - è da chiarire se utilizzando o meno la stessa arma del delitto che gli inquirenti stanno cercando di identificare - si è tolto la vita. Restano, insomma, poche certezze e molti dubbi che le indagini cercheranno di dissipare, almeno fin dove possibile, dall’esame della scena che i poliziotti della scientifica si sono trovati di fronte e dalle testimonianze che saranno raccolte, sperando di individuare, magari, anche qualche testimone che possa aver assistito, se non al massacro, almeno alle ore che lo hanno preceduto.
Protezione per la ragazzina sopravvissuta
La Procura dei minorenni di Bologna ha deciso di collocare in protezione la figlia più grande di Elisa Mulas, la 43enne di origine sarda ammazzata ieri a Sassuolo, nel Modenese, assieme ai figli di due e cinque e anni e alla madre dall’ex compagno tunisino Nabil Dhari che poi si è tolto la vita. La bimba, nata da una precedente relazione della donna, ieri si è salvata perchè al momento della strage era a scuola.
Secondo quanto emerso, Elisa aveva avuto una relazione turbolenta anche col padre della figlia più grande da cui veniva minacciata e maltrattata. Fatti che portarono la Procura minorile a chiedere e ottenere la decadenza della potestà genitoriale dell’uomo della ragazzina sopravvissuta, finito a processo per stalking verso Elisa.
Elisa Mulas venne minacciata anche da altro ex
Elisa Mulas, la donna uccisa ieri a Sassuolo dall’ex compagno Nabil Dhari che ha assassinato anche i due figli e la suocera e si è suicidato, in passato era stata minacciata anche da un altro uomo, con cui aveva avuto una relazione e la prima figlia. Lo racconta la Gazzetta di Modena, spiegando che Elisa era stata maltrattata quando era incinta. L’uomo, un marocchino 40enne, venne poi condannato a otto mesi per stalking, poi prescritti. La Corte di appello però ha confermato anni fa la sua perdita della potestà genitoriale sulla figlia, oggi 11enne e che ieri mentre la madre, la nonna e i fratellastri sono stati uccisi era a scuola. La denuncia, scrive il quotidiano, risale al 2010, quando lei aveva deciso di lasciarlo dopo essere rimasta incinta. Quando Elisa lo allontanò, lui avrebbe iniziato a perseguitarla. Tra le altre cose l’avrebbe minacciata di morte: «Ti ucciderò, ti pianto un coltello nella pancia».
«Mi hanno chiamato dalla scuola, nessuno rispondeva. Quando sono arrivato qui sotto c'era una pattuglia, avevo le chiavi. Siamo saliti, ho aperto la porta, ho visto un corpo a terra...» E’ il racconto di Enrico Mulas, fratello della 43enne Elisa. Enrico è stato il primo ad aprire la porta di casa una volta che dalla scuola dove si trovava la figlia primogenita della vittima è partita una chiamata per chiedere chi sarebbe venuto a prenderla. «È stata una ragazza sfortunata, ha incontrato le persone sbagliate. Lei, la mamma e i bimbi ci lasciano un grande vuoto», aggiunge.
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